Quel gesto che Greta Garbo non perdonò mai alla sua pericolosa amante
Mercedes de Acosta fu la presunta amante di Greta Garbo: l'attrice non la perdonò mai per un gesto che andava contro la sua proverbiale riservatezza.
Mercedes de Acosta fu la presunta amante di Greta Garbo: l'attrice non la perdonò mai per un gesto che andava contro la sua proverbiale riservatezza.
È sempre molto complesso analizzare le storie dal passato, tanto più se qualcuno le ha ammantate di mistero. Il qualcuno in questo caso è qualcuna, anzi una donna ben precisa: Greta Garbo. Misteriosa, riservata, estremamente affascinante, l’attrice di origine svedese non è mai riuscita a evitare che la stampa rosa si occupasse di lei, sollevando diverse ipotesi non solo sulla sua vita sentimentale, ma anche sul suo orientamento sessuale.
In un’epoca in cui bastavano dei pantaloni a bollare la sessualità di qualcuno, si favoleggiò spesso sulla presunta bisessualità di Greta Garbo – diciamo presunta perché be’, lei non è qui per confermare o smentire e per via della storia che ci accingiamo a raccontarvi.
Tra le amanti attribuite a Garbo c’è la poetessa di origini cubane e iberiche Mercedes de Acosta. Il mito costruito intorno a questa scrittrice suggerisce che nessuna donna le abbia mai detto di no, e che abbia avuto relazioni con le due donne più importanti degli Stati Uniti, ossia Greta Garbo appunto ed Eleanor Roosevelt.
Mercedes de Acosta ebbe molte amanti celebri, come ad esempio la ballerina Isadora Duncan e pubblicò nel 1960 un’autobiografia, Here lies the heart, in cui raccontò queste storie d’amore, compresa quella presunta con Greta Garbo. Tra le due c’è stato in effetti un lungo rapporto grafico, tra lettere e poesie, ma non si capisce fino in fondo se la relazione ci fosse davvero o se l’attrice venisse corteggiata senza successo dalla poetessa.
E ci fu anche chi insinuò che la poetessa abbia mentito nel suo libro, scritto anche per poter guadagnare qualcosa in un periodo in cui era sola e malata, come riporta Wikipedia.
Sei arrivato nel momento più inadatto – scrive Garbo nella sua lettera d’addio al maschile rivolgendosi a Mercedes – Sii un bravo ragazzo e non disturbarmi adesso.
Repubblica racconta che in effetti Garbo fu ricattata da Mercedes. E lo fa attraverso la storia di Sam Green, grande amico dell’attrice. Nel 2000, l’uomo rivelò che dopo l’uscita dell’autobiografia – che conteneva anche una foto in topless di Garbo scattata dalla stessa Mercedes – l’attrice non rivolse mai più la parola alla poetessa, non la perdonò mai.
Qualche anno dopo, Mercedes le disse anche che avrebbe venduto 55 lettere e 32 telegrammi della loro corrispondenza private per pagarsi le spese mediche. Garbo non pagò e le spese mediche furono saldate da un anonimo benefattore.
Le lettere (ma solo per un quarto molto rappresentativo) sono state rese note solo nel 2000 appunto, come da richieste testamentarie di Mercedes, scomparsa nel 1968. La poetessa consegnò il carteggio al Rosenbach Museum and Library di Philadelphia, con la clausola della non diffusione precedente al decennale della sua morte e di quella di Garbo.
Come riporta il New York Times, il dettaglio più beffardo è che in effetti queste lettere non rivelano molto sulla presunta relazione e sono scritte in uno stile piuttosto criptico.
Tra i particolari di queste lettere: Garbo chiedeva spesso a Mercedes de Acosta maggiore riservatezza sul loro rapporto e si rivolgeva a lei chiamandola «ragazzo», come abbiamo visto, o «dolcezza». La famiglia della diva sostiene che in effetti non ci sia nulla che sveli effettivamente qualcosa su una presunta relazione o sulla eventuale bisessualità di Greta Garbo. Si parla però di dettagli privati che l’attrice avrebbe voluto mantenere tali, come la dieta o il suo stato di salute e perfino la misura delle scarpe.
Mi chiudo come una vongola – scrive l’attrice – per tutte le persone che scoprono sempre tutto. Prendi ciò che ti viene offerto per il momento e che è tuo.
Il sito Garbo Forever suppone che Mercedes possa aver distrutto le missive maggiormente intime, anche per via della concentrazione e degli intervalli di tempo delle lettere. Tutti i fogli sono scritti a matita, non sono datati tranne qualche eccezione, e non sono firmati – anche se talvolta riportano delle sigle, come G, GG o HB, che stava per Harriet Brown, uno degli pseudonimi usati dalla diva. Una delle ragioni della separazione tra le due donne fu molto probabilmente la gelosia di Mercedes.
