Chili di troppo, peli, macchie cutanee, magrezza eccessiva. Ci sono delle cose che la società non accetta e che sono stravaganti rispetto ai canoni della bellezza. Ma dobbiamo essere per forza tutte perfette? Parla di questo la mostra Come As You Are – sì, come nella celeberrima canzone dei Nirvana – realizzato dalle 23 artiste del collettivo Girls e curata da Laetitia Duveau. Naturalmente non si tratta dell’apologia di modelli poco salutari – ricordiamo che l’obesità è una malattia e va curata per esempio, così come la magrezza indotta da un disturbo alimentare – ma di auto-accettazione delle donne, dell’evitare di rincorrere modelli irraggiungibili, come le modelle sulle copertine patinate. Se ne parla in un articolo di Vice che riporta le dichiarazioni della curatrice.
Ci insegnano da quando siamo piccole a competere – dice Duveau su Come As You Are – e se non puoi competere resti indietro. Quindi inizia la spirale discendente, in cui pensi di non essere buona abbastanza, di non sembrare buona abbastanza. Voglio sfidare questo. Così ho deciso di curare una mostra che dà voce a un’ampia schiera di artiste con differenti istanze intorno all’immagine del proprio corpo e storie differenti che trattano sul modo in cui queste istanze vengono risolte.
Fuori dagli standard estetici
Camila Fontenele, Brasile:
Il mio lavoro parla delle donne che sono fuori dagli standard estetici imposti dalla società. Le vere donne, che si portano dietro l’esperienza sul proprio corpo.
Combattere ciò che si è?
Yukari Shinomiya, Giappone:
Mia nonna dice sempre: Perché sono così vecchia? Mi piacerebbe essere più giovane. Mi ricorda delle ragazzine che dicono a loro stesse di essere più magre o più carine. Mia nonna ha lo spirito di una ragazzina. I suoi capelli bianchi e le rughe sono bellissimi per me.
Aspettative
Sarah Wu, Stati Uniti:
C’è sempre una nuova aspettativa da raggiungere prima che la mente diventi insoddisfatta e fissata su un altro difetto, e il ciclo autodistruttivo dei pensieri ossessivi continua.
Autoconsapevolezza
The Womanhood Project, Canada:
Attraverso una serie di interviste e ritratti, le donne si aprono sulla propria realtà e parlano di argomenti come identità di genere, maternità, molestie, salute mentale, aborto, stupro, mestruazioni, peli superflui e molto altro. Dipingendo chi siano realmente nel modo più personale e naturale possibile. Queste donne compiono un viaggio di auto-scoperta.
Diversità
Marie Charlotte Nouza, Francia:
Mi piace rappresentare la diversità dei corpi e della bellezza. Specialmente dei corpi che non vediamo tutti i giorni nei media. Qui c’è il ritratto di Aaron. Lei è una giovane modella, è una trans nera con una disabilità e sta combattendo per più diversità nell’industria della moda.
No alle donne oggetto
Camilla Storgaard, Germania:
Le donne vengono dipinte in molti modi oggettificanti. Nel mio lavoro ho sfidato l’oggettificazione dei nudi femminili nella fotografia. Questi nudi esprimono individualità, personalità, potere, sensibilità.
Nudità
Federica, Marocco-Italia:
Per la prima volta ho fatto l’esperienza di sentirmi a disagio con me stessa nuda e poi ho realizzato che la bellezza è dentro.
Identità di genere
Ashanti Maluleke, Sud Africa:
Amare me stessa come donna è stata una parte del mio viaggio nell’accettazione della mia identità sessuale. Come posso rompere le catene della femminilità e dell’obbedienza mentre celebro aspetti di me stessa che mi rendono differente?
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