Leggera, orecchiabile, praticamente l’inno non ufficiale della disco music: quando I Will Survive di Gloria Gaynor uscì, nel lontano 1978, rimase per settimane in testa alla classifica dei singoli americani.
Oggi, a distanza di quarant’anni, è chiaro che non si trattava solo di una canzonetta destinata a durare una stagione. Come racconta un articolo di qualche tempo fa del Los Angeles Times, dietro c’è una storia affascinante.
Gloria Gaynor, una diva senza nuove hit
Reduce dall’enorme successo di singoli come Never Can Say Goodbye, Reach Out, I’ll Be There e Honeybee, a metà anni Settanta, Gloria Gaynor si era ritrovata con un nuovo produttore, ma senza hit.
Quando la sua carriera sembrava franare inesorabilmente, arrivò il colpo fatale: mentre si esibiva sul palco, cadde e fu ricoverata in ospedale. Ancora ingessata, nel 1978 entrò in studio di registrazione con un nuovo team, composto da Freddie Perren e Dino Fekaris.
Quello che non tutti sanno è che I will survive fu scritta proprio da Fekaris, cantautore di origine greca appena licenziato dalla Motown. Songfacts riporta proprio le parole dell’autore della canzone, che originariamente non era un inno alla rinascita dopo la fine di un amore. Ma in fondo, poco importa…
Mi hanno lasciato a casa dopo quasi sette anni. Ero un cantautore disoccupato che contemplava il suo destino. Ho acceso la TV, ed eccola lì: una canzone che avevo scritto per un film intitolato Generation stava suonando in quel momento… L’ho preso come un segno del destino, ero certo che le cose avrebbero funzionato per me. Ricordo di essere saltato su e giù sul letto dicendo: “Ce la farò. Diventerò un cantautore. I will survive! [Sopravviverò!, N.d.R.]”
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La rinascita di Gloria Gaynor
Inizialmente, nessuno voleva cantare I will survive: Perren e Fekaris decisero che l’avrebbero data alla prima diva che si fosse avanti. E quella diva fu proprio Gloria Gaynor, in quel momento alla disperata ricerca di un nuovo successo. Lei accettò di registrare la canzone, ma come lato B.
Tutto lo staff che lavorò sul pezzo comprese immediatamente la superiorità rispetto alla canzone presente sul lato A, Substitute, ma la casa discografica della cantante decise di tirare dritto come previsto. Il singolo raggiunse solo la posizione 107 della classifica americana nell’ottobre 1978: i DJ dei club iniziarono però a suonare il lato B, e presto le stazioni radio fecero lo stesso.
Alla fine la Polydor pubblicò il singolo con i lati invertiti e I Will Survive divenne un successo internazionale, raggiungendo il numero uno sia nel Regno Unito sia negli Stati Uniti.
La trasformazione in inno femminile (e non solo)
I will survive divenne un simbolo dell’empowerment femminile e della capacità di rinascere (quasi) come nuova dopo una disastrosa storia d’amore. Tempo dopo, intervistata dalla rivista Billboard, Gloria Gaynor disse che non la disturbava affatto essere per sempre legata a quella canzone.
Sin dall’inizio ho capito che aveva un testo senza tempo in cui tutti potevano identificarsi, quindi non mi stanco di cantarla. La aggiorno sempre, cambiando il ritmo, i testi, modernizzando l’arrangiamento… la gente la adora ancora.
La canzone ebbe un’influenza particolarmente forte all’interno della comunità LGBTQ, che cercava una forma di accettazione sociale fino a quel momento negata. Divenne così anche un inno gay: il messaggio di ribellione era chiaro e permetteva un’identificazione nel desiderio di sopravvivere nonostante tutto l’odio e l’indifferenza. Con l’epidemia di AIDS degli anni Ottanta, la canzone assunse un significato ancora più profondo per le comunità che si sentivano maggiormente colpite e martoriate.
Gloria Gaynor, che ai tempi del successo della sua hit più famosa aveva trent’anni, si affezionò a tal punto a I will survive da farla diventare un leitmotiv della sua vita artistica e personale.
Sfogliate la gallery per ripercorrere la carriera di Gloria Gaynor…
La giovinezza
Gloria Fowles, vero nome di Gloria Gaynor, nasce il 7 settembre 1949 a Newark, nel New Jersey, figlia di una sarta e di un padre assente che cantava professionalmente. Cresce senza grandi mezzi, ma in una casa piena di musica, e si accorge presto di avere una bella voce.
L'inizio della carriera
Dopo il diploma di scuola superiore, Gloria inizia a lavorare come baby sitter. Una sera, per caso, la convincono a cantare in un locale insieme alla band dei Soul Satisfiers, che le chiedono subito di unirsi al gruppo.
Arriva il successo
Dopo un anno con la band, Gloria parte per un tour da solista per i club degli Stati Uniti. Viene notata dal cantante e produttore Johnny Nash, che la invita a partecipare al suo disco. Agli inizi degli anni Settanta è però Clive Davis della MGM Records a lanciarla come la Regina della Disco grazie a singoli come Never Can Say Goodbye.
Successo internazionale
Dopo qualche anno sfortunato e la brutta caduta sul palco, che per un soffio ha rischiato di immobilizzarla per sempre, il successo di I Will Survive le fa chiudere il decennio da star globale e paladina delle donne. Gloria ce l’ha fatta e sopravvive alla grande.
Gloria Gaynor, disco queen
Gloria continua poi a girare tutto il mondo per i successivi decenni, forte di quella hit che resiste ancora oggi, nonostante la fine dell’era della discomusic. La sua vita privata è molto serena: dal 1979 al 2005 resta a fianco del marito Linwood Simon.
Gloria Gaynor oggi
Nel corso dei decenni, Gloria ha adottato la sua iconica canzone come colonna sonora per momenti difficili. Di recente è apparsa anche con una mascherina contro il Covid-19 con la scritta, ça va sans dire, I will survive.
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