Faye Dunaway e la possibilità di sbagliare

Nata il 14 gennaio 1941 a Bascom, Florida, Dorothy Faye Dunaway ha origini scozzesi, irlandesi, inglesi e tedesche. Sua madre era una casalinga, mentre suo padre era un ufficiale dell’esercito americano: la famiglia si spostò continuamente durate l’infanzia dell’attrice, non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti. Fin da giovanissima studiò danza, pianoforte e canto, per poi laurearsi in drammaturgia alla Boston University. Fu proprio durante gli studi che venne notata e segnalata al grande regista Elia Kazan, che stava cercando una giovane attrice per uno spettacolo. Fu così che, appena laureata, si trovò subito sui palcoscenici di Broadway.

Dopo Broadway, arrivò il cinema: Faye Dunaway debuttò nel 1967 in E venne la notte di Otto Preminger e nello stesso anno fu scelta da Arthur Penn per il film Gangster Story, ispirato alla storia di Bonnie e Clyde, con Warren Beatty e Gene Hackman. Per la sua interpretazione di Bonnie ricevette una nomination all’Oscar come migliore attrice protagonista e diventò una delle attrici più richieste di un nuovo periodo d’oro per Hollywood, quello a cavallo tra Anni Sessanta e Settanta. E pensare che, all’uscita, il film era stato stroncato dalla critica perché troppo violento: grazie al successo di pubblico, il film venne nuovamente distribuito e rivalutato.

Quello di Bonnie era il ruolo giusto e interpretava anche la nuova vita di Faye Dunaway: una ragazza ambiziosa, che desiderava dimenticare il passato e sbocciare. Se nella finzione si trattava di una giovane ingenua diventata criminale, l’attrice voleva lasciare alla spalle l’infanzia con un padre alcolizzato, come da lei raccontato nella biografia Looking for Gatsby. E per calarsi nei panni della gangster non esitò a perdere oltre dieci chili.

Dopo il grande successo di Gangster Story ne arrivò un altro l’anno dopo per Il caso Thomas Crown, che la lanciò come icona di stile grazie a un impressionante numero di cambi d’abito. Poi, però, le cose cambiarono: per Faye Dunaway le cose diventarono meno facili e i suoi film seguenti (sebbene scelti accuratamente) fecero flop al botteghino. Fece eccezione Chinatown, del 1974, in cui recitò accanto a Jack Nicholson, in un ruolo che lei stessa ha spesso raccontato essere stato il suo preferito. Nel film era Evelyn, una femme fatale che nascondeva un segreto, avvolta in meravigliosi costumi Anni Trenta.

Negli Anni Settanta Faye Dunaway volò anche in Italia per girare il film Amanti di Vittorio de Sica. Sul set conobbe Marcello Mastroianni e fu subito colpo di fulmine. Un amore lungo tre anni, che per l’attrice rappresentava un’eccezione: nella sua biografia ha infatti raccontato di aver sempre voluto tenere separata la vita sul set e quella privata. Tranne che con Marcello… L’allora moglie di Mastroianni Flora Carabella, intervistata anni fa da Repubblica, ricordò così quel periodo:

La conobbi quando andai a trovare Marcello sul set di L’amante: una tipica americana, un po’ sofisticata, che girava con un foulard in testa. Tra lei e Marcello era una cosa piuttosto seria, ma lui continuava ad abitare in casa. Credo che il nostro attaccamento sia stato un problema grande per le donne che l’hanno amato. Quando la loro storia finì, Marcello mi telefonò a Madrid e mi disse: ‘Faye mi ha lasciato’. Aveva bisogno di me e ritornai a Roma.

Faye Dunaway si è sposata due volte: prima dal 1974 al 1979 con Peter Wolf e poi dal 1983 al 1987 con Terry O’Neil, con cui ha avuto il figlio Liam, oggi produttore. Poi solo flirt e liaison, mai del tutto confermati.

Nel 1976, con Quinto potere di Sidney Lumet, Faye Dunaway torna a brillare nei panni di Diana Christensen, una responsabile della programmazione televisiva disposta a sacrificare qualunque cosa per gli ascolti. Vince l’Oscar ed entra nella storia per interpretato meravigliosamente un ruolo profondamente cinico e ancora oggi realistico.

Faye Dunaway ha anche ricevuto due volte il Razzie Award come peggiore attrice: uno nell’anno 1981 per la sua interpretazione di Joan Crawford in Mammina cara e uno nel 1993 per Maledetta ambizione. In una carriera lunga e di successo come la sua, anche gli incidenti di percorso assumono una loro importanza. In particolare, Mammina cara rischiò di costarle tutta la carriera, nonostante un’interpretazione che a dire il vero venne lodata dai critici.

Oscar 2017, Faye Dunaway e Warren Beatty tornano insieme dopo cinquant’anni da Gangster Story per presentare il premio per il miglior film. Quello che avrebbe dovuto essere un momento indimenticabile, per ricordare il successo di entrambi, si trasformò però in una terribile gaffe. I due hanno annunciato la vittoria del film sbagliato, La La Land invece di Moonlight, e si sono guadagnati un posto d’onore nelle peggiori figuracce accadute agli Oscar.

Nel 2018 Faye Dunaway è tornata alla ribalta con un ruolo che le è sempre stato congeniale, ovvero quello dell’icona di stile. L’attrice ha infatti partecipato a un corto per Gucci, in cui interpretava proprio se stessa. Ovviamente in una veste elegantissima, a cui lei ama alternare l’amata tuta da ginnastica.