Essere Isabella Ferrari, oltre la malattia
Dagli esordi alle ultime dichiarazioni sulla sua rara malattia: un ritratto dell'attrice italiana, icona del cinema
Dagli esordi alle ultime dichiarazioni sulla sua rara malattia: un ritratto dell'attrice italiana, icona del cinema
“Una mattina mi sono svegliata e non sentivo più le gambe”: così è iniziato il momento più difficile per Isabella Ferrari. Intervistata da Io Donna, l’attrice italiana ha parlato del percorso drammatico che l’ha condotta dalla scoperta di avere una malattia inspiegabile attraverso un percorso di paura e dolore, per cercare una diagnosi, oltre che “di speranza che non si trattasse di un male mortale”. Oggi, per fortuna, il peggio è stato escluso, ma resta ancora il ricordo di quei giorni difficili.
Si tratta di una malattia rara, di cui non dirò il nome per evitare che le persone vadano su Internet a cercarla. Io l’ho fatto ed è servito solo a darmi più angoscia. Le informazioni sul web non sono mai aggiornate.
Il coraggio di affrontarla è arrivato dalla sua famiglia e dalle persone che le sono state accanto. Ha così messo da parte la sofferenza per affrontare nuovi impegni lavorativi, a teatro e al cinema, e per concentrarsi sugli affetti. Perché peggio della paura di morire, c’è solo quella di vivere.
Ho sentito la fragilità e insieme la forza di affrontare la malattia. La paura l’ho vissuta attraverso gli occhi degli amici, di mio marito, dei miei tre figli. La forza, invece, era lì. Ho portato avanti la vita, impegnandomi a esserci in casa, coi figli, a sorvegliare cosa mangiavano. Il fare non mi ha fatto pensare.
Sfogliate la gallery per ripercorrere la carriera di Isabella Ferrari…
Nel 2019 Isabella Ferrari è stata la protagonista della copertina di ottobre di Vanity Fair, dove è apparsa completamente nuda.
È importante quello che è successo grazie al #MeToo – ha detto – Ed è grandioso quanto sta accadendo nella nuova percezione del corpo femminile. Ma va fatto un distinguo, perché io rivendico il mio corpo come oggetto del desiderio. E nessuno può né deve dirmi quello che devo o posso fare con il mio corpo. In queste foto, per esempio, mi sono presentata nuda. Che bisogno c’era, direbbe qualcuna. La mia risposta è semplice: a 55 anni non ho nessuna intenzione di nascondermi in casa. Non riesco proprio a sentirmi vecchia, anzi, mi sento completamente in pista, nel mondo, con la voglia di essere nuda, amata, desiderata.
E di amare e di desiderare.
Isabella Fogliazza, vero nome di Isabella Ferrari, nasce in provincia di Piacenza il 31 marzo 1964. A 15 anni vince il concorso Miss Teenager e come premio le viene offerta la possibilità di incidere un 45 giri. Non sarà quella la sua strada, perché a sedici anni debutta in televisione nel programma Sotto le stelle di Gianni Boncompagni, con cui ha una relazione che fa alzare più di un sopracciglio. Viene poi notata dal regista Carlo Vanzina, che nel 1983 la sceglie per il suo primo film, Sapore di mare. Così ha raccontato in un’intervista a Il Fatto Quotidiano.
Mi aveva vista nel programma di Gianni Boncompagni e cercata per un provino. Accettai, ovviamente. Così a 17 anni partii per Roma insieme a mia madre, in totale incoscienza: non avevo studiato neanche le battute del film. Arrivai. Mi presentai. E trovai una persona calma, sorridente che invece di un classico provino mi scelse dopo una sorta d’intervista.
Grazie al successo di Sapore di mare, Isabella diventa famosa e ricercatissima. Nel 1985 decide di posare nuda per l’edizione italiana di Playboy, una scelta che in molti criticano, ma che lei non rinnega. Piano piano però nasce l’esigenza di essere qualcosa di più di una bella ragazza.
Venivo dalla campagna e se diventi famosa così giovane hai più responsabilità verso quello che rappresenti. Dopo Sapore di mare, mi sentivo bloccata, mi offrivano solo film leggeri. Sono andata in Francia e ho fatto film d’autore, ma ero sperduta. Stavo a casa di Monica Bellucci, che era già la Bellucci, e io facevo un cinema molto poco pagato. Mi chiudevo nelle cabine a gettoni e chiamavo la mia analista.
Dopo qualche pellicola leggera, nel 1988 viene scelta da Marco Tullio Giordana per Appuntamento a Liverpool, la sua prima parte più impegnata. Seguiranno Willy Signori e vengo da lontano e Cronaca di un amore violato, ma la svolta arriva nel 1995. Isabella Ferrari vince infatti la Coppa Volpi per la miglior attrice non protagonista per la sua interpretazione in Romanzo di un giovane povero di Ettore Scola. Nel 2000 e nel 2001 è protagonista delle prime due stagioni della serie televisiva Distretto di polizia: sul set si innamora del regista Renato De Maria.
Già madre di Teresa, nata dalla relazione con l’imprenditore Massimo Osti, nel 2005 Isabella Ferrari sposa Renato De Maria. Così ha descritto al Corriere la loro relazione, fondata sulla libertà:
In maniera miracolosa eravamo amici prima e lo siamo ancora. Ci siamo creati nostri spazi nella famiglia, andiamo in vespa a vedere i film in lingua originale. È bello invecchiare rimanendo giovani. Ed è bello anche sapersi annoiare da soli, altrimenti la famiglia e il lavoro assorbono tutto.
Nel 2005 Isabella Ferrari è la protagonista dei film Amatemi, diretto dal marito. Seguiranno, tra gli altri, La lingua del santo di Carlo Mazzacurati, Il seme della discordia di Pappi Corsicato, Saturno contro e Un giorno perfetto di Ferzan Özpetek, Caos calmo con Nanni Moretti e To Rome with Love di Woody Allen. Nel 2013 è diretta da Paolo Sorrentino nel film La grande bellezza. Nessuno resiste al suo fascino: tra i tanti corteggiatori, c’è stato anche Sean Penn, che lei ha però rifiutato:
Sulla terrazza di una mia ex casa, con tanti amici, secoli fa. Mi corteggiò, ma gli sfuggii. Lo sentivo aggressivo, violento. E non ho mai subito il fascino del regista o del produttore. Quando qualcuno ha provato a mettermi le mani addosso, sono sempre scappata.
Oltre alla primogenita Teresa, Isabella Ferrari ha anche due figli avuti con Renato De Maria: Nina e Giovanni. Per loro, l’attrice sogna un futuro qui in Italia:
Spero studino qui. Hanno fatto le elementari alla scuola inglese, ma sono felice di aver scelto per loro medie e un liceo classico pubblici e difficilissimi.
Vivo i piccoli momenti. Sento non di aver perso qualcosa, ma guadagnato in curiosità. Le mie giornate sono come prima, lavoro tanto ma, nonostante i farmaci, il dolore, le vivo con agilità. A volte, mettiamo un peso nelle cose che crea peso. E, oggi ogni giorno, vado al parco. Mi piace camminare, ma devi non aver più avuto l’uso delle gambe per capirlo.
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