Come continua il sogno di Antonio Megalizzi, morto nell'attentato di Strasburgo
È stata inaugurata la Fondazione Antonio Megalizzi, giovane giornalista e speaker radiofonico vittima dell'attentato a Strasburgo dell'11 dicembre 2018.
È stata inaugurata la Fondazione Antonio Megalizzi, giovane giornalista e speaker radiofonico vittima dell'attentato a Strasburgo dell'11 dicembre 2018.
La vita di Antonio Megalizzi si è spenta a soli 29 anni, dopo tre giorni di coma irreversibile, per colpa di un proiettile che lo ha raggiunto alla base del cranio. A fare fuoco, il francese di origini algerine Cherif Chekatt, unico autore di quell’attentato ai mercatini di Natale di Strasburgo che fece in totale cinque vittime. Era l’11 dicembre 2018.
Con la morte di Antonio è cambiata per sempre la vita di molte persone. Papà Domenico e mamma Annamaria hanno perso un figlio, Federica ha perso un fratello, Luana ha perso il suo compagno di vita. Tanti hanno dovuto rinunciare al sorriso di un amico a cui volevano bene, all’entusiasmo di un collega con cui lavoravano con piacere.
In questi mesi difficili tutte queste persone si sono impegnate per far nascere qualcosa di buono dal loro immenso dolore, dall’incolmabile vuoto che come un abisso avrebbe potuto inghiottirle. Dopo tanto lavoro è infatti nata la Fondazione Antonio Megalizzi.
Antonio era un giornalista radiofonico appassionato e curioso, un ragazzo gentile, ironico, perspicace ed educato. Credeva nel valore della verità, nell’importanza delle parole, nella valenza dell’informazione e della formazione. Il suo sogno era un’Europa giusta, libera e unita nella diversità, come si legge sulla stele inaugurata ieri presso l’Università di Trento.
E in questo quadro si inserisce anche la Fondazione che porta il suo nome, inaugurata stamane nella stessa città. L’obiettivo è far sì che Antonio non venga ricordato solo come la 44sima vittima italiana del terrorismo dal 2003 a oggi, ma che nel suo nome possano essere portati avanti progetti concreti che rispecchino le sue idee e i suoi valori.
La Fondazione ha lo scopo di promuovere, coordinare, organizzare e supportare le iniziative e le manifestazioni che portano avanti il sogno europeo di Antonio Megalizzi, che tanto si era impegnato per colmare le carenze informative sulle tematiche europee, per smontare le fake news che avvelenano il dibattito pubblico e avvicinare l’Unione europea ai giovani soprattutto. Lo faceva scrivendo, lo faceva con i suoi format radiofonici, lo faceva con le sue interviste in diretta dal Parlamento Europeo di Strasburgo. Per questo era lì, l’11 dicembre 2018.
La Fondazione intende tutelare la memoria di Antonio e garantire che ogni iniziativa porti avanti i suoi valori, coinvolgendo scuole, università e luoghi della società civile. Tra gli obiettivi: favorire la promozione di una cultura della legalità, del rispetto della persona, della convivenza civile, nel rifiuto di ogni forma di violenza e in nome dei principi di cooperazione e solidarietà.
Presidente della Fondazione è Luana Moresco, la compagna di Antonio, presente alla cerimonia di inaugurazione. Con lei anche la famiglia del giovane giornalista, diversi partner istituzionali, associazioni che operano nel mondo del giornalismo e dell’informazione (tra cui RadUni – Associazione operatori radiofonici universitari), esponenti politici.
Il sindaco di Trento Alessandro Andreatta ha detto:
Antonio è diventato un simbolo. La sua vita è stata eloquente ed eloquente è stata la sua morte. Il suo impegno in vita e la sua tragica morte ci hanno spinti a realizzare i suoi sogni. A questo servirà la Fondazione: a tradurre le sue idee, a portare avanti le sue battaglie per l’Europa e l’informazione. Per continuare a sognare con lui.
