La religione induista prevede delle caste, ceti sociali che, secondo questo credo, sono stati creati dal dio Brahmā sottraendosi varie parti del corpo; all’esterno di questa gerarchia sociale, definita savarna, che comprende quattro gruppi, vi è poi il gruppo degli avarna, i cosiddetti fuori casta, che include i dalit, o “intoccabili”, il cui nome è originato dalla polvere che copriva i loro piedi.

Per il riscatto sociale dei dalit lottò nientemeno che Gandhi, che ottenne la parità di fronte alla legge e il diritto a entrare nei templi come tutti gli induisti.

Perché facciamo questa premessa sui fuori casta? Perché, pur essendo alle soglie del 2020, il sistema delle caste per gli induisti è tutt’altro che superato, ma questo non sarebbe certamente un problema in termini di cultura religiosa; c’è però da dire che una divisione sociale di questo genere ha influenze e conseguenze importanti sulle persone che appartengono ai vari ceti, soprattutto, ça va sans dire, proprio sui dalit, che naturalmente sono i più soggetti a discriminazione ed emarginazione.

Inutile dire che, in un clima dove miseria estrema, risorse insufficienti e una buona dose di ignoranza la fanno da padrone, permangano retaggi ormai superati e usi che non aiutano certo a uscire da questo tipo di contesto; non è un caso, quindi, se proprio fra i dalit è ancora altissima la percentuale di bambine che vengono date in sposa dalle famiglie. Ne abbiamo parlato con Lino – Swapon Kumar Das, fondatore dell’Associazione Dalit, che assieme a COE – un’associazione di volontari laici cristiani impegnati in Italia e all’estero fondata da Don Francesco Pedretti nel 1959 a Milano – ha dato vita al progetto Game Over, per raccontare la vita delle spose bambine dalit nel Bangladesh.

I dati internazionali sui matrimoni che hanno per protagoniste bambine e ragazze ben al di sotto delle soglie anagrafiche previste per legge parlano, per fortuna, di un decremento fortissimo del tasso, eppure Lino ci racconta una realtà ben diversa tra le bambine dalit.

Se i dati Unicef parlano di un 52% di matrimoni con spose bambine in Bangladesh – ci spiega – tra le dalit questa percentuale arriva al 95%. Questo è il numero di ragazze che si sposa ben sotto i 18 anni. Molte bambine diventano spose tra gli 8 e i 13 anni.

Nonostante l’attuale legge in vigore, che stabilisce infatti il limite per sposarsi a 18 anni per le donne e a 21 per gli uomini, il Bangladesh rimane tra i Paesi che registrano la più alta percentuale di matrimoni precoci; figuriamoci quindi cosa accade tra i fuori casta, dove, continua Lino

I genitori della futura sposa cercano di aggirare la legge, cercando la connivenza del sindaco che ‘chiude un occhio’ e arriva persino a cambiare la data di nascita della bambina per acconsentire al matrimonio.

I motivi per cui le famiglie accettano di far sposare le proprie figlie, anche molto piccole, spesso con uomini decisamente più grandi di loro sono chiaramente legati alla povertà: una figlia rappresenta una “spesa” per i genitori, soprattutto perché, più si rimanda il momento delle nozze, spiega Lino, più alta dovrà essere la dote da racimolare. Senza contare che la donna viene generalmente tenuta in ben poca considerazione per quanto riguarda istruzione e lavoro.

Ma ci sono anche motivi culturali e sociali legati al fenomeno: la paura che una figlia femmina possa essere stuprata e quindi perdere la verginità, requisito indispensabile per essere considerate “appetibili” da un ipotetico marito, o che possa avere una vita amorosa indipendente, spinge padri e madri a scegliere per lei, spesso quando ancora è in tenera età.

L’associazione Dalit da oltre 20 anni cerca di fornire a queste ragazze la formazione scolastica e professionale per emanciparle e diminuire la percentuale di matrimoni precoci.

Noi come associazione cerchiamo di curare queste bambine. Le portiamo alla maturità, le facciamo studiare. Abbiamo ragazze che sono diventate avvocate, infermiere, ingegneri; cerchiamo di trovare loro un’occupazione, dato che le dalit non possono lavorare.

La strada, ovviamente, è ancora lunga, e il progetto Game Over nasce proprio allo scopo di sensibilizzare le persone sull’argomento, cercando di raccogliere fondi affinché sempre più bambine vengano salvate da un destino che, ovviamente, mette a repentaglio la loro vita. Pensiamo ad esempio alle gravidanze precoci cui possono andare incontro dopo il matrimonio, ma anche ai pericoli stessi cui vengono esposte per i rapporti sessuali. Il Governo, ci dice ancora Lino, comincia adesso a prendere reale coscienza del problema, che per anni è rimasto sommerso, dato che ovviamente non c’è nessun rappresentante dalit in Parlamento.

Le stesse foto del progetto, realizzate da Sara Munari, testimoniano una realtà che è tutt’altro che in decadenza. Sara ha realizzato questo reportage fotografico nel 2014, visitando 11 villaggi nei distretti di Khulna, Jessore e Satkhira, e ritraendo 45 persone.

In gallery abbiamo raccolto alcune di queste immagini, e riportato ciò che ci ha detto Sara. Sono foto che scuotono davvero nel profondo, se pensiamo che tra queste mamme e i loro bambini ci sono pochissimi anni di differenza.

Se volete aiutare COE, a questo link ci sono tutte le modalità per farlo; c’è anche la possibilità di ospitare la mostra di Sara, un progetto itinerante volto proprio a sensibilizzare su un tema tanto importante quanto, troppo spesso, sottovalutato.

Il dramma delle bambine "dalit", le fuori casta che diventano spose a 8 anni
Fonte: Sara Munari
Foto 1 di 12
Ingrandisci
  • Le interviste di RDD