Il mondo della musica e dello spettacolo piange Franco Battiato, morto dopo una lunga malattia nella sua casa di Milo, nella provincia catanese, area in cui, nel 1945, è nato (a Ionia, per l’esattezza, paese oggi non più esistente). La notizia è stata data dai familiari del cantautore, che ha anche fatto sapere che le esequie si svolgeranno in forma strettamente privata.
Dal 2019, dopo la frattura a femore e bacino, Battiato era comparso sui social, ma mai più in pubblico; il 18 ottobre 2019 è uscito il suo lavoro, il trentesimo album di una carriera infinita, l’ultimo, prima del ritiro definitivo che, per uno strano gioco di paradossi, di quelli che al maestro catanese piacciono tanto, è stato intitolato Torneremo ancora.
L’album contiene tutti i suoi più grandi successi, da La cura a Povera patria, arricchiti dall’esecuzione magistrale della Royal Philarmonic Concert Orchestra diretta dal maestro Carlo Guaitoli e registrati tra Palermo, Carpi, Roma e Palmanova, durante le prove di un tour del 2017, più un inedito, la canzone che dà il titolo all’album, Torneremo ancora, scritta tra il 2016 e il 2017.
Come sapete Franco da qualche tempo non sta bene e non può essere qui – aveva spiegato il suo agente, Francesco Franz Cattini, alla conferenza stampa di presentazione del disco – Non possiamo dire che Battiato stia male, quando lo sentiamo al telefono dice di stare bene.
Niente più inafferrabili kitsune, gli spiriti volpe che nel folklore giapponese non smettono mai di mutare forma; niente balinesi nei giorni di festa, prostitute libiche e sirene di Ulisse, le donne che Battiato ha raccontato in cinquant’anni di carriera maestosa. Sì, le donne, quelle curve sui telai vicino alle finestre, le vecchie coi rosai e quelle con le scope, le geishe e le segretarie che parlano più lingue.
Franco Battiato e le donne
Tante donne diverse, come quelle che hanno attraversato la sua vita, a partire dalla madre, dalle zie sarte e da quelle suore che senza saperlo hanno incoraggiato la carriera musicale di Battiato. E questo è solo uno dei tanti aneddoti impressi nella sua memoria e rispolverati in un’intervista a Il Fatto Quotidiano.
Mi ricordo tutto e non dimentico nulla. Per esempio mi ricordo di un meraviglioso pianoforte che mi regalarono le suore all’età di 16 anni. Una mia amica mi disse che dovendo liberare un convento, lo vendevano a basso prezzo. Mi presentai e la madre superiora me lo sbolognò senza pretendere una lira. Pensava fosse rotto e invece era solo scordato. Mi sentii felice.
Ci sono state le donne che volevano essere amate, ma Franco Battiato ha sempre preferito dormire solo, come raccontato al Corriere. A chi lo accusava di essere misogino, il cantautore catanese ha risposto dicendo che si tratta solo di “vere cretinate dette da chi non sa neanche cosa voglia dire misoginia” e ha aggiunto anche di aver “avuto molte storie, non tutte lunghe“, ma di non aver mai pensato al matrimonio perché “la sola idea mi fa venire voglia di spararmi”.
Quando ero molto giovane e suonavo con il mio complesso, ne ero sempre circondato: una volta ce n’era una sulla quale avevo puntato e una sera venne a casa mia. Ai tempi avevo pochi soldi, così uscii e comprai tre yogurt, poi andai a farmi la doccia: quando tornai fuori, scoprii che li aveva mangiati tutti e tre. Ma come, le dissi, neanche uno me ne hai lasciato? Ecco, diciamo che anime gemelle non ne ho avute… Ma amiche degne di questo nome, sì, e ogni tanto ce n’è qualcuna che viene a stare qui con me per cinque, dieci giorni. In camere completamente separate, però, per forza.
Quello strano incontro tra Franco Battiato e Loredana Berté
Non solo donne senza volto, nei suoi ricordi, ma anche colleghe famose con cui ha collaborato, come Alice e Giuni Russo, che secondo lui non era stata compresa dal mondo discografico. E poi, all’improvviso, tra i suoi ricordi appare anche Loredana Berté.