Toccanti anche le parole dell’europarlamentare Antonio Tajani:
Il seme gettato dal sacrificio di Antonio è un seme d’amore. Guai a rinunciare a credere, guai a rinunciare ad amare. La Fondazione Antonio Megalizzi è un atto d’amore, è un testamento di Antonio. Ma è anche un modo per mettere al servizio di tutti noi il suo coraggio, le sue proposte. Così lui vivrà. Quel seme darà i suoi frutti, quel sacrificio non è stato vano: quel seme è una speranza per il futuro.
Sfogliate la gallery per conoscere meglio Antonio:
Queste le parole di Luana Moresco, compagna di Antonio Megalizzi:
La Fondazione è nata per permettere ad Antonio di essere ancora presente e per tutelare il suo lavoro, i suoi pensieri, i suoi valori. Il merito va condiviso con enti, istituzioni, professionisti e persone che ci hanno aiutato e sostenuto in questi mesi per dare vita a un progetto importante e ambizioso. Ambizioso come era Antonio. È banale dirlo, ma non dovrebbero accadere certe cose. Ma se succedessero senza che accadesse alcun cambiamento sarebbe peggio. La Fondazione vuole promuovere quel cambiamento, quelle occasioni che Antonio avrebbe desiderato. Lui avrebbe fatto tanto nella sua vita se ne avesse avuto il tempo.
Ecco il ricordo dell’amica e collega Caterina Moser, presente con Antonio a Strasburgo, il giorno del fatale attentato. Insieme erano membri della redazione di Europhonica:
Ci chiediamo continuamente cosa penserebbe Antonio. Sarebbe contento, orgoglioso di quello che stiamo facendo? Non lo possiamo sapere, ma da subito abbiamo pensato che l’unico modo per onorare il suo ricordo fosse portare avanti i suoi sogni e progetti. Europhonica è un format RadUni, delle radio universitarie italiane: ci rivolgiamo ai nostri coetanei, raccontiamo l’Europa senza banalizzarla usando il mezzo radiofonico, i social, i podcast. Bisogna capire ciò che si vuole raccontare, questo mi diceva sempre Antonio. Lui si informava tanto, ci teneva al confronto. Sapeva che per essere un cittadino partecipe e consapevole era necessario sviluppare un proprio pensiero e un proprio senso critico.
David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo, ha chiuso col suo intervento la cerimonia d’inaugurazione:
Cosa sarebbe oggi lo spazio europeo senza l’Unione Europea? Nasce da questa domanda la passione di Antonio, la sua vocazione a un’informazione corretta che potesse essere utile alla vita di tutti i giorni delle persone, dei giovani. Ad Antonio era chiaro che abbiamo passato molto tempo a improntare il dibattito sull’Europa tra chi la ama e chi la odia, chi la vuole e chi non la vuole. Ma se guardiamo bene il dibattito non è questo: è come l’Europa sviluppa se stessa, che posizione occupa sulla scena internazionale, come può aiutare nella difesa dei valori fondamentali, in un mondo in cui quei valori vengono spessi calpestati. Questo è stato il lavoro di Antonio: cercare una narrazione sensata, cercare le domande giuste per risposte utili.
Antonio Megalizzi era un appassionato di scrittura. Questo è uno stralcio del suo racconto Cielo d’acciaio disponibile anche in podcast:
Il mio cielo, il loro cielo, che da sogno si è trasformato in incubo. Da quando in qua bisogna aver paura di qualcosa di tanto bello? E mentre anche io sto per addormentarmi, tra gli ingranaggi distrutti e rumorosi del mio motore e delle urla anonime in lontananza, mi faccio la domanda che forse anche AGM – 88 – HARM, AS – 9- KYLE ed AGM – 62 – WALLEYE si sono fatti: Adesso io sono distrutto. Adesso ho distrutto loro. Il mondo è finalmente salvo?
Il giornalista Paolo Borrometi è autore del libro Il sogno di Antonio, in cui raccoglie gli scritti di Antonio e le testimonianze dei genitori, della sorella, della fidanzata e degli amici.
Con la nuova Legge Finanziaria è stato approvato il Fondo Megalizzi da un milione di euro per le attività delle radio universitarie italiane, così tanto care ad Antonio. L’iniziativa ha visto il sostegno dei parlamentari di ogni schieramento politico, in particolar modo dell’On. Alessia Rotta. Inoltre è stato a lui intitolato lo studio radiofonico 1 del Parlamento europeo a Strasburgo.
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