Jill Tarter e le donne che si sono prese la Luna e tutto lo spazio
Jill Tarter e le altre: chi sono le donne che si sono prese "la rivincita" sugli uomini, abbattendo i cliché e conquistando lo spazio.
Jill Tarter e le altre: chi sono le donne che si sono prese "la rivincita" sugli uomini, abbattendo i cliché e conquistando lo spazio.
“Oggi le donne esercitano le più svariate attività: sono diventate fantini, giocatrici di baseball, scienziate atomiche, dirigenti d’azienda e forse un giorno impareranno anche a parcheggiare la macchina“.
Questo aforisma racchiude perfettamente quello che è uno dei cavalli di battaglia del pensiero maschilista e dell’estenuante battaglia dei sessi; del resto, storicamente la dicotomia uomo/donna si è portata dietro stereotipi legati ad abitudini, stili di vita, attività che sono da sempre state inquadrate come “maschili” o “femminili”, con conseguente, facile ironia legata proprio all’incapacità del sesso opposto di portarle avanti.
La questione del “lavoro da uomini” vs “lavoro da donna” non è ancora completamente superata, e ci sono servite donne importanti per cambiare, seppur parzialmente, le carte in tavola. Prendiamo la questione spazio. Ciò che ha sempre affascinato il genere umano, ovvero scoprire cosa c’è al di là del pianeta Terra, studiare gli astri ed esplorare nuovi pianeti, spesso anche alla ricerca di altre forme di vita, è idealmente legato all’essere uomini.
Il mondo dell’astronomia, della scienza, dell’astrofisica, ha avuto anche eccellenze femminili, donne che si sono distinte non solo compiendo lavori eccezionali nei rispettivi campi, ma soprattutto arrivando a scoperte che hanno cambiato il genere umano e il corso della storia. Se uomini sono stati, ad esempio, i primi a mettere piede sulla Luna (Buzz Aldrin e Neil Armstrong), uomini la maggior parte di coloro che lavorano alla Nasa, gli ingegneri, i tecnici, la storia di Jill Tarter vale la pena di essere raccontata: lei, astronoma statunitense classe 1944, è stata la prima a proporre, nella sua tesi di dottorato, il termine di nana bruna, nel 1975.
Jill nella sua vita ha seguito moltissimi, importanti progetti scientifici, la maggior parte dei quali riguardanti le ricerche sulla vita extraterrestre, condotte presso il SETI dal Cyclops Report della Nasa.
È stata direttrice del Centro di Ricerca SETI del SETI Institute a Mountain View in California, del Project Phoenix (riconfigurazione HRMS) sotto il patrocinio del SETI Institute, pubblicando, nella sua lunga attività, dozzine di documenti tecnici e conferenze focalizzate sulla ricerca di intelligenze extraterrestri e sul bisogno di una corretta educazione scientifica.
Nella sua carriera, durata 35 anni e interrotta con il ritiro solo nel 2012, Tarter vinse, fra gli altri, un Lifetime Achievement Award da parte di Women in Aerospace nel 1989, un Telluride Tech Festival Award of Technology nel 2001, due medaglie del servizio pubblico da parte dalla Nasa, un TED Prize nel 2009. C’è di più: l’asteroide della fascia principale 1999 TJ16, scoperto nel 1999, nel 2005 è stato denominato in suo onore 74824 Tarter dall’Unione Astronomica Internazionale.
A lei è stato anche dedicato un libro, Contact, di Carl Sagan, da cui è stato tratto il film omonimo, dove Jill era interpretata da una magnifica Jodie Foster.
Sugli alieni, e sulla paura che l’idea degli extraterrestri hanno da sempre instillato nelle persone, fomentata anche dalla cultura di massa basata su film, libri e serie tv, Jill ha detto:
Spesso gli alieni dei film di fantascienza dicono di più su di noi che su se stessi…. Mentre Sir Stephen Hawking ci ha avvertiti che la vita degli alieni potrebbe provare a conquistare o colonizzare la Terra io mi trovo rispettosamente in disaccordo. Se gli alieni fossero in grado di visitare la Terra vorrebbe dire che loro avrebbero capacità tecnologiche abbastanza sofisticate da non avere bisogno di schiavi, cibo o altri pianeti. Se gli alieni verrebbero qui sarebbe semplicemente per esplorare. Considerando l’età dell’universo, probabilmente non saremmo nemmeno il loro primo incontro extraterrestre. Dovremmo guardare film come Men in Black III, Prometheus e Battleship’ come divertimento e metafore per le nostre stesse paure, ma non dovremmo considerarli dei precursori delle visite aliene.
