Chi era Carlo Angela, papà di Piero e nonno di Alberto
Carlo Angela, papà di Piero e nonno di Alberto, riuscì a salvare molti ebrei dalle persecuzioni: ecco come fece.
Carlo Angela, papà di Piero e nonno di Alberto, riuscì a salvare molti ebrei dalle persecuzioni: ecco come fece.
Amare la famiglia Angela alla follia è davvero molto semplice. Piero Angela è da decenni forse il miglior divulgatore scientifico televisivo. È acuto e spiega cose complicatissime in maniera semplice, in modo che tutti possano capire. Nel tempo, anche il figlio Alberto Angela ha percorso le sue orme e non smetteremmo mai di ascoltarlo.
Ma c’è un altro membro della famiglia che deve essere ricordato per le sue gesta: Carlo Angela.
Carlo Angela è stato il padre di Piero – e quindi il nonno di Alberto. È stato uno psichiatra che ha studiato a Parigi con Joseph-Jules-François-Félix Babinski, un contemporaneo di Sigmund Freud. Ha educato Piero e gli altri figli attraverso regole rigorose che li preparassero alle eventualità di una vita frugale. Fu anche un antifascista della prima ora: scriveva su un giornale articoli di fondo contro il fascismo, almeno fino all’omicidio Matteotti.
Poi arrivò la guerra, e con essa la persecuzione degli ebrei. Carlo Angela diresse una clinica psichiatria a San Maurizio Canavese – dove anche Piero visse, in famiglia, per un periodo – dove iniziò a falsificare delle cartelle cliniche per permettere a molti ebrei di sfuggire all’orrore dei campi di concentramento. Uno di questi si chiamava Renzo Segre: la figlia Anna, nel 1995, decise di dare alle stampe il diario del padre, e in questo modo emerse la storia del capostipite degli Angela.
La storia di Carlo non era nota neppure all’interno della famiglia, che da sempre dà prova di grande modestia – a fronte di una cultura sconfinata. Lo stesso Alberto Angela non ne era a conoscenza, come ha rivelato durante un’intervista al programma A noi… A ruota libera su Rai 1.
Credo – ha commentato l’affascinante e coltissimo Alberto – che sia una cosa tipica di chiunque abbia fatto delle gesta come le sue. Non si racconta, è stato fatto e basta perché bisognava farlo.
Anche Piero ha parlato di Carlo Angela in un’intervista alla trasmissione Siamo noi di Tv2000. Ha raccontato di come il padre gli abbia trasmesso l’amore per la scienza e di come, un giorno, tornando da scuola alla clinica, vide tre cadaveri, di tre persone che erano state fucilate. Carlo avrebbe dovuto essere il quarto, ma un degente della clinica, nobiluomo ed ex fascista, conosceva il capo degli squadristi, venuti a compiere una rappresaglia, e salvò la vita allo psichiatra.
In quelle situazioni – ha raccontato Piero, riferendosi al padre – molta gente si è tirata indietro, perché era molto rischioso fare qualunque cosa. Altri no, altri hanno sentito il dovere di reagire. Spesso si dice che nei momenti più difficili si vedono le qualità migliori e peggiori di un uomo. […] Certe cose si fanno e basta, non si esibiscono. […] Mi ha lasciato un’eredità molto forte di esempio nei valori, di essere responsabili, di avere la schiena dritta. Queste cose qui rimangono nella vita. Io credo di aver seguito molto l’esempio di mio padre.
Sfogliamo insieme la gallery per conoscere nel dettaglio la storia di Carlo Angela.
Nel 2001, Carlo Angela è stato nominato Giusto tra le nazioni – un riconoscimento che viene attribuito ai non ebrei che, in maniera disinteressata, abbiano salvato degli ebrei in pericolo. Il suo nome è stato inserito quindi nel Giardino dei giusti di Yad Vashem di Gerusalemme. Nel 2002 è avvenuta una cerimonia per il riconoscimento a San Maurizio Canavese, consegnato dal consigliere dell’ambasciata d’Israele a Roma Tibor Schlosser ai figli di Carlo, Sandra e Piero.
Carlo si affiliò alla massoneria nel 1905 e dopo la Seconda Guerra Mondiale diventò Maestro Venerabile della Loggia Propaganda all’Oriente (in foto il timbro del Supremo Consiglio) di Torino. Nella Loggia Propaganda, a cinque giorni dalla morte, l’8 giugno 1949, si svolse il rito massonico funebre.
È nato il 9 gennaio 1875 e morto il 3 giugno 1949. È stato sposato con Nella, che lo aiutò nella direzione della clinica Villa Turina Amione di San Maurizio Canavese.
È stato presidente dell’ospedale Molinette di Torino. Fu nominato sindaco di San Maurizio Canavese alla fine della Resistenza e poi si presentò alle prime elezioni repubblicane nel Partito d’Azione. In precedenza aveva militato in Giustizia e Libertà.
Prima di aprire la clinica è stato medico condotto a Bognanco. Con l’avvento del fascismo si trasferì a San Maurizio Canavese, dopo aver rinunciato agli incarichi politici. Il resto, la clinica, è storia nota.
Nei primi anni ’20 aderì al socialismo, presentandosi alle elezioni del 1924. Scrisse articoli al vetriolo sul settimanale Tempi Nuovi contro il fascismo e in uno accusò apertamente i fascisti per l’omicidio Matteotti (è l’articolo sulla sinistra).
Dopo la Prima Guerra Mondiale aderì alla Democrazia Sociale. Ma la abbandonò per aderire al socialismo, quando vide che alcuni membri del partito divennero ministri del primo governo Mussolini.
Si è laureato in Medicina nel 1899 all’Università di Torino per poi apprendere neuropsichiatria a Parigi. Durante la Prima Guerra Mondiale fu medico della Croce Rossa all’ospedale territoriale Vittorio Emanuele III di Torino.
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