È noioso – scrive Garbo – parlare di una situazione che non sembra cambiare e per la quale nessuno di noi ha una soluzione. E semplicemente non riesco a superare ancora una volta questa cosa… è stato uno spreco di emozione ripetere la stessa cosa per cui… non posso offrire alcuna soluzione.
Sfogliate la gallery per conoscere meglio Greta Garbo:
Garbo è nata a Stoccolma il 18 settembre 1905 – il suo vero nome è Greta Lovisa Gustaffson. Il padre era un netturbino e la madre una contadina di origine lappone. Aveva due fratelli. Fin da piccola il suo gioco preferito è il teatro. Il padre scomparve nel 1920 e lei lasciò la scuola per andare a lavorare, prima da un barbiere (ma lasciò dopo essere stata ripetutamente molestata dai clienti) e poi come commessa. Lì fu notata e le venne chiesto di lavorare come modella in due corti pubblicitari.
Nel 1922, dopo essere stata notata da un regista, esordì in una commedia dal titolo Luffar-Petter. Vinse così una borsa di studio per L’Accademia Regia di Stoccolma e iniziò a lavorare nel cinema scegliendo il suo pseudonimo. Il suo primo grande film datato 1924 è noto come I cavalieri di Ekebù.
Fu il regista che la scoprì e le fece da pigmalione: Mauritz Stiller (in foto con lei) la portò con sé negli Stati Uniti. L’uomo ottenne un contratto con la Mgm e fece inserire una clausola per cui Garbo avrebbe dovuto sempre lavorare con lui. Inizialmente la Mgm sembrava scettica, ma accettò con entusiasmo dopo che il suo fondatore ebbe visto il lavoro di Garbo.
Tra il 1925 e il 1929, Garbo fu una star del cinema muto. Avrebbe voluto interpretare anche dei film sonori, ma la Mgm non glielo permise subito: i dirigenti temevano un fallimento così come era accaduto ad altri grandi divi. Ma alla fine, la produzione capitolò.
Dal 1930 al 1941, con il passaggio dal muto al sonoro, Garbo si consacrò a star di Hollywood. Complice il fatto che il processo fu in un certo senso graduale: il suo primo film sonoro fu Anna Christie, in cui interpretava una ragazza di origine svedese. In pochi anni, dal ’22 al ’41, girò 30 film tra muti e sonori.
Nel 1941 Greta Garbo si ritirò dalle scene, dopo che il suo film Non tradirmi con me non ebbe successo. Aveva solo 36 anni e forse quel ritiro ha contribuito a lasciare intorno a lei un’aura di mistero e di fascino.
Otto anni dopo il ritiro, Greta Garbo fu contattata per interpretare un’ex diva del muto in un film. Il personaggio era quello di Norma Desmond nel mitico Viale del tramonto. Naturalmente Garbo si era ritirata e quindi non considerò neppure la possibilità. Il ruolo andò a Gloria Swanson (in foto).
Ebbe un’intensa amicizia con il collega John Gilbert – la stampa favoleggiò di una relazione, ma in realtà Garbo teneva alla sua indipendenza e non ebbe mai una relazione definitiva. Nel 1938 ebbe però un flirt sulla costiera amalfitana con il compositore Leopold Stokowsky. La relazione più lunga avvenne con Mercedes de Acosta, che cercò di fornire alla stampa dettagli privati della loro storia: Garbo la cancellò dalla sua vita e non la perdonò mai.
È al quinto posto tra le star più grandi della storia del cinema secondo la classifica dell’American Film Institute. Ha ricevuto quattro nomination all’Oscar come migliore attrice per Anna Christie e Romanzo nel 1930, per Margherita Gauthier nel 1937 e per Ninotchka nel 1939. Mai premiata per le sue singole interpretazioni, vinse però l’Oscar alla carriera nel 1954.
Dopo il ritiro dalle scene, Garbo visse nella massima riservatezza. Morì nel 1990 al Medical Center di Manhattan ed è sepolta nel cimitero di Woodland, a Stoccolma.
Greta Garbo viene citata nel brano Vogue di Madonna, tra le «signore con stile» del cinema, ma anche in Vacanze romane dei Matia Bazar («Greta Garbo di vanità / Tu con il cuore nel fango»). Van Morrison si è ispirato a lei nella canzone Just Like Greta. Una sua apparizione casuale e controversa è nel porno gay Adam & Yves: l’attrice fu ripresa per caso, mentre era in strada, durante un’esterna e fa quindi un cameo involontario.
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