Come Frances Louise McDormand: puoi essere te stessa
Frances Louise McDormand ci ricorda che possiamo e dobbiamo essere noi stesse, senza pensare al giudizio degli altri.
Frances Louise McDormand ci ricorda che possiamo e dobbiamo essere noi stesse, senza pensare al giudizio degli altri.
Non dovrebbe esserci la necessità di dirlo, eppure Frances Louise McDormand ricorda a tutte le donne che possono essere loro stesse, senza pensare al giudizio degli altri.
Anche se viviamo nell’era del women empowerment e del riscatto dell’immagine della donna nella società, i vecchi pregiudizi attorno all’universo femminile e gli standard di bellezza soffocanti e stereotipati sono comunque duri a morire.
L’attrice Frances Louise McDormand ne sa qualcosa e grazie alla sue straordinarie interpretazioni ha dato voce alla complessità della donne, facendone emergere una dimensione sfaccettata:
[…] ritraggo personaggi femminili, quindi ho l’opportunità di cambiare il modo in cui la gente li guarda. – dichiara al The Guardian – Anche se non lo facessi consapevolmente accadrebbe comunque, solo per come mi presento come donna o come persona. Mi presento in un modo che non è stereotipato, anche se sto interpretando un ruolo stereotipato.
Di donne Frances Louise McDormand ne ha interpretate davvero tante, tutte diverse, imperfette, complicate: da personaggi come la signora Pell (Mississipi Burning), moglie del vice sceriffo che trova la forza di opporsi all’onda di razzismo che intossica la sua cittadina, alla determinata Mildred, madre divorziata alla quale uccidono brutalmente la figlia (Tre manifesti a Ebbing, Missouri), fino a Marge Gunderson, capo di polizia locale al settimo mese di gravidanza, estremamente intelligente e dal forte senso del dovere (Fargo), e Olive, insegnante in pensione dal carattere difficile e in lotta contro la depressione (Olive Kitteridge) .
La sua spontaneità e disinvoltura l’hanno sempre caratterizzata, definendola come una donna totalmente immune all’ideale estetico femminile ancora dettato dalla società che ci vorrebbe sempre perfette e glamour (più che mai nel mondo del cinema).
Proprio in occasione della vincita del quarto Oscar grazie a Nomadland, l’attrice si è trovata in mezzo al vortice delle critiche per come si è presentata alla cerimonia: capello un po’ spettinato e con la ricrescita, niente trucco e con addosso una maxi tunica nera estremamente minimal con la sola stravaganza delle piume sulle maniche. Il look a quanto pare è stato pesantemente bocciato dai fashion addicted e neanche stampa e jet set hanno gradito, tanto da additarla come “sciatta” e, come se non bastasse, accusandola di mancare di rispetto al pubblico.
La McDormand non si è lascia affatto scalfire dai commenti negativi: già nel suo discorso di ringraziamento agli Oscar aveva esordito: “Odio le premiazioni. Sono un’attrice, non una star” volendo ricordare come i lustrini e le luci della fama non sono realmente importanti e quanto non facciano per lei.
Per anni si è rifiutata di partecipare alla maggior parte degli eventi stampa dopo il successo di Fargo proprio perché non le è mai interessato promuovere la sua immagine:
Non ero interessata a questo. Inoltre si stava avvicinando troppo alla mia vita privata, non potevo vivere nel modo in cui volevo.
Forte della necessità di essere sempre se stessa ignorando critiche e giudizi, Frances Louise McDormand è orgogliosa del suo percorso di attrice e soprattutto di donna. La sua forza risiede nella totale accettazione di se stessa anche in relazione all’età, un altro spauracchio familiare al mondo femminile.
In un’intervista in occasione dell’uscita della miniserie Olive Kitteridge, l’attrice ha dichiarato:
Sono felice del mio aspetto e della mia età. Andiamo in allarme rosso quando parliamo di come percepire noi stessi come specie. Non c’è il desiderio di essere adulti. L’età adulta non è un obiettivo. Non è vista come un dono. È successo qualcosa culturalmente, nessuno dovrebbe invecchiare oltre i 45 anni sartorialmente, cosmeticamente, attitudinalmente. Tutti si vestono come un adolescente, tutti si tingono i capelli, tutti si preoccupano di avere un viso liscio.
