È possibile provocare il riso senza, però, far ridere se stessi e gli altri? Si tratta della sfida lanciata da LOL – Chi ride è fuori, il game show in sei puntate rilasciato su Prime Video a inizio aprile, e, ancora oggi, fucina di meme, post e battute sui social.

A partecipare all’edizione italiana, ispirata al format giapponese di Hitoshi Matsumoto Documental, dieci professionisti dell’intrattenimento di estrazione comica, e generazionale, differente – dal cabaret alla stand up comedy –, rinchiusi per sei ore consecutive in una “casa-teatro” con l’obiettivo di non ridere alle provocazioni e alle gag degli altri partecipanti, pena l’esclusione.

Una missione condotta egregiamente da una delle concorrenti più stimate e talentuose in gara: Caterina Guzzanti. Chi ha visto il programma, lo sa bene: dal viso inscalfibile e dal temperamento quasi glaciale, non ci sono stati personaggi, frasi o situazioni in grado di smuoverne il riso. Dall’inizio alla fine del gioco, infatti, Guzzanti è riuscita a mantenere il suo aplomb disinteressato e imperturbabile, guadagnandosi, così, il podio.

Un’impresa (quasi) impossibile. A meno che tu non sia una comica brillante e anticonvenzionale. Proprio come Caterina Guzzanti.

L’avventura a LOL e il rapporto con Lillo

Guzzanti e Lillo
Fonte: MoviePlayer

Una reazione “strana”, si potrebbe pensare, dal momento che la risata è una delle componenti imprescindibili di casa Guzzanti. Figlia del giornalista, saggista ed ex senatore Paolo Guzzanti e sorella minore dei celebri comici Sabina e Corrado, Caterina è, infatti, stata immersa, fin da giovanissima, nel “magico mondo” dell’ironia, attingendo dai due fratelli più grandi (e già esperti) segreti e dinamiche della comicità.

Eppure, come ha ammesso lei stessa, niente è capace di provocarle un riso sincero. E come ha dichiarato candidamente nel corso delle interviste fuori onda:

Siccome nulla mi fa ridere, rido per cortesia.

Con un’eccezione: Pasquale “Lillo” Petrolo, altro protagonista indiscusso della prima edizione italiana di LOL. Il suo “Posaman” ha conquistato il pubblico – web e analogico – in modo travolgente e trasversale, ottenendo anche il consenso di quella fascia più giovane di spettatori ai quali era noto, perlopiù, grazie al duo inossidabile con Claudio “Greg” Gregori.

Il legame tra Caterina Guzzanti e Lillo non è solo lavorativo, ma anche affettivo e amicale, e affonda le sue radici in tempi lontani. Come ha precisato Lillo nella video-intervista collettiva condotta da GQ:

Dato che conosco Caterina da una vita (ho addirittura assistito alla sua prima apparizione televisiva: aveva 19 anni, o forse meno) e ci conosciamo molto bene, sapevo che cosa l’avrebbe fatta ridere, e mi sono detto: lei sarà una delle prime che farò cadere. Invece, zero. A dimostrazione del fatto che nessun tipo di strategia funziona, in un gioco del genere.

Tantomeno se si tratta di Caterina Guzzanti, la quale, per avvalorare il rapporto profondo che lega i due comici e la stima reciproca, ha aggiunto che:

Lillo è l’unica persona, oltre ai suoi figli, che fa ridere mia madre: una persona che non ride mai, peggio di me. “Però quel Lillo, quanto mi fa ridere!”, dice sempre. […] Lillo è una delle mie persone preferite al mondo: se mi dovessi chiedere con chi volessi trascorrere un weekend al mare, ti risponderei sicuramente Lillo.

Qual è stata, quindi, la carta vincente di Caterina Guzzanti, che le ha concesso di arrivare in finale senza cedere agli stimoli, più o meno divertenti, degli altri nove concorrenti e di mantenere sempre un approccio stoico e inalterabile? Probabilmente non è solo una, ma una miscellanea di eleganza comica, grande professionalità e reiterati tentativi di “scollamento” dalla realtà circostante.

