L’ossessione per il politically correct, dettata più da pretese frivole che da reali moti rivoluzionari, nel corso del tempo ha travolto diversi ambiti della società, primo fra tutti il mondo dell’arte. Verso la fine del 2017 è accaduto per il quadro “Thérèse dreaming” di Balthus, ingiustamente accusato di promuovere la pedofilia e oggetto di una petizione per la sua rimozione dal MET di New York. Tra i molti artisti considerati controversi c’è anche la fotografa Sally Mann, autrice di scatti malinconici e misteriosi, ma criticata per aver scelto i suoi figli come soggetti.
Una serie in particolare, scattata negli Anni Novanta e intitolata “Immediate Family”, attirò fin da subito grande attenzione, ma non per il suo innegabile valore artistico. Le fotografie ritraevano i tre figli della Mann, Emmett, Jessie e Virginia, a quei tempi ancora bambini. L’ambientazione decadente, nella casa di campagna in Virginia, e l’atteggiamento libero dei piccoli sollevò un polverone mediatico. Era arte o pornografia? Nel dubbio, alcuni critici e parte dell’opinione pubblica misero in croce la Mann.
“Per anni ho ritratto le straordinarie e sottovalutate scene domestiche vissute da qualsiasi madre”, ha raccontato Sally Mann nel suo libro autobiografico “Hold Still”. “Ma solo a partire dal 1985 ho cominciato a vederle con un occhio da fotografo, riconoscendo il potenziale immaginifico all’interno della mia famiglia”. Quello che avrebbe potuto essere un qualsiasi album di famiglia è diventato così qualcosa di più oscuro e visionario. La Mann ha iniziato a ritrarre il lato misterioso e crudo dell’infanzia dei suoi figli: la piccola Jessie morsa dagli insetti, il naso sanguinante di Emmett, il letto bagnato di Virginia. E i bambini si divertivano a giocare davanti all’obiettivo della madre, senza pudori e senza vestiti.
Nel giro di qualche anno gli scatti divennero la serie “Immediate family”. Esposti alla Houk Friedman Gallery di New York nella primavera del 1992, vennero successivamente pubblicati in un libro. Le 10.000 copie stampate andarono a ruba in soli tre mesi e i figli della Mann divennero famosi, almeno nel mondo dell’arte. Preoccupata per l’impatto che un tale successo avrebbe potuto avere su di loro, per scrupolo Sally Mann li portò subito da uno psicologo. Ma non c’era nulla che non andasse in loro.
Nel settembre del 1992, il New York Times Magazine pubblicò un articolo intitolato “The Disturbing Photography of Sally Mann”. Le sue foto venivano definite “disturbanti”, tanto da scomodare termini come “incesto” e “abuso”. Ci furono altre critiche e molte censure, a cui la fotografa si oppose fermamente, sempre sulle pagine del New York Times. “Questi non sono i miei figli; sono figure su carta fotografica, sono fuori dal tempo”, scrisse la Mann, vent’anni dopo quell’articolo che la accusava di lucrare sulla sessualità dei suoi bambini. “Credo che la mia moralità non abbia nulla a che fare con le discussioni sulle mie foto”.
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