***AGGIORNAMENTO***
Alla fine Donald Trump ha ceduto, forse anche dietro le pressioni della moglie Melania, che aveva espresso chiaramente il suo dissenso per la separazione dei bambini dai genitori giunti negli USA illegalmente. Il tycoon ha annunciato la firma dell’ordine esecutivo che ferma così la prassi di separare bimbi e genitori che varcano illegalmente la frontiera Usa-Messico. Il compromesso è arrivato dopo un incontro alla Casa Bianca tra Trump e Kirstjen Nielsen, segretario alla Homeland security (una sorta di ministro degli Interni), che nella sera di martedì era stata costretta ad abbandonare la cena di un ristorante messicano a causa delle proteste di un gruppo di contestatori.
“Non mi piaceva vedere le famiglie separate – ha detto il presidente, che ha aggiunto – Firmerò qualcosa presto“, lasciando intendere quindi che il passo successivo sarà una legge, quella di cui probabilmente si discuterà domani alla Camera dei Rappresentanti. Il provvedimento ordinerà al dipartimento della sicurezza nazionale di tenere insieme le famiglie, e chiederà al Pentagono di contribuire ad ospitarle, data la penuria di strutture di detenzione. Trump vorrebbe ancora che il Congresso varasse una delle due leggi presentate dai repubblicani, ma al contempo insiste che nella legge sia inserito il finanziamento per il muro con il Messico, che resta il suo grande obiettivo.
Articolo originale del 20/06/2018
Lo aveva promesso durante la campagna elettorale, e oggi Donald Trump sta seguendo esattamente tutti i punti del suo programma elettorale, compresa la tolleranza zero verso gli immigrati che oltrepassano il confine messicano per arrivare negli USA.
Il Presidente in carica dal 2016 sta mantenendo il pugno duro sulla questione migranti, e la sua amministrazione è giunta, a partire da aprile, al giro di vite determinante, che ha avuto come atroce conseguenza centinaia di casi di bambini separati forzatamente dalle proprie famiglie. Lo staff di Trump ha smesso di applicare un trattamento di eccezione agli adulti che entrano illegalmente negli Stati Uniti accompagnando dei minori e, con la nuova politica, questi adulti vengono perseguiti penalmente da un giudice federale, e detenuti nel frattempo in una prigione federale. Ma per legge i figli non possono essere incarcerati insieme ai genitori in queste prigioni, per questo motivo sono separati al momento del loro ingresso sul suolo statunitense.
Prima dell’applicazione del nuovo metodo chi entrava nel territorio americano in maniera clandestina per la prima volta e in presenza di minori non subiva una separazione – fatte salve alcune rarissime eccezioni – né veniva considerato come soggetto prioritario da perseguire penalmente. Le famiglie venivano generalmente detenute insieme in centri speciali, in attesa del giudizio di un giudice speciale.
Ma l’idea alla base della nuova linea è di scoraggiare gli ingressi illegali nel paese, impedendo ai clandestini di usare i minori come “pretesto” per non essere incarcerati e rispediti al mittente.
Peccato, però, che quelle che l’amministrazione presidenziale sembra considerare tutt’al più come pedine sono in realtà persone, spesso molto piccole, che all’arrivo negli USA si sentono letteralmente strappate dalle mamme e dai papà, inconsapevoli di quello che sarà il proprio destino.
1.995 bambini separati da 1.940 genitori, questi sono i numeri, relativi al solo periodo 19 aprile-31 maggio, trapelati da un documento del Dipartimento della Sicurezza Interna entrato in possesso dell’Associated Press.
Inutile dire che contro la politica immigratoria di Trump si siano schierate proteste unanimi da più parti, persino dalla First Lady, Melania, che ha dichiaratamente detto di non approvare la nuova legge sull’immigrazione e di sperare che Repubblicani e Democratici trovino una nuova via per ridiscutere la questione.
Nel frattempo, Trump è intenzionato ad andare avanti per la sua strada, e proprio questa settimana sarà approvata la proposta di legge repubblicana che confermerà la volontà di costruzione del muro, attraverso il suo finanziamento. I “dreamers”, i sognatori che sperano in una nuova vita negli USA, dunque, non sembrano in realtà avere alcuna chance con il tycoon.
Anzi, per far capire ulteriormente la propria posizione anche oltre confine gli Stati Uniti, attraverso la voce dell’ ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite, Nikki Haley, hanno fatto sapere di ritirarsi dal Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU, che sarebbero diventati “protettore di chi viola i diritti umani e un pozzo nero di pregiudizi politici“. La decisione è frutto del “pregiudizio verso Israele” che pervaderebbe secondo gli USA l’organismo
Voglio essere chiara – ha dichiarato Haley, come riporta TPI – questo passo non è un ritiro dal nostro impegno sul fronte dei diritti umani. Assumiamo questa iniziativa perché il nostro impegno su questo fronte non ci consente di restare parte di un organismo ipocrita che deride i diritti umani.
Tuttavia, è difficile non collegare il ritiro americano alla situazione che, proprio a proposito di diritti umani, gli USA stanno facendo vivere a centinaia di famiglia, costrette a dividersi appena giunte al confine.
È impossibile guardare alla pratica della separazione della famiglia dei migranti da parte dell’amministrazione Trump e osservarla come qualcosa di diverso da ciò che è: un abuso sui minori istituzionalizzato.
