"Perché voglio fotografare il volto nascosto (e vero) dei matrimoni"

"Perché voglio fotografare il volto nascosto (e vero) dei matrimoni"
Fonte: ph. Ian Weldon
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Quante volte ci siamo sentite ripetere che “il matrimonio è il giorno più bello nella vita di una persona”?

E, insieme a questa frase ormai stereotipata (e che per fortuna non corrisponde a realtà), centinaia di donne sono cresciute con l’idea che tutto, in quel “giorno speciale” dovesse essere perfetto, foto comprese.

Così, via libera a quelle immagini preimpostate e rigide dove gli sposi si guardano languidi, si tengono per mano, si sorridono teneramente… Insomma a quel genere di foto che sono perfette per un fotoromanzo, ma certo non il massimo della spontaneità.

Forse stanco di quei servizi fotografici matrimoniali sempre uguali e ripetitivi, il fotografo inglese Ian Weldon ha così avuto un’idea brillante: fotografare il dietro le quinte delle nozze, ovvero tutto quel che succede generalmente nel corso della giornata, ma che di solito si esclude dall’album matrimoniale, riservato alle foto da copertina.

Il risultato, spassosissimo, è una serie di foto che resteranno esposte dal 26 giugno al 10 agosto 2019 alla Martin Parr Foundation, una fondazione che supporta i fotografi delle isole inglesi mostrando i loro lavori, e che faranno parte di un libro fotografico edito dalla stessa Martin Parr Foundation e da RRB PhotoBooks.

Il titolo del suo lavoro, decisamente ironico, è I am not a wedding photographer, ovvero “non sono un fotografo di matrimoni”. Che è, in realtà, proprio il mestiere di Ian, da cui abbiamo voluto farci raccontare i perché di questo spiritosissimo progetto.

“Ho iniziato a fotografare matrimoni per fare soldi in modo da poter seguire altri progetti fotografici  – ci spiega – Non sapevo davvero cosa stavo facendo in quel momento e i matrimoni erano percepiti come lavori di fotografia di livello inferiore. Ne ho girati un paio nel modo in cui ci si aspetta che siano fatti: ritratti, scatti di gruppo senza fine, cercando di tenere ordinate le persone, e non mi è piaciuto molto. A quel punto avevo iniziato a interessarmi di più alla storia della fotografia e stavo leggendo molto.

Penso che comprendere le idee della fotografia e provare ad applicarle a un genere così intriso di tradizione ed estetica popolare mi abbia aiutato a tracciare un percorso. È diventata una sfida rompere le convenzioni e concentrarsi sull’idea, e i matrimoni sono diventati un proprio progetto in tal senso. Più matrimoni fotografavo, più vedevo il mio progetto prendere corpo, e più mi piaceva“.

E i progetti per il futuro di Ian quali sono? L’idea è di continuare con i matrimoni… Alla sua maniera, naturalmente.

Ovvero cercando di abbattere un po’ quegli stereotipi di cui il matrimonio è intriso… A proposito, non è che alla fine riguardano solo l’Italia?

Ci sono stereotipi in ogni aspetto della società, soprattutto nel matrimonio, che ha una tradizione di lunga data. Le nozze sono un terreno fertile per la fotografia e cerco di mixarlo con quello che piace a me. Sto solo facendo quello che sento sia giusto.

Ian spiega che il significato del suo lavoro, alla fine,

Riguarda le persone e le situazioni sociali. Uno studio, se vuoi, su cosa sono i matrimoni nel nostro tempo e il mio rapporto con quello. Il significato stesso dipende dallo spettatore.

In gallery abbiamo messo una carrellata delle fotografie del progetto di Ian.

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