Sofia Corradi, 82 anni, fino al 2004 Professore di Educazione Permanente all’Università Roma Tre, è la persona a cui circa quattro milioni di studenti devono dire grazie: è lei che, per prima, nel 1969 ha ipotizzato nero su bianco un programma di mobilità tra università. Battendosi nei 18 anni successivi, affinché quest’utopia si realizzasse.
Per essersi impegnata assiduamente per lunghi anni per convincere i rettori delle università europee ad inserire gli scambi universitari nei programmi di studi è stata soprannominata Mamma Erasmus, creando quel programma che ha completamente rivoluzionato la vita dei giovani e contribuendo alla costruzione europea.
Intervistata dal magazine online TPI ha ricordato come e perché nacque in lei l’idea di dar vita ad un progetto di interscambio.
Dopo gli studi in giurisprudenza vinsi una borsa di studio Fulbright, finanziata con la vendita all’asta dei residuati bellici della II Guerra Mondiale, che mi diede la possibilità di passare un anno alla Columbia University di New York, conseguendo un Master in diritto comparato. Rientrata a Roma mi sono presentata alla segreteria dell’ateneo per farmi convalidare gli esami: lì mi hanno guardata con disprezzo, dileggiandomi davanti a tutti. In quel momento è nata l’idea dell’Erasmus.
La conseguente riflessione sul problema e la consapevolezza di quanto profondamente e positivamente il privilegio di un periodo di vita e studio all’estero hanno inciso su di lei, la portano al convincimento che tale opportunità debba venire estesa alla generalità degli studenti. Quella dell’Erasmus è stata un’idea che solo nel 1987 è arrivata a realizzarsi.
Dopo un’interminabile sequela di riunioni, discussioni, incontri, barriere burocratiche. L’approvazione definitiva, con la ratifica del Consiglio dei Ministri nel giugno 1987. In quello stesso anno, 3.000 studenti hanno potuto migliorare la loro formazione in un’altra università europea.
Quando illustravo la mia idea in tanti mi chiedevano a cosa serviva mandare gli studenti in Germania a inseguire le ragazze bionde. Io spiegavo che in Italia potevano inseguire le brune, ma non era quello il problema: se uno non aveva voglia di studiare non avrebbe dato esami comunque. Quello che contava è che gli esami passati all’estero fossero ritenuti validi in Italia. Studiare all’estero mi ha cambiato la vita ed è quello che ancora oggi racconto agli studenti nei tanti incontri che faccio.
Dal 2014, nell’ambito degli obiettivi di sviluppo dell’Ue per il 2020, il programma Erasmus è stato rivisto e potenziato. Sostanzialmente sono tre le principali novità: l’accorpamento dei vari tipi di mobilità europea, la possibilità di ripetere il soggiorno all’estero e una diversa ripartizione del finanziamento che arriva nelle tasche degli studenti.
Nel primo caso si tratta dell’accorpamento dei vari tipi di mobilità in un unico programma senza alcuna divisione fra studenti (Erasmus, Erasmus Mundus, Erasmus Placement) e staff universitario (progetto Leonardo). Inoltre, ora si potrà rimanere fra i banchi delle università europee non solo per i classici sei/nove mesi, ma per un massimo di 24 mesi per i due cicli (triennale e magistrale) di laurea.
Infine, per far fronte alle spese del viaggio e della permanenza all’estero, l’Unione Europea ha pensato di correggere il sistema del sostegno economico: abbandonato il rimborso forfettario uguale per tutti, a cui si sommavano le diverse integrazioni nazionali e regionali, è stato adottato un sistema che divide i Paesi europei in tre fasce a seconda del costo della vita con l’Italia inserita nella fascia più costosa. Infatti, le statistiche dimostrano quanto nel corso degli anni l’Europa investa sempre più nel progetto Erasmus.
Nella gallery i dati ufficiali dell’ultimo periodo del progetto Erasmus, che da quando è nato ha già dato alla luce un milione di bambini, nati da amori scoppiati proprio durante lo scambio all’estero.
