(In)side: quei particolari dei corpi delle donne che non sono difetti

(In)side: quei particolari dei corpi delle donne che non sono difetti
ph. Mattia De Nittis
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Moltissime campagne, progetti e idee sono state spese in favore del body positive e per insegnare alle donne ad accettare  i propri difetti fisici, abbattendo finalmente lo stigma sociale delle imperfezioni da “nascondere”, per imparare ad avere un approccio più amorevole e fiducioso verso se stesse e il proprio corpo. Molte di queste si propagano via social, proprio sullo stesso terreno dove alcuni dei cliché estetici legati alla fisicità femminile continuano imperterriti a mostrare ideali di bellezza artefatti e irreali, altre hanno vita da progetti fotografici particolarmente significativi e belli.

Come quello di Mattia De Nittis, nome che potrebbe sembrare maschile ma che è invece quello di una fotografa foggiana, di  Monte Sant’ Angelo, molto giovane ma in grado, col suo obiettivo, di catturare scatti davvero molto intensi e di grande impatto.

Suo è il il progetto (In)side, quello che lei definisce “una ricerca sulla vera identità della donna, che parte dal corpo“.

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Il punto di partenza del progetto di Mattia, dunque, non è – solo- il recupero di autostima e sicurezza in sé, ma il superamento di ciò che oggi sono, in generale, l’ideale e l’idea stessa di donna, dettata, spiega, da una società che tuttora è patriarcale; insomma, il riappropriarsi di un’identità scelta dalle donne, non dall’atmosfera culturale e sociale in cui sono immerse.

(In)side si frappone tra il bombardamento continuo di immagini di donne attraverso i media, proposte solo perché allettanti dal punto di vista commerciale e capaci di suscitare il desiderio maschile da un lato, e il tentativo femminile di imitare tali immagini irreali al fine di compiacere i propri uomini o nella convinzione di poter piacere di più a se stesse.

Per il suo progetto Mattia ha scelto ragazze “vere”, partendo, nella sua ricerca della bellezza normale e naturale, da un semplice volto, accostato ad un difetto o particolare del loro corpo che amano o odiano. Alla fine, ci ha spiegato quando l’abbiamo intervistata per saperne di più, “ho chiesto ad ogni ragazza, le quali come me non hanno vissuto in prima persona le rivoluzioni degli anni Settanta, quale fosse la loro idea di donna oggi, la nostra condizione e l’immagine di donna che viene mostrata, come questa sia cambiata rispetto agli anni Settanta o se siamo ancora incatenate a un’idea di donna che non ci appartiene”.

Il tutto attraverso tre domande:

-In cosa ti senti donna?

-In cosa non ti senti donna?

-Chi è per te la donna oggi?

Tra le 14 ragazze che hanno preso parte al progetto, raccontando le loro storie, le chiediamo se ce ne sia stata una, in particolare, la cui esperienza o pensiero sulle donne l’abbia colpita.

La risposta che più mi ha colpita – ci dice Mattia – è stata quella di una ragazza che mi ha detto ‘Per me la donna oggi è quella felice di ciò che è, sia che stia a casa a cucinare sia che stia ai vertici di una multinazionale’.

Per essere una vera donna non devi avere chissà quale impiego nella società, essere donna oggi è soprattutto essere felici ed orgogliose di se stesse e di ciò che si è scelto di essere.

Puoi essere una casalinga, una donna d’affari, una mamma, una donna single per scelta, puoi essere qualsiasi cosa, ma che TU hai scelto di essere, ed è questo che ti rende libera.

Mattia ammette candidamente di aver avuto la necessità di realizzare questo progetto per far sì che le donne stesse la aiutassero a comprendere “chi è la donna oggi”, domanda a cui tuttora trova difficile rispondere. Perché capire chi davvero porti avanti determinate battaglie sull’accettazione di sé e l’autostima, spiega, non sempre lo fa con intenti del tutto sinceri.

Spesso lo si fa per i like – afferma – Credo che la lotta per il maggior numero di like sia più forte di quella per un reale cambiamento sociale, purtroppo, e credo che questo in parte abbia confuso le menti delle ragazze. I followers e i like non sono il metro di giudizio della tua persona.

Dei social media, però, prosegue Mattia, non tutto è da buttare; e per spiegare i lati positivi del mondo che si muove nel mondo dei nuovi media digitali cita l’esempio più lampante, Chiara Ferragni.

Lei ha dietro di sé un team di persone che curano il suo aspetto dalla testa ai piedi, Make up Artist, Hair Stylist e quant’altro, questo perché lavora con l’immagine e deve mostrarsi sempre perfetta ai suoi followers. Allo stesso tempo, grazie alle stories nelle quali condivide momenti di vita quotidiana, vedo che lei come me è un essere umano e come me ha dei pregi e soprattutto dei difetti.

Sono proprio i difetti che ci caratterizzano come esseri umani, ed è anche per questo che siamo tutti uguali.

Quello che le donne devono fare, per essere davvero libere da ogni tipo di preconcetto e stereotipo, dice Mattia, è

smetterla di pensare come gli uomini e giudicarsi l’un l”altra, ma semplicemente essere donne unite.

In gallery mostriamo il progetto (In)side, assieme alle risposte (in ordine casuale, dato che sono anonime) che le ragazze partecipanti hanno dato alle tre domande di Mattia.

 

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