Avete mai fatto caso che ci sono delle strutture – come le piscine di alcuni villaggi turistici – in cui è vietato andare in topless? O che alcuni social network censurano foto che ritraggono seni con capezzoli esposti (ma qualcuno fa una deroga se lo scatto ritrae il processo di allattamento)? E che la legge di molti Paesi punisce le donne che siano a seno nudo, con l’eccezione di determinati luoghi? Se ci avete fatto caso è probabile che siate sensibili ai concetti che vengono promossi dal movimento Free The Nipple, cioè «libera il capezzolo». Abbiamo pensato di realizzare questa gallery, che raccoglie alcune delle vip che hanno aderito al movimento e a un po’ di storia di questa campagna provocatoria ed emblematica.
Free The Nipple: la campagna, il movimento, il film
Non dobbiamo fare grandi salti indietro nel tempo. Free The Nipple nasce infatti nel 2012 come campagna sociale per consentire alle donne di poter stare a seno nudo – o anche con una t-shirt e senza reggiseno – esattamente come capita agli uomini. Agli uomini è infatti consentito stare senza maglia in molti luoghi reali e in tutti quelli virtuali, ma i capezzoli non sono ammessi in strada, durante delle manifestazioni ma anche su Instagram. Per quello che riguarda Facebook esiste invece la succitata deroga in caso di allattamento, ma il succo non cambia molto. Con la partenza della campagna sono nati degli omonimi account social ufficiali per la sua diffusione e poi anche un omonimo film diretto da Lina Esco. Il film ebbe anche eco, perché andò incontro a censura social, e molte star decisero di aderire al movimento.
Free The Nipple, le ragioni (giuste) della protesta
Il senso ultimo di Free The Nipple è molto semplice: perché siamo scandalizzati, censuriamo o rendiamo illegale l’esposizione dei capezzoli femminili, mentre i capezzoli maschili non sono invece fonte di imbarazzo in moltissimi contesti. La questione è interessante e non può essere derubricata a semplice esibizionismo. Prendiamo i social: su questi media moderni, ci sono tante donne – modelle, influencer, piccole celebrità – che lavorano con il proprio aspetto e magari occasionalmente vengono ritratte da fotografi in nudi artistici parziali o sulle copertine delle riviste. Questi scatti, abbiamo visto, vengono censurati, mentre per gli omologhi degli uomini questo non avviene. La filosofia del movimento si basa infatti sul fatto che seni e capezzoli non fanno in effetti parte degli organi genitali e che quindi vengono censurati in base a una discriminazione che divide – ancora una volta – donne e uomini.
C’è quindi da chiedersi in che cosa siano diversi i capezzoli femminili da quelli maschili per meritare tale discriminazione. A livello anatomico non vi è alcuna differenza che possa spiegarla, quindi a pesare è il significato che la società attribuisce al seno femminile, che viene inevitabilmente sessualizzato, al punto da essere equiparato ai genitali.
È chiaro che il seno abbia un sex appeal che nessuno può negare e i capezzoli giocano spesso un ruolo importante nel sesso, ma in realtà si potrebbe dire lo stesso per i capezzoli maschili, che sono egualmente delle zone erogene. È chiaro dunque che questa differenza non ha senso di esistere, se non nel fatto che la cultura, radicalmente ancora maschilista, lasci agli uomini la maggior parte del potere decisionale e quindi sono loro a decretare una discriminazione basata su differenze che vedono solo in quanto uomini.
Come tutto è nato
La campagna Free The Nipple nasce, dicevamo, nel 2012, a New York, quando proprio la regista Lisa Esco diede vita a essa. Esco creò un documentario che la ritraeva mentre correva per le strade della città in topless. Al rilascio del film, la regista postò su vari social alcuni teaser, che però nel 2013 furono censurati da Facebook.
Celebrità
Nel 2014 molte star si sono unite all’iniziativa: tra esse Miley Cyrus, Lena Dunham, Chelsea Hander, Rihanna, Chrissy Teigen, Kim Kardashian e Emily Ratajkowski. Tutte si sono fatte ritrarre almeno una volta in topless – oscurando però i capezzoli per via delle policy di alcuni social network – e riprendendo l’hashtag #FreeTheNipple.
L’arresto di due attiviste
Nel 2016 due attiviste, Tiernan Hebron e Anni Ma furono arrestate mentre manifestavano per Free The Nipple in topless a un comizio di Bernie Sanders a Los Angeles. L’accusa: l’equivalente del nostro vecchio oltraggio al pudore. I poliziotti chiesero loro prima di coprirsi, e al loro rifiuto le arrestarono.
Contro la polizia
Dopo che le due donne rimasero in carcere per 25 ore senza la formulazione di un’accusa, furono rilasciate. Anni Ma però fece causa alla polizia di Los Angeles, perché la legge prevede che l’oltraggio al pudore avvenga con i genitali in esposizione. Ma spiegò che i seni non sono genitali, anche se servono per l’allattamento materno. I suoi legali parlarono di come i suoi diritti costituzionali erano stati violati e di come la loro assistita fosse stata vittima di discriminazione sessuale.
Non in tutti gli Usa
Di solito, l’oltraggio al pudore per le donne che mostrano le mammelle viene formulato anche in quei Paesi in cui non ci sono leggi che lo proibiscono esplicitamente. Qualche volta la legge si è mostrata dalla parte delle donne. Nello stato di New York, il topless è legale dal 1990, ma nel 2005 una donna fu arrestata per essere apparsa in topless in pubblico. Dopo aver fatto causa lei stessa, ha ricevuto un risarcimento danni di 29mila dollari.
In Islanda
Nel 2015, una studentessa adolescente fu molestata dopo aver postato sui social una foto in topless. In segno di solidarietà anche la deputata Bjort Olafsdottir postò una sua foto in topless.
Gli eventi
Di anno in anno ci sono eventi e manifestazioni in tutto il mondo per Free The Nipple. Nel 2017, la manifestazione più importante dell’anno è coincisa con l’anniversario del suffragio universale negli Stati Uniti.
Come si comportano i social
La censura avviene su Facebook con l’eccezione delle foto di allattamento. Instagram fa una deroga per l’allattamento o le foto post-mastectomia (che dunque possono essere di sensibilizzazione sull’argomento) – ma ammette la nudità nelle opere d’arte. Pinterest ammette foto di nudo artistico prive di sessualizzazione.
Il film
Il film di Lina Esco fu rilasciato nel 2014. Parla di un gruppo di donne che protestano per le strade di New York, chiedendo di eliminare i tabù legali e culturali legati ai seni femminili.
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