Studenti volati all'estero
Quasi 38mila studenti volati all’estero (1.500 in più rispetto all’anno precedente) e 26mila ospitati in Italia, con l’Alma Mater di Bologna in testa alla classifica Ue degli atenei più internazionali. Sono i numeri del programma Erasmus + per il 2017/2018 diffusi dall’agenzia Indire, dati che mostrano una sempre maggiore partecipazione degli studenti italiani alla mobilità per motivi di studio.
Stime in crescita
Secondo le stime, il numero degli studenti italiani che parteciperà al programma Erasmus crescerà anche nel 2019, quando l’Italia avrà a disposizione un budget per le borse Erasmus superiore a 76 milioni di euro.
Durata Erasmus
La permanenza media degli studenti all’estero è di sei mesi. Tre mesi la durata media dei tirocini.
Identikit del giovane in Erasmus
Secondo il ritratto tracciato da Indire, lo studente Erasmus ha un’età media di 23 anni, che diventano 25 per un tirocinante. Nel 59% dei casi è una studentessa, valore che sale al 63% quando lo scopo della mobilità è uno stage in azienda. Spagna, Francia, Germania, Regno Unito e Portogallo sono i paesi con i quali si effettuano più scambi per studio, con una permanenza media di 6 mesi, mentre chi fa tirocini resta mediamente 3 mesi e mezzo. Per quanto riguarda gli studenti in arrivo, i principali paesi di provenienza sono Spagna, Francia, Germania, Polonia e Turchia.
Mobilità europea
Nel 2017/2018 sono 37.601 gli studenti partiti in Erasmus dagli atenei italiani , un numero in crescita che mette l’Italia tra i quattro principali paesi Ue per numero di giovani in partenza, dopo Spagna, Germania e Francia. Per il 2018/2019 è cresciuta del 10% la richiesta di borse per studio e tirocinio da parte degli atenei, con un budget a disposizione per l’Italia pari a 76.017.802 euro.
In aumento anche gli scambi extra Ue
Secondo i dati nel 2018/2019 crescerà anche la mobilità extra europea, con l’introduzione del tirocinio in Erasmus e l’incremento della borsa che sale a 700 euro mensili per gli studenti in partenza e 850 euro mensili per gli stranieri in entrata. Inoltre, sottolinea Indire, il budget assegnato all’Italia è stato incrementato del 15%, raggiungendo quota 15.788.454 euro. Sono stati finanziati 65 istituti di istruzione superiore (contro i 49 nel 2017), che attiveranno complessivamente 3.804 mobilità tra studenti e staff (+12%), di cui 2.405 in entrata e 1.399 in uscita. I paesi con i quali si realizzerà il maggior numero di scambi sono quelli del Sud Mediterraneo, Balcani Occidentali, Partenariato Orientale, Asia e Federazione Russa.
Primato europeo per l’Alma Mater
Al primo posto della classifica Ue dei migliori 10 atenei per studenti Erasmus in partenza c’è l’Alma Mater Studiorum di Bologna con 2.787 studenti, al quarto posto l’università di Padova (1.866 studenti), al quinto Sapienza Università di Roma (1.782) e al sesto l’Università di Torino (1.412).
Accoglienza
Nell’ambito dell’accoglienza, 3.823 giovani europei hanno studiato in un istituto italiano, ben il 20% degli studenti che sceglie l’Italia per un Erasmus. Con 1.970 studenti in arrivo Alma Mater conquista il primato nella top ten Ue anche per quanto riguarda l’accoglienza, seguita dagli atenei di Valencia, Lisbona, Granada e Madrid.
Formazione artistica e musicale
Cresce la partecipazione degli istituti di Alta formazione artistica e musicale, Afam, ovvero accademie e conservatori, con oltre 1.000 partenze nel 2016/2017 (+8%) e 800 studenti accolti. Afam più attivi anche nella mobilità extra Ue, con 9 istituti vincitori del bando Erasmus + per il 2018/2019.
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