La incontro in aereo e mi fa: “A Battià, dove vai?”, “Dove vai te?” rispondo. Poi parliamo e la guardo un secondo di troppo. Lei scorge ammirazione, si alza il pullover e senza preavviso mi fa vedere le tette. “Loredana, ti dico la verità, sono bellissime”. Avrei voluto uno specchietto retrovisore puntato sugli altri passeggeri.
Sfogliate la gallery per ripercorrere la vita di Franco Battiato…
Franco Battiato negli Anni Sessanta
Francesco “Franco” Battiato nasce il 23 marzo 1945 a Jonia, in provincia di Catania. Dopo la maturità scientifica e la morte di suo padre, si trasferisce prima a Roma e poi a Milano. Nel capoluogo lombardo inizia a esibirsi in un cabaret con artisti come Paolo Poli, Enzo Jannacci, Renato Pozzetto e Bruno Lauzi. A una delle serate, che lui apre cantando canzoni in siciliano, si presenta anche Giorgio Gaber, che rimane folgorato dal suo talento: diventerà uno dei suoi più grandi amici.
Franco Battiato con il suo gruppo Pollution nel 1972
Ed è proprio Gaber, nel 1967, a lanciare il gruppo Gli Ambulanti, formato da Battiato e dall’amico Gregorio Alicata. Il duo si scioglie poco dopo e Battiato preferisce prima lavorare come solista, lanciandosi sul genere romantico, presto abbandonato per qualcosa di più sperimentale, con sonorità elettroniche e con un gruppo alle spalle. Nascono così i dischi Foetus e Pollution, ispirati dalle avanguardie musicali europee.
Franco Battiato e il successo
Gli Anni Settanta, un decennio di grande sperimentazione artistica per Battiato, si concludono con un album che cambia completamente le carte in tavola. Con L’era del cinghiale bianco, nel 1979, raggiunge un pubblico più vasto e segna il suo passaggio alla New Wave. Per qualcuno sarà un tradimento, ma si tratta di uno dei capolavori musicali del scorso secolo. Il successo di critica dell’album viene ripetuto negli Anni Ottanta e Novanta da dischi come La voce del padrone, Come un cammello in una grondaia, L’imboscata e l’innovativo Gommalacca.
Franco Battiato, amato e odiato
C’è chi lo odia e chi lo ama: non esistono le mezze misure, quando si parla di Franco Battiato. Lui stesso ha raccontato di aver ricevuto una feroce critica persino da Dario Fo.
Nel 1980, alla fine di un’esibizione delirante con 5.000 persone, Dario Fo mi aspettò all’uscita del concerto. “I tuoi testi non mi piacciono”. E io risposi: “E a me che cazzo me ne frega?”. Eravamo sullo stesso piano, a quel punto. Ma non mi ritengo intoccabile, anzi. Se mi avesse criticato in un’altra maniera avrei anche apprezzato. È sempre il modo. Si può essere critici senza essere brutali.
Franco Battiato e Alice
In molti hanno contribuito al successo di Battiato, con le parole e con la voce. Oltre al musicista Giusto Pio, conosciuto negli Anni Settanta, ci sono stati il filosofo Manlio Sgalambro, il maestro Karlheinz Stockhausen e due voci incredibili della musica italiana, come quelle di Alice e Giuni Russo.
Franco Battiato nel 2010
Oltre alla trilogia di Fleurs, dopo il 2000 Battiato è un cantautore che continua a sperimentare e sorprendere. Lo fa con Ferro Battuto, nel 2001, ma anche con le cover di Inneres Auge del 2010, in cui propone cover delle sue stesse canzoni.
Franco Battiato e le donne
Ho avuto molte donne in vita mia, e in ogni camera ho lasciato qualche mia energia, quanti figli dell’amore ho sprecato io […] Se un figlio si accorgesse che per caso è nato fra migliaia di occasioni capirebbe tutti i sogni che la vita dà, con gioia ne vivrebbe tutte quante le illusioni.
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