Alcuni entrano nel cuore delle persone perché un tragico destino li ha strappati alla vita anzitempo; diventano miti, ricordi indelebili, volti che si trasformano in icone per la loro generazione per quelle a seguire.

Il mondo dello spettacolo, così pure come quello dello sport, è costellato di nomi che sono usciti di scena troppo presto; molti di loro, oggi rimangono nell’immaginario collettivo come esempi vividi di talenti effimeri e di anime tormentate, eroi malinconici che spesso non sono riusciti a vincere contro i propri demoni, altre volte che si sono arresi a una sorte maligna.

Marco Simoncelli, però, nel cuore della gente ci era entrato già da ragazzo, sfrecciando sulla sua moto, ondeggiando la sua cascata di ricci biondi e sfoderando il suo sorriso da guascone, da bambino ingenuo intrappolato nel corpo da gigante buono di un giovane uomo.

Aveva tanti sogni, Sic, e qualcuno lo aveva già realizzato: correre sulle moto, ad esempio, in sella alla sua Honda numero 58 con cui si era avventurato nella MotoGp dopo la gavetta in 125 e in 250. E poi, ancora, gareggiare accanto al mito del motociclismo moderno, Valentino Rossi, rivale in pista, grande amico nella vita di tutti i giorni.

Proprio “il dottore”, che peraltro investì accidentalmente Marco nell’incidente che gli costò la vita, dalla sua morte non ha mai smesso di dedicargli pensieri, parole, gesti, post social.

Sono passati otto anni da quel tremendo 23 ottobre 2011, quando, correndo al Gran Premio di Malesia, davanti agli occhi del padre Paolo e della fidanzata Kate, Marco perse il controllo della moto, andando a sbattere e venendo investito da Colin Edwards e, appunto, Rossi, i quali, arrivando ad elevata velocità, non poterono fare assolutamente nulla per evitarlo.

Tutto il mondo dello sport pianse a lungo il pilota dallo sguardo buono, che aveva ancora così tanti sogni nel cassetto e tanta voglia di dimostrare chi era; la Formula Uno lo omaggiò, una settimana dopo la morte, facendo indossare a tutti i piloti il casco con il numero 58, il suo numero.

Un anno dopo, il 18 ottobre, in occasione del weekend di gara del GP della Malesia, i piloti e il paddock del motomondiale hanno apposto una targa commemorativa alla Curva 11 del circuito di Sepang, mentre Rossi fece un’impennata proprio in quel punto, in omaggio al collega e amico.

Nel 2014 il suo nome è stato inserito nella Hall of Fame del motociclismo, ricevendo il riconoscimento postumo di MotoGP Legend, mentre l’8 settembre del 2016 è stato deciso il ritiro del suo numero di gara.

Sic, ancora oggi, resta un esempio di umiltà e spontaneità, e la sua mancanza si sente ancora tantissimo, nonostante siano passati quasi dieci anni dal suo addio.

Anche noi abbiamo voluto ricordarlo, con una gallery che ripercorre la sua carriera, la sua vita, ma soprattutto le sue parole.

In ricordo di Marco Simoncelli, il gigante buono
Fonte: instagram @dimmidisic
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