Edda Ciano, che si innamorò di un partigiano e che la Petacci voleva morta
La storia della primogenita di Mussolini: dall'infanzia burrascosa all'epilogo tragico di suo marito, giustiziato nonostante le suppliche di lei
La storia della primogenita di Mussolini: dall'infanzia burrascosa all'epilogo tragico di suo marito, giustiziato nonostante le suppliche di lei
Era la primogenita di Benito Mussolini e la moglie dell’enfant prodige del fascismo, il conte Galeazzo Ciano. Nata nel 1910 e mai riconosciuta ufficialmente dal padre, per motivi politici, Edda Ciano attraversò uno dei momenti più drammatici della storia italiana. Lo fece da protagonista, tanto da essere definita l’eminenza grigia del regime, ma soprattutto da emblema vivente delle tante contraddizioni del regime.
Corteggiatissima prima delle nozze, quando comunicò al padre la notizia del suo fidanzamento, lui si mise a correre per la casa in preda alla gioia. Era la fine di un lungo periodo passato a proporre possibili futuri mariti alla figlia, che puntualmente venivano rifiutati.
Moderna, ribelle e intraprendente, in famiglia la chiamavano la cavallina matta, come raccontato nella trasmissione Passato e Presente. In Italia fu tra le prime donne a guidare, a fumare e a indossare i pantaloni e il bikini: idolatrata dalle riviste di moda, che la consideravano un’icona di stile, aveva anche una forte personalità politica.
Il matrimonio con Ciano, nel 1930, la proiettò ai piani più alti della società e la spinse a mettersi in luce. Era fascista, anzi, fascistissima, e filo-nazista, mentre il marito non vedeva di buon occhio i tedeschi. La sua diffidenza gli costò cara, tanto da portare alla fucilazione per alto tradimento, nel 1944.
Edda Ciano provò a salvare il marito, nonostante il loro matrimonio fosse funestato dalle continue scappatelle di entrambi. Era il padre dei suoi tre figli e per questo chiese al duce di graziarlo. Lui non fece nulla per salvarlo: il genero non era mai piaciuto né alla moglie Rachele Guidi, né all’amante, Claretta Petacci.
Proprio Claretta Petacci aveva confidato i suoi pensieri nei diari e scritto lunghe lettere a Mussolini per lamentarsi di Galeazzo ed Edda, che lei considerava serpi in seno.
Ben, ti mando un buongiorno, con una tenerezza speciale, sento tutta la pena, la tua ansia nel seguire questo processo che vaglia i traditori. Io ti comprendo ma devi essere forte. Il destino dei grandi è forse quello di essere traditi. È triste. […] Oggi è il sangue e solo il sangue che può lavare l’onta. Oggi è la forza, e solo la tua forza, dura, violenta, crudele che potrà seppellire la vergogna. Non si può né si deve dimenticare che uno dei primi responsabili della tua tragedia […] è stato Ciano uno dei maggiori istigatori – vile sudicio interessato e falso. E così non devi né puoi dimenticare che la sua degna compagna, per certo tua figlia, è stata degna compagna delle trame di suo marito.
E proseguiva poi con una critica ancora più dura verso Edda Ciano, che secondo lei meritava la stessa punizione del marito.
Come ha dimenticato di essere una Mussolini mentre si affilavano le armi contro il suo stesso padre così non può vantare oggi legami di sangue. È facile fare la figlia ravveduta o pentita. Quando si è tradito una volta il proprio sangue, si può tradirlo anche due. E se adesso che suo marito è alle soglie della meritata punizione, lei se ne frega e viene da te, fedele figlia devota e pentita, è indegna, così come sarebbe indegna nel chiederti pietà per lui.
Rimasta vedova, dopo la fine della guerra Edda Ciano fu spedita in confino per un anno a Lipari. E proprio in quel periodo si vocifera che abbia avuto una storia con un ex partigiano, capo del PCI locale, chiamato Leonida Bongiorno.
La liaison pericolosa e impossibile, raccontata da Marcello Sorgi in Edda Ciano e il comunista, si concluse nell’estate del 1946, con l’abbandono dell’isola della donna. “Mio carissimo e unico comunista”, scrisse a Leonida prima dell’addio, “vi amo assai”.
Edda Mussolini nasce a Forlì il 1° settembre del 1910, prima figlia di Benito Mussolini e Rachele Guidi. Viene registrata come N. N. perché i genitori non sono sposati: a quel tempo il Duce attraversava ancora la sua fase anarco-socialista e rifiutava quindi il matrimonio come istituzione.
Figlia prediletta del Duce, Edda ha però un carattere difficile e ribelle, che la porta a scontrarsi ripetutamente con la madre. Per tentare di “domarla”, i genitori la mandano in un collegio di suore, ma non dura molto. Cresce a Milano: è una ragazza vivace e libera, con un comportamento da maschiaccio.
Edda ha tanti pretendenti: nel 1926 i giornali danno la notizia del fidanzamento con Umberto ll di Savoia, ma Edda Mussolini gli preferisce un altro nobile. Il 24 aprile 1930 sposa infatti il conte Galeazzo Ciano, con cui poi parte per Shanghai, dove lui è console. Da quel momento Mussolini considera il genero come un suo delfino, una pedina importante della sua scalata politica.
In Cina, Edda si mostra intraprendente e allaccia legami importanti per favorire lo scambio commerciale tra l’Italia e l’Oriente. La coppia rientra solo nel 1932 e poco dopo Ciano viene nominato Ministro degli Esteri. Intanto, Edda è già diventata madre di Fabrizio, nato nel 1932 durante il periodo cinese. Nel 1937 nasce Raimonda e nel 1939 il terzogenito Marzio.
Mentre il marito è perennemente fuori per gli impegni istituzionali, Edda diventa la regina del jet set romano e un’icona di stile. Vive con i figli, educati con rigidità militaresca, in una grande casa ai Parioli.
Quando scoppia la guerra, Edda Ciano parte per l’Albania come crocerossina. La nave-ospedale sulla quale viaggia viene però affondata dagli inglesi a Valona. Edda si salva nuotando in mare e prosegue il suo impegno, ricevendo la Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Nel luglio del 1943, Galeazzo Ciano vota contro Mussolini, che viene sfiduciato e arrestato. Edda prova a trattare con i tedeschi per scappare in Spagna, ma tutta la sua famiglia viene portata in Germania e tenuta prigioniera. Liberato il Duce e costituita la Repubblica di Salò, Ciano viene riportato in Italia e arrestato. Edda tenta di salvare la vita al marito, che viene comunque giustiziato l’11 gennaio del 1944.
Edda si rifugia in Svizzera con i figli, senza avere grandi mezzi per sostenersi. Dopo la morte di suo padre, viene estradata in Italia e condannata al confino a Lipari. Sconta un anno solo di pena e poi lascia l’isola, iniziando un percorso per ottenere il patrimonio di famiglia. Muore a Roma il 9 aprile 1995.
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