Figlia, allieva, moglie e madre. A Benedetta Cappa non bastava adagiarsi in uno dei ruoli che la società di inizio Novecento concedeva alle donne. “Voglio fare il pittore”, aveva detto, come raccontato nella biografia romanzata Marinetti amore mio di Simona Weller, “non la pittrice come mia madre, che dipinge solo per se stessa”.
E proprio suo marito Filippo Tommaso Marinetti, l’artista che inventò il Futurismo, fu il primo a vedere in lei qualcosa di più. “Ammiro il genio di Benedetta, mia eguale e non discepola”, disse di lei. Un amore, il loro, folgorante e per la vita: avevano vent’anni di differenza, ma questo non la portò mai ad annullarsi nel rapporto di coppia. Fin da quel primo incontro, avvenuto grazie a un altro grande artista, Giacomo Balla, che era stato suo maestro.
Un giorno, passeggiando per Villa Borghese, aveva incontrato Balla. Lui, col suo cavalletto, stava studiando le rifrazioni della luce fra gli alberi. […] Si misero a parlare e Balla la invitò al suo studio. Lei andò e divenne sua allieva. Poi, mio zio Alberto, sostenitore della causa futurista, qualche tempo dopo le disse: “Se vieni alla mostra di Balla, ti presento Marinetti”. Fu così che conobbe mio padre.
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Benedetta Cappa da giovane
Nata a Roma il 14 agosto del 1897, Benedetta Cappa apparteneva a una famiglia piemontese, che la fece crescere in un ambiente rigido e severo. Sua madre Amalia si dedicava ai figli e alla casa, nonostante le velleità artistiche, mentre suo padre Innocenzo era funzionario del Ministero delle Ferrovie. Diventato poi ufficiale dell’Esercito, morì in ospedale in seguito a un grave esaurimento nervoso. La morte del padre rappresentò un momento chiave per la giovane Benedetta, che segnò per sempre la sua vita di donna e di artista.
Filippo Tommaso Marinetti e Benedetta Cappa
Grazie a suo fratello Arturo, che viveva con la pittrice Rougena Zatkova, Benedetta iniziò a frequentare gli artisti futuristi. Fu così che, dopo il diploma magistrale, decise di dedicarsi alla pittura: per caso conobbe Giacomo Balla, che la prese come sua allieva. Poi il colpo di fulmine per Filippo Tommaso Marinetti, la mente del Futurismo. Lui aveva già più di quarant’anni, mentre lei ne aveva venti, ma la differenza d’età non bastò a fermarli.
Benedetta Cappa e Marinetti
Il volto bello e intenso di Benedetta, che aveva grandi occhi malinconici, nascondeva un carattere forte e fiero, che stregò subito Marinetti. Di lei parlò nei suoi taccuini e nelle sue poesie, oltre a pubblicare sulla rivista Dinamo un’opera futurista che lei aveva tratteggiato per lui, a metà tra il disegno e il componimento poetico. Un anno dopo, nel 1920, i due cominciarono a vivere insieme, per poi sposarsi nel 1923.
Benedetta Cappa e Marinetti
Tra i primi versi dedicati alla compagna di tutta la vita, Marinetti si lasciò andare a una vera e propria dichiarazione d’amore in stile futurista per la sua Beny.
Non dimenticare che l’antica parola
fedeltà
è la più nuova di tutte le parole
in libertà.
Benedetta Cappa Marinetti, "Velocità di motoscafo", 1919-1924
Aderendo completamente al futurismo, Benedetta iniziò a realizzare quadri che firmava semplicemente come Benedetta, perché non voleva presentarsi con un cognome ricevuto da un uomo, che fosse suo padre o suo marito. L’influenza di Balla era forte nelle sue tele, soprattutto dal punto di vista di colori e linee, ma emergeva anche una forte personalità nei temi, in particolar modo nello stile dell’aereopittura. Con Marinetti, invece, inventò un nuovo stile, che chiamò Tattilismo e che, di fatto, era un’evoluzione sensoriale del Futurismo.
Benedetta Cappa, "Visione di porto", 1933
La mia arte, anche se inizia dalla realtà, non è mai verista e si è ben lungi dall’essere in uno sforzo di sintesi, di astrazione, la fantasia.
Benedetta Cappa, "Monte Tabor", 1936
Fu proprio Benedetta, con il suo grande impegno, a portare il Futurismo a una dimensione internazionale, mentre le sue opere ricevevano sempre più consensi in Italia. Partecipò per cinque volte alla Biennale di Venezia e nel 1930 divenne la prima donna artista con un’opera pubblicata nel catalogo ufficiale.
Benedetta Cappa e Marinetti con le figlie
Mentre il suo ruolo di artista futurista cresceva, la stessa cosa accadeva per la famiglia. Diventata madre di tre bambine, Vittoria, Ala e Luce, Benedetta riuscì a conciliare casa e lavoro artistico, sia nella pittura che nella poesia. Non credeva fosse necessario rinunciare a una delle due cose per essere felici.
Alfredo Gauro Ambrosi, "Ritratto di Benedetta Cappa", 1934
Rimasta sola dopo la morte di Marinetti, nel 1944, Benedetta si dedicò alla valorizzazione di tutte le opere e degli artisti futuristi. Morì nel 1977, in seguito a una lunga malattia, dopo aver lavorato per anni “nell’ombra” per favorire le avanguardie artistiche.
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