Un espediente, quest’ultimo, che non si è rivelato, forse, particolarmente funzionale (spoiler: Guzzanti è stata eliminata proprio perché è stata la partecipante che ha provocato meno risate e si è messa meno in gioco), ma che ha dimostrato tutta la verve geniale e anticonformista della comica romana classe 1976.

Lo stesso atteggiamento, tagliente, cinico e satirico, che ha caratterizzato anche i personaggi della sua carriera: dalla parodia di Miss Italia alle follie della bambina posseduta (portate anche a LOL), dalla soubrette moldava Biondic alla “Ragazza Facebook”, fino alla giornalista narcisista di Sky TG24, agli sketch con la militante “inesperta” di CasaPound Vichi e alla caricatura della ex Spice Girls Geri Halliwell.

Mai banale e sempre acuta e incisiva, Caterina Guzzanti ha, dunque, reso la comicità quasi un “esercizio di stile”, intelligentemente in bilico tra irriverenza e sobrietà e scevro di connotazioni slabbrate, aggressive o inopportune.

Guzzanti non sgomita, e non vuole far ridere a tutti i costi. Come ha dimostrato nelle sei puntate di LOL, costellate dei suoi interventi irresistibilmente divertenti e coinvolgenti, l’attrice e comica non vuole “apparire” simpatica, ma lo è, e lo si evince dalla passione con cui interpreta i suoi quadri e dallo studiato distacco mediante il quale si affranca, quasi indifferente, dal resto del parterre di comici.

Senza ricercarne spasmodicamente l’attenzione, bensì facendo in modo di restare sempre in disparte, a elaborare quanto accade intorno a lei e a criticare, quando serve, ciò che è stato portato “in scena”. Con un’immancabile punta di impassibilità e causticità, che non fanno mai male. Soprattutto in ambito comico.

La quota femminile del programma

Guzzanti Follesa Giraud
Fonte: Vanity Fair

Caterina Guzzanti non era l’unica donna del programma. Oltre a Frank Matano, Elio, Pintus, Lillo, Ciro e Fru dei The Jackal e Luca Ravenna, infatti, vi erano anche la stand up comedian Michela Giraud e la comica Katia Follesa.

Tre donne su dieci concorrenti coinvolti: forse un po’ poche, ma non per questo meno talentuose e capaci di ricreare situazioni irriverenti e spiazzanti. Proprio come la collega Guzzanti, infatti, Giraud e Follesa si sono rese fautrici di un’ironia (e un’autoironia) fresca, sagace e tranchant, corroborando l’idea che, se sei donna e vuoi far ridere, non sia necessario ricorrere a eventuali stereotipi di genere e vetuste ghettizzazioni.

Lo si evince dall’entusiasmo con cui si sono prestate al servizio di Vanity Fair pubblicato a inizio maggio, in cui le tre comiche interpretano “La nascita di Venere” di Sandro Botticelli, dipinta nel 1486 e conservata agli Uffizi.

Dialogando di ironia, bellezza e, appunto, stereotipi, Caterina Guzzanti esprime, ancora una volta, l’essenza della sua partecipazione a LOL e della sua professione in generale:

Non ho mai sgomitato in vita mia, e non ho certo cominciato adesso a farlo. Però ammetto che per me non c’è nulla di più serio del gioco. Entro in una modalità di accanimento totale. Credo si sia visto…

E per quanto concerne il binomio donna-comicità e il pregiudizio in base al quale, se sei bella, non si può far ridere, anche in questo caso la risposta di Guzzanti delinea la lucidità di una vera e propria outsider, consapevole e determinata a svolgere al meglio la propria professione, senza remore:

Sarebbe come un po’ chiedersi: ma un meccanico bono può riuscire veramente ad aggiustarti la macchina? Il problema, in realtà, andrebbe ribaltato: è in grado, il pubblico medio, di stare ad ascoltare una donna, anche se bella, senza soffermarsi troppo sul fatto che sia bella? Io credo di sì, che ce la possa fare.

Chapeau.

La carriera di Caterina Guzzanti è ricca di successi. Ecco le tappe principali della sua professione di attrice e comica.

Caterina Guzzanti, la comica geniale che non ride mai
RaiPlay
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