Immensa Lina Wertmüller, che se ne infischiava e andava per la sua strada
La straordinaria vita e la carriera di Lina Wertmüller, grande regista italiana, che finalmente sarà premiata con l'Oscar alla carriera
La straordinaria vita e la carriera di Lina Wertmüller, grande regista italiana, che finalmente sarà premiata con l'Oscar alla carriera
*** Aggiornamento del 9 dicembre 2021***
Si è spenta a Roma all’età di 93 anni Lina Wertmüller, la prima donna a essere candidata a un Oscar come migliore regista. La notizia è stata data da un amico di famiglia sui social.
Qui di seguito l’articolo originale dove abbiamo raccontato la sua straordinaria carriera.
*** Articolo originale ***
La conosciamo superficialmente per i suoi occhiali con la montatura bianca, comprati in uno stock da 5.000 pezzi, per i capelli corti, per i titoli lunghissimi dei suoi film e per un’insofferenza malcelata alle interviste. Ma Lina Wertmüller è molto di più: non è solo tra i migliori cineasti italiani, ma anche la prima regista donna della storia a essere stata candidata agli Oscar. Nel 1977 non lo vinse, ma l’Academy ha deciso di “farsi perdonare” assegnandole un meritatissimo Oscar alla carriera.
Fin su, nell’Olimpo di Hollywood, non ci si arriva di certo per caso: tra i fattori determinanti, nella sua carriera, c’è stato anche un carattere tenace e volitivo. Dal debutto del 1963 con I basilischi a oggi, lo sguardo sul mondo di Lina Wertmüller non è di certo cambiato, così come il suo temperamento. Intervistata recentemente da Io Donna, ha spiegato come ha potuto sopravvivere in un mondo così spietato e soverchiante come quello del cinema.
Me ne sono infischiata. Sono andata dritta per la mia strada, scegliendo sempre di fare quello che mi piaceva. Ho avuto un carattere forte, fin da piccola. Sono stata addirittura cacciata da undici scuole. Sul set comandavo io. Devi importi. Gridavo e picchiavo.
Farsi sentire è servito, così come si è rivelato fondamentale il suo “gusto per il grottesco: distorcere la realtà è sempre stato il mio modo di raccontarla”. Il suo modo di raccontare la società ha attirato l’attenzione di molti estimatori famosi, tra cui anche Leonardo DiCaprio. Incontrato all’ultimo Festival di Cannes, durante la proiezione della versione restaurata di Pasqualino settebellezze, l’attore l’ha presa per mano e le ha fatto una confessione.
Mi ha confessato che ha amato molto i miei grotteschi e ironici film. E poi all’orecchio mi ha sussurrato: “Sei una donna meravigliosa”. Credo che ci sia stato proprio il suo zampino per questo sorprendente Oscar.
Sfogliate la gallery per ripercorrere la vita e la carriera di Lina Wertmüller…
Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueichina, meglio conosciuta come Lina Wertmüller, nasce a Roma il 14 agosto del 1928. Figlia di un avvocato lucano di origini nobili svizzere, che non lesina nei nomi, ha raccontato i suoi primi anni (persino i primi istanti di vita) nell’autobiografia Tutto a posto e niente in ordine.
Sono nata a Roma, in una villetta rosa, dietro piazza Cola di Rienzo, a circa trecento metri dalla casa dove vivo tuttora. Mentre nascevo, nella camera volava insistentemente un moscone. Mio padre, Federico Wertmüller, nonostante fosse uno spirito laico, non portato alla parapsicologia, pensò che un oggetto di dubbia consistenza e di dubbia provenienza come l’anima di un defunto si fosse materializzato in quell’insetto, e che si trattasse di suo suocero, il cavalier Arcangelo Santamaria Maurizio, morto lo stesso mese, in attesa di trasmigrare nella nuova Arcangelina (cioè la sottoscritta), non appena fosse stata deposta nella culla con un dito in bocca e un ciuffetto di capelli arruffati.
Fondamentale per il suo futuro da regista è l’amicizia con Flora Carabella, sua compagna di scuola e futura moglie di Marcello Mastroianni. Dopo aver frequentato la prestigiosa Accademia Teatrale di Pietro Sharoff, diventa regista di spettacoli per burattini. Si avvicina anche al teatro e alla televisione, lavorando per la prima edizione di Canzonissima, ma è il cinema a chiamarla. Lavora quindi come aiuto regista e attrice di Federico Fellini, poi nel 1963 gira I basilischi, una pellicola che descrive la situazione di alcuni amici del sud.
Fellini era un continente, non era un uomo. È stato fondamentale. Il periodo vissuto al suo fianco è stato tra i più belli della mia vita. Mi diceva: “Racconta sempre quello che ti piace, come se stessi raccontando una storia a degli amici al bar”.
Proprio negli Anni Sessanta inizia a collaborare con lo scenografo Enrico Job (scomparso nel 2008), che diventerà suo marito e che resterà per sempre il suo grande amore. Insieme hanno avuto una figlia, Maria Zulima Job.
Anche se all’inizio lo trovavo antipatico ho capito fin da subito che era lui l’uomo della mia vita. È stato un amore folle, travolgente. Ci siamo amati sempre. Si rideva tanto e spesso la mattina scrivevamo poesie. A lui devo tutto. Era un’anima profonda e rara.
L’attore più amato da Lina Wertmüller è sicuramente Giancarlo Giannini, che recita in molti dei suoi successi, tra cui Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972), Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974) e Pasqualino Settebellezze (1976), che riceve quattro nomination agli Oscar dell’anno seguente. In un’intervista al Corriere, Lina ha ricordato così quella serata:
Era bello, pieno di attori, registi… Sulla poltrona a me assegnata, feci sedere la mia amica Lalla Kezich. Quando m’inquadravano, il mondo vedeva lei. Ci fu chi disse che l’Oscar non me lo diedero per quella beffa, ma non credo. Per l’Oscar devi organizzare centinaia di proiezioni. Noi eravamo un gruppetto avventuroso e ignaro di queste dinamiche.
A partire dagli Anni Ottanta, Lina Wertmüller si dedica anche al teatro, con la regia della Carmen al Teatro di San Carlo di Napoli e diverse sceneggiature e regie teatrali. Negli Anni Novanta firma per il cinema Io speriamo che me la cavo con Paolo Villaggio e Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica, con Tullio Solenghi e Veronica Pivetti.
Ormai fanno parte del mio viso. Quando li ho visti la prima volta me ne sono subito innamorata perché mi evocano il mare, il sole e l’estate. Così ho contattato subito l’azienda che li produceva per farmeli fare su misura. L’ordine minimo era di 5000 pezzi, almeno non rischio di rimanerne senza.
Dopo Ferdinando e Carolina del 1999, i film sofisticati di Lina Wertmüller faticano a trovare spazio nei cinema. Le assegnano il David di Donatello alla Carriera, nel 2010, poi nel 2019 viene finalmente annunciato l’Oscar alla carriera. A chi le chiede se per le donne sia più semplice oggi, risponde così:
La strada è ancora tutta in salita. C’è ancora molto da fare perché le donne artiste siano riconosciute come professioniste per il loro talento.
Cosa ne pensi?