Nel 2003 Michele Salvemini, in arte Caparezza, irrompeva nel mercato musicale italiano con un brano dal refrain irresistibile, Sono fuori dal tunnel, che tutti avremo cantato e ripetuto ossessivamente almeno un milione di volte.
Peccato che un tunnel, il cantante pugliese, l’abbia attraversato davvero, nel periodo precedente all’uscita del suo penultimo album in studio, Prisoner 709, avvenuta il 15 settembre 2017; Caparezza ha infatti vissuto un momento piuttosto delicato, caratterizzato dal manifestarsi di una malattia che ha interessato proprio il suo apparato uditivo, influenzando in maniera sensibile il suo lavoro.
In contemporanea all’uscita di Prisoner 709 Live, a dieci anni dalla prima edizione, è stato ripubblicato da Rizzoli anche Saghe Mentali, libro che raccoglie tutte le profezie di Caparezza, accompagnato da una nuova prefazione.
Il cantante e rapper, dopo quell’album, e un dvd documentario, Trip709, che contiene le immagini, il cd originale e un cd con le canzoni di Prisoner 709 suonate dal vivo durante il tour, in tre versioni diverse: una standard, che contiene 2cd e il dvd; una deluxe, con 2cd e il dvd più un libro fotografico che ripercorre la storia del live, e una versione speciale con 2cd e il dvd più una special artist edition in collaborazione con Rolling Stone Italia, ha deciso di prendersi una pausa, salvo poi tornare nel 2021 con Exuvia.
Più forte della malattia
Prisoner 709, il penultimo album in studio, arriva dopo il periodo buio vissuto dal cantante nel 2015, quando gli fu diagnosticato l’acufene, un disturbo uditivo costituito da rumori (come fischi, ronzii, fruscii, pulsazioni, ecc.) percepiti come fastidiosi dall’orecchio e in grado di influire sulla qualità della vita del soggetto che ne è affetto.
Mi sembrava di vivere in un disco degli AC/DC
L’ho conosciuto tipo nel 2015
Visto che ancora ci convivo brindo quindi cin
D’allora nei miei timpani ne porto i sibili
Ogni giorno come fossi di ritorno da uno show degli AC/DC
È un estratto della canzone Larsen, dedicata proprio alla malattia.
Mi chiedevo perché stava accadendo tutto questo proprio a me, che di musica vivo. Ho cominciato a fare autoanalisi e da lì a rivedere il mio ruolo di musicista.
Ha detto in un’altra occasione il rapper, parlando della malattia.
Larsen, singolo dedicato alla malattia
Un fotogramma del videoclip di Larsen, canzone che si ispira proprio all’effetto Larsen, il tipico fischio che si sviluppa quando i suoni emessi da un altoparlante ritornano a essere captati con sufficiente “potenza di innesco” da un microfono e da questo rimandato al medesimo altoparlante, in un circuito chiuso.
Mi sono sforzato di essere me stesso. Mi sono ricordato che prendere se possibile le cose nel modo più leggero è la soluzione migliore – ha spiegato Caparezza – Con leggerezza, a volte persino con divertimento, si riescono a raccontare anche le sofferenze, i concetti più pesanti. È questo ho pensato che sia il mio ruolo. La voglia di cantare e di scrivere sempre canzoni pop in fondo è il miglior viatico anche per affrontare una malattia.
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