Ha dichiarato sulle colonne del Guardian Michael Paarlberg, columnist del quotidiano e professore di scienze politiche alla Virginia Commonwealth University, il quale ha anche ricordato che i bambini sono raccolti in centri che il senatore dell’Oregon Jeff Merkley ha descritto come “canili”, causando un trauma, volutamente forte e necessario, secondo l’entourage di Trump, a dare un avvertimento agli altri migranti.
E poco importa se il governo ha tentato di rassicurare l’opinione pubblica promettendo di costruire un campo di accoglienza temporaneo a Tornillo, in Texas, per i minori separati dai genitori, la situazione sembra comunque molto preoccupante.
“È immorale, atroce“, ha scritto su Twitter la senatrice democratica Dianne Feinstein, a cui ha fatto eco l’ex First Lady Laura Bush, la quale ha dichiarato che, pur vivendo in Texas e apprezzando il mantenimento della sicurezza, abbia avuto “il cuore spezzato dalle immagini trasmesse dai media“.
Restare indifferenti, in effetti, è tutt’altro che facile: i volti, le lacrime di questi bambini trasmettono visivamente tutto il dolore che stanno vivendo con le loro famiglie, la tragedia della separazione che si sta consumando, la paura di non sapere quale sarà il proprio destino. Non c’è nulla di umano in tutto questo, non c’è la benché minima parvenza di cuore.
Trump ci ha ripensato
Il presidente Trump ha alla fine firmato l’ordine esecutivo per bloccare la separazione dei bambini dai genitori giunti illegalmente negli USA. Le famiglie saranno tenute insieme, e il Pentagono aiuterà a trovare loro una sistemazione in attesa del giudizio.
L'arrivo della polizia di frontiera a McAllen, in Texas
La politica di “tolleranza zero” di Trump verso gli immigrati clandestini sta suscitando numerose polemiche, ma ha già dato i suoi frutti.
Alcuni richiedenti asilo vengono fermati alla frontiera
Partita ad aprile, in poco più di un mese quasi 2000 bambini sono stati separati dalle famiglie.
Devono aspettare di essere schedati
Oggi chi varca illegalmente il confine statunitense aspetta il processo in carcere.
Hanno paura di essere separati
Non c’ l’obbligo legale di separare i genitori dai bambini, ma di fatto i minori vengono allontanati perché “non accusati di alcun crimine”.
Lei è diventata la bambina simbolo
La storia di questa bambina in lacrime a McAllen, in Texas, lungo il confine tra Stati Uniti e Messico, è stata raccontata a CNN da John Moore, che ha scattato la foto per Getty, come scrive Il Post. Era appena stata messa a terra dalla mamma, sottoposta a una perquisizione corporea, dopo un viaggio durato diversi mesi. La foto non rappresenta il momento della separazione, ma ne è diventata una specie di simbolo. Moore ha detto che probabilmente è successo poco dopo, anche se la bambina o la madre non lo sapevano.
Questa bambina di 2 anni con la mamma aspetta che la polizia controlli i documenti
I bimbi separati da mamme e papà vengono messi in istituti o affidati a tutori in altre città, in altri Stati, maschi e femmine divisi e inviati in luoghi diversi.
Chi è senza documenti viene fermato dalla polizia
Dopo il verdetto dei genitori, che può durare settimane o mesi, i figli vengono restituiti ai genitori, quindi accolti o espulsi.
Questo bambino viene dall'Honduras ed è stato fermato con il padre
Tra le storie drammatiche raccontate dai giornali c’è, ad esempio, quella di un bambino di 4 mesi tolto di forza dalle braccia della madre che lo stava allattando. Gli avvocati e attivisti che seguono la vicenda affermano che non è raro gli adulti siano espulsi e rimpatriati senza i loro figli, rimasti nei centri speciali statunitensi.
Il bambino si stringe al suo papà
Un esempio citato da Il Post è quello della guatemalteca Elsa Johana Ortiz, entrata negli Stati Uniti dal Texas il 26 maggio insieme al figlio di 8 anni, per raggiungere il compagno, che aveva già un lavoro come operaio. Elsa è stata però separata da suo figlio al confine, e poi messa su un aereo per il Guatemala, dove si trova ora, mentre il suo bambino è ancora negli Stati Uniti.
Anche alcuni richiedenti asilo vengono separati, nonostante siano protetti dal diritto internazionale
Alcuni giornalisti hanno visitato i centri in cui vengono ospitati i minori separati dalle famiglie, e molti, fra cui Jacob Soboroff di MSNBC, hanno detto che assomigliano molto a veri e propri centri di detenzione. Soboroff ha visitato il centro allestito in un ex supermercato a Brownsville, in Texas, dove sono detenuti quasi 1.500 bambini, ai quali sono concesse soltanto due ore all’aria aperta al giorno.
Molti stanno discutendo sui presunti casi di separazione avvenute ai danni di regolari richiedenti asilo, che, protetti dal diritto internazionale, non possono essere respinti. Sono diverse le testimonianze emerse negli ultimi giorni di famiglie di richiedenti asilo entrate negli USA nei cosiddetti “Port of Entry”, ovvero gli ingressi ufficiali, ma poi separate.
Tolleranza zero per tutti
Secondo il New York Times alcuni ingressi ufficiali starebbero infatti respingendo le richieste di asilo, costringendo i migranti ad attraversare il confine in altri punti dove poi vengono separati e messi in detenzione.
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