La disperata opposizione di Hande Kader e l'orrore della sua morte
Vi raccontiamo chi era Hande Kader, la giovane transessuale turca diventata una vera icona della comunità LGBT, brutalmente assassinata nel 2016.
Vi raccontiamo chi era Hande Kader, la giovane transessuale turca diventata una vera icona della comunità LGBT, brutalmente assassinata nel 2016.
Essere omosessuali, o transessuali, in alcuni paesi significa ancora essere marchiati come reietti della società, e convivere non solo con il peso di pregiudizio e ignoranza, ma soprattutto con la paura di poter perdere la vita a causa della propria natura sessuale.
Se in certe aree del mondo l’omosessualità o la diversa identità di genere sono considerate letteralmente alla stregua di un crimine, punibile persino con la morte, anche in alcuni stati dove non ne è prevista l’illegalità la comunità LGBT non vive comunque serenamente, costantemente esposta a minacce, ritorsioni e atti violenti.
In Turchia, ad esempio, l’omosessualità è legale sin dalla nascita dello Stato turco, nel 1923, esattamente come lo era nel secolo precedente nell’impero Ottomano; eppure, incidenti, aggressioni e pesanti discriminazioni ai danni delle persone della comunità LGBT continuano a essere all’ordine del giorno in molte città turche, compresa Istanbul, città considerata più all’avanguardia dal punto di vista sociale. Secondo una recente ricerca del Centro Pew, riportata in un articolo di Repubblica, quasi l’80% dei turchi ritiene che l’omosessualità sia “moralmente inaccettabile”, mentre, stando a quanto riportano i dati di Human Rights Watch citati da Wikipedia, molte persone appartenenti alla comunità in Turchia hanno paura e spesso si trovano coinvolte in scontri anche con le forze dell’ordine.
Proprio in Turchia è avvenuto il brutale assassinio di Hande Kader, transessuale di 23 anni che era diventata non solo un’attivista, ma una vera e propria icona per tutta la comunità omosessuale e trans turca, dopo aver resistito agli agenti antisommossa che avevano caricato la folla radunata in Piazza Taksim durante il gay pride del 28 giugno 2015.
Hande era il simbolo della lotta di tutte le persone gay e trans per la conquista di pieni e veri diritti, di un’uguaglianza sociale e culturale completa tuttora soffocata dall’estremo conservatorismo e integralismo religioso, contesto in cui la legalità dell’omosessualità rappresenta perciò solo una facciata di comodo.
“Noi veniamo assassinati e loro non sentono le nostre voci, perché le regole in Turchia non ci proteggono“, ha dichiarato a gran voce Emirhan Deniz Celebi, direttore dell’organizzazione Lgbt SPoD di Istanbul. Le sue parole, riportate da Repubblica in un articolo del 2016, sono accompagnate da quelle dell’attivista e avvocato Levent Piskin, che ritiene che, in seguito alla repressione dopo il fallito golpe del 15 luglio, la comunità LGBT si senta ancora più vulnerabile, perché, “in realtà, non ha mai avuto diritti legali“.
L’omicidio orrendo di Hande, inoltre, è seguito a quello di Muhammad Wisam Sankari, giovane rifugiato siriano gay, ritrovato orribilmente decapitato e mutilato.
Insomma, il vero riconoscimento della legalità dell’omosessualità, in Turchia, sembra ancora una lontanissima chimera, ma nel frattempo, omosessuali e trans muoiono, oppressi dal peso di un fervore religioso atavico che non riesce ad accettare il “diverso” e sfocia in odio cruento.
Hande Kader, di cui vi raccontiamo la storia in gallery, è diventata una martire per la comunità LGBT turca, che ha pagato con la vita la volontà di non piegare la testa davanti al mondo e di mostrare con orgoglio chi era, anche se questo a molti poteva non piacere.
23 anni, Hande Kader era una transessuale turca molto attiva nella lotta per garantire pari diritti e una vita pienamente libera alle persone della comunità LGBT. Benché nel paese l’omosessualità sia legale, infatti, gay e trans sono vittime di ripercussioni e forti discriminazioni, legate al conservatorismo religioso.
Durante il Gay Pride del 2015, che si è svolto il 28 giugno in Piazza Taksim, Hande ha protestato contro i poliziotti che cercavano di disperdere la folla.
Si è seduta di fronte ai poliziotti…
… E si è lasciata travolgere dall’acqua sparata dagli idranti della polizia, lanciata proprio per disperdere la folla radunatasi in piazza.
La sua alleata veniva portata via da altre attiviste e lei – questa volta sola – dopo essersi guardata attorno, indomita, si rimetteva a terra. Ormai scarmigliata, con il trucco disfatto e il fiato corto, si asciugava il viso, rimettendosi le scarpe e aspettando, con lo sguardo lucido ma disorientato, l’inevitabile esito della sua azione.
‘Ho avuto la sfortuna di vivere in un mondo molto ingiusto e di combattere in un paese che vuole togliermi la voce’.
Così Monica Romano descrive nel suo libro, Gender R-evolution, gli attimi dopo la protesta di Hande al Gay Pride.
Il suo coinquilino, Davut Dengiler, ha denunciato la scomparsa di Hande , che mancava da casa da più di una settimana, nell’agosto del 2016.
L’ultima volta che è stata vista viva, alla fine di luglio, Hande, che faceva la prostituta, è stata vista salire sull’auto di un cliente, secondo quanto scrive il quotidiano Daily Sabah Turkey. Poi più nulla.
Il suo corpo è stato trovato mutilato e carbonizzato, sul ciglio di una strada di Istanbul, l’8 agosto, a Zekeriyaky, quartiere elegante di Istanbul. Ci sono voluti giorni prima che il cadavere venisse identificato.
Solo pochi giorni prima, era stato recuperato il corpo senza vita, decapitato e mutilato, di Muhammad Wisam Sankari, scomparso alcuni giorni prima nel centro di Istanbul. Fuggito dalla guerra in Siria, Sankari era arrivato in Turchia da un anno, ma dopo esser stato sequestrato e violentato, desiderava solo andarsene. Non ce l’ha fatta.
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