Frances Louise McDormand delle rughe non si preoccupa minimamente e ci fa riflettere sul diritto di poter invecchiare con serenità, guardandoci allo specchio ogni giorno e ripercorrendo come in una mappa tutta la storia della nostra vita.
Da anni l’attrice porta avanti un importante messaggio femminista di accettazione, inclusione e parità di genere anche nel mondo del cinema battendosi per l’inclusion rider, la clausola che nei contratti di lavoro impone il rispetto delle minoranze come donne e afroamericani. È celebre il suo discorso in occasione del Women In Film Crystal + Lucy Awards:
Sono diventata una femminista nel 1972 quando avevo 15 anni e qualcuno mi ha detto che la definizione di femminismo è uguale salario per uguale lavoro. […] Mi avevano anche detto che potevo avere tutto, ed ecco, l’ho avuto. Ma molte di voi no. Molte di voi no, e siamo ancora femministe il che vuol dire che non c’è ancora uguale salario per uguale lavoro. E questo non va bene per me.
Abbiamo ancora bisogno di donne come Frances Louise McDormand che ci ricordino che possiamo semplicemente essere noi stesse senza risponderne a nessuno, svincolandoci da qualsiasi forma di condizionamento o pregiudizio perché nonostante dei cambiamenti si stiano realizzando, c’è ancora molta strada da fare.
Nel 2018 l’attrice riceve il suo secondo Oscar come migliore attrice protagonista nel film Tre manifesti a Ebbing, Missouri. Durante il suo discorso di ringraziamento ne approfitterà per ricordare l’importanza dell’inclusion rider e del ruolo delle donne nel mondo del cinema invitando tutte le colleghe ad alzarsi in piedi.
Tre manifesti a Ebbing, Missouri le farà vincere l’Oscar per l’intensa interpretazione di Mildred Hayes, una madre divorziata e con un figlio a carico alla quale hanno brutalmente ucciso la figlia e che è determinata a trovare il colpevole a qualunque costo.
Nel 2014 esce la miniserie di 4 puntate Olive Kitteridge, ispirato dall’omonimo romanzo di Elizabeth Strout e diretto da Frances Louise McDormand. L’attrice ha vestito anche i panni di Olive, la protagonista, insegnate di matematica in pensione dal carattere complicato che dovrà fare i conti con lutti, depressione e contrasti familiari.
Oltre che di cinema e teatro, Frances Louise McDormand durante la sua carriera si è cimentata ben 3 volte anche nel doppiaggio. Nel 2012 dà voce al capitano Chantel DuBois in Madagascar 3: Ricercati in Europa.
Nel 2000 Frances Louise McDormand veste i panni di Elaine Miller nel film Almost famous: professoressa al college e madre di una futura giovane promessa del giornalismo musicale che a 15 anni segue in tour una rock band. L’interpretazione valse a Frances una nomination agli Oscar e al Golden Globe come migliore attrice non protagonista.
Agli Oscar del 1997 Frances Louise McDormand vince la sua prima statuetta d’oro come miglior attrice protagonista in Fargo. Nella pellicola interpreta il capo della polizia locale Marge Gunderson che, al settimo mese di gravidanza, è impegnata a investigare su una serie di omicidi.
Mississipi Burning uscì nel 1988 e la sua storia trae ispirazione dai delitti a sfondo raziale verificatisi nella contea di Neshoba (Mississipi) per mano di un gruppo appartenente al Ku Klux Klan. Frances Louise McDormand regala al pubblico una meravigliosa interpretazione della moglie del vicesceriffo, la signora Pell, che trova il coraggio di rivelare all’agente Anderson dove si trova il luogo dove i tre attivisti sono stati sepolti. Un anno dopo Frances viene nominata agli Oscar come migliore attrice non protagonista.
Blood Simple – Sangue facile del 1984 è il primo film nel quale recita. La pellicola, scritta, diretta e prodotta dai fratelli Coen, vede alla base il triangolo amoroso tra il barista Ray, Abby (Frances Louise McDormand) e il marito di lei, Julian, imprenditore texano ricco e geloso che ingaggerà un investigatore privato per tenere d’occhio la bella moglie.
Frances Louise McDormand si diploma in teatro nel West Virginia e prende il master in belle arti a Yale nel 1982. Il suo primo ruolo fu in un dramma scritto dal poeta Derek Walcott e finanziato dalla Fondazione MacArthur. Il teatro è il suo primo grande amore e non lo abbandonerà per tutto il corso della sua carriera.
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