Alle donne si chiede una cosa: mediare. Non osare, non alzare la testa, non rischiare mai. Lo sa bene Ida Di Benedetto, attrice e donna verace, passionale, testarda, che questo suo essere “faticosa” ha dovuto scontarlo nel corso della sua carriera, come ha rivelato lei stessa in un’intervista a Il Manifesto.

Ci vuole coraggio per rischiare e questo l’ho sempre fatto. Vengo spesso considerata come una persona faticosa, perché sono testarda, ma soprattutto sincera e quindi “pericolosa”. Poi, chiaramente, te la fanno pagare cara perché non devi osare, ma mediare. Nonostante abbia avuto una carriera fortunata, grazie a incontri con artisti “veri”, mi sono imbattuta in diverse difficoltà.

Eppure, in un mondo che ci vuole remissive e docili, Ida De Benedetto è riuscita a trovare il successo e affermarsi come una delle attrici napoletane per eccellenza proprio grazie alla sua natura forte, aggressiva, dominante, che si imponeva sulla scena e catturava lo spettatore. Spesso, i personaggi sono stati cambiati per modellarli sul suo temperamento, come ha rivelato nella stessa intervista a Il Manifesto:

Pensi che una volta scritta la sceneggiatura, Citti la modificò. Mi disse: «Se ho te davanti, con la tua figura, come faccio a farti fare la moglie sottomessa? Cambio!». Non posso fare il personaggio di donna passiva che subisce. Oppure sì, posso anche subire, poi però devo riscattarmi, devo reagire.

Anche nella vita, Ida ha reagito, sempre. Diventata madre a soli 17 anni della piccola Marta e poco dopo di Stefania, ha dovuto crescerle da sola dopo la fine del suo matrimonio, ritrovandosi a coniugare una carriera in ascesa con il ruolo di madre. Ma ce l’ha fatta e negli anni accanto a ruoli teatrali, film memorabili che le hanno valso decine di nomination, un David di Donatello, due Nastri d’Argento e l’Alabarda D’Oro e una carriera in tv, ha affiancato, proprio insieme alle figlie, la carriera come produttrice cinematografica.

Il vero successo arriva nel 1978 con Nel regno di Napoli di Werner Schroeter: con il regista tedesco girerà altri due film, che la faranno notare dal regista napoletano  Salvatore Piscicelli, che la sceglie come protagonista per il suo film d’esordio Immacolata e Concetta, l’altra gelosia. È il 1980 e per Ida arriva il primo riconoscimento importante: il David di Donatello come Attrice Protagonista. Nello stesso anno, recita in Fontamara di Carlo Lizzani, un altro successo di critica e di pubblico.

Alternando commedie e drammi, Ida continua a portare in scena figure femminili scomode, passionarie, sensuali, talvolta con un pizzico di follia, sia al cinema che in tv, dove prende parte a serie tv entrate tra i cult della cultura pop: Morte di una strega del 1995, ma soprattutto la soap opera Un posto al sole – in cui dal 1996 al 1998 dà vita al personaggio di Federica Palladini – e la fiction Il bello delle donne 2, in cui interpreta Esmeralda De Santis.

L’amore per il cinema negli anni l’ha portata «a fare cose incredibili», come fondare, insieme alla figlia Stefania la Titania Produzioni, che ha prodotto film e serie tv, tra cui L’educazione fisica delle fanciulle, con protagonista Jacqueline Bisset, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2005.

Il nome non è casuale, come ha rivelato nel 2002 in un’intervista a Claudio Sabelli Fioretti

Sogno di una notte di mezza estate: Titania è la regina degli elfi e delle fate, è una donna. E noi, nella Titania, siamo tutte donne, tutte donne che sognano.

Se la sua storia professionale e quella personale si sono intrecciate per dare vita alla Titania, lo stesso è però accaduto al momento della rivelazione della sua relazione decennale con l’ex Ministro dei Beni e delle attività culturali Giuliano Urbani, relazione che in passato aveva fermamente smentito.

Esponenti del centrodestra come Vittorio Sgarbi e Gabriella Carlucci, infatti, hanno fortemente criticato il fatto che durante il ministero Urbani (2001-2005) la casa di produzione di Ida Di Benedetto abbia ricevuto fondi pubblici – erogati, secondo loro, in maniera troppo semplice e rapida rispetto alle normali procedure – per oltre 7 milioni di euro. Vittorio Sgarbi non era nuovo alle accuse a Ida Di Benedetto, e negli anni aveva ripetutamente parlato di una relazione tra la donna e Urbani e dei favoritismi di quest’ultimo alla sua casa di produzione, ma già nel 2002 lei aveva smentito, declassando gli attacchi a «una vendetta personale. Ha usato me come strumento».

Non ci sono però solo le parole dei compagni di partito di Urbani – a cui Di Benedetto ha risposto seccamente di non aver mai ricevuto un centesimo – a indicare un’ingerenza nel compagno per facilitare il suo lavoro di produttrice.

Il suo nome, infatti, compare anche all’interno delle intercettazioni riportate dall’Espresso nel giugno 2008: secondo il settimanale, infatti, il 18 giugno del 2007 l’allora Direttore di Rai Fiction Agostino Saccà avrebbe ricevuto una telefonata proprio da Urbani, che avrebbe fatto pressioni per far partire la miniserie Angelica, prodotta proprio dalla Titania.

Ida Di Benedetto ha sempre smentito di aver ricevuto soldi o favoritismi dal compagno, rivendicando quanto a legarli fosse “semplicemente amore”.

Ida Di Benedetto: a una donna "faticosa e testarda" la si fa pagare cara
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