Jill, in generale, ha sempre avuto un approccio diverso rispetto alle altre forme di vita ipoteticamente esistenti, ritenendo che l’assillo dietro alla domanda “Siamo soli?” condizioni più la vita stessa degli esseri umani, come spiegato il 20 ottobre, 2006, durante il podcast del Point of Inquiry.
Gli umani avranno un punto di vista differente riguardo l’essere umano se e quando sapremo la risposta alla domanda:’Siamo soli?’
Come lei, molte altre sono le donne che hanno seguito le proprie passioni, fossero esse quelle di viaggiare nello spazio o di osservare le stelle; in gallery, abbiamo raccolto alcune delle più famose.
Per tutti ormai è AstroSamantha, perché l’ingegnere, aviatrice e astronauta milanese è entrata nei cuori di tutti i noi diventando la prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea.
Con la missione ISS Expedition 42/Expedition 43 Futura del 2014-2015 ha stabilito il record europeo e il record femminile di permanenza nello spazio in un singolo volo (199 giorni), quest’ultimo superato nel settembre 2017 dalla statunitense Peggy Whitson.
L’astrofisica fiorentina ha insegnato a lungo astronomia all’Università di Trieste, ed è stata la prima donna italiana a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste dal 1964 al 1987, portandolo a un ruolo di prestigio a livello internazionale.
Ma Margherita Hack è stata anche direttore del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Trieste dal 1985 al 1991 e dal 1994 al 1997, membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei (socio nazionale nella classe di scienze fisiche matematiche e naturali; categoria seconda: astronomia, geodesia, geofisica e applicazioni; sezione A: Astronomia e applicazioni) e, per lungo tempo, membro dei gruppi di lavoro dell’ESA e della NASA.
Katherine Johnson ha avuto un ruolo fondamentale nell’aeronautica statunitense e nei programmi spaziali, già dal primo utilizzo dei computer elettronici digitali da parte della NASA. È conosciuta per il lavoro accurato nella navigazione spaziale computerizzata, e per il ruolo tecnico dirigenziale alla NASA: ha calcolato per anni le traiettorie delle orbite, paraboliche e iperboliche, le finestre di lancio e i percorsi di ritorno di emergenza per molti voli, al Project Mercury, incluse le prime missioni NASA di John Glenn, Alan Shepard, le traiettorie di inserzione lunare nei voli lunari del programma Apollo e ha poi continuato con il programma Space Shuttle, con la progettazione dei primi piani per la missione su Marte. A lei e alle sue colleghe è dedicato il libro Il diritto di contare.
È morta il 24 febbraio 2020, a 101 anni.
Fabiola Gianotti, fisica, è stata da poco riconfermata direttrice del CERN di Ginevra, in cui è entrata nel 1987 lavorando su vari esperimenti, tra cui UA2 al Super Proton Synchrotron (SPS) e ALEPH al LEP, il precursore di LHC. È la prima volta che si ha una riconferma nell’istituto ginevrino, che non prevede il secondo mandato nel proprio statuto.
La sua più importante scoperta, fatta il 4 luglio 2012 insieme a Joseph Incandela, portavoce dell’esperimento CMS, è stata la particella compatibile con il bosone di Higgs.
Nel 2013 le sono stati assegnati il Premio Nonino, per “l’eccellenza di una ricerca che ha un potenziale immenso, ma purtroppo è spesso umiliata nel nostro paese”, il Premio Enrico Fermi dalla Società Italiana di Fisica, mentre Forbes l’ha inserita al settantottesimo posto nella lista delle 100 donne più potenti al mondo.
Prima donna in Italia a laurearsi in Ingegneria aerospaziale presso il Politecnico di Milano, con 100 e lode, Amalia è una delle massime esperte internazionali in ingegneria aerospaziale, consulente scientifico della NASA, dell’ASI e dell’ESA, ed è stata Principal Investigator responsabile dello strumento SD2 sulla sonda spaziale Rosetta.
Classe 1937, è stata la prima donna nello spazio: già paracadutista, nel 1962 ha partecipato all’esame di assunzione per il primo gruppo di donne cosmonaute, superandolo con merito e iniziando così l’addestramento.
Valentina venne lanciata, il 16 giugno 1963, a bordo di Vostok 6, dal cosmodromo di Bajkonur per una missione nello spazio durata quasi tre giorni interi, durante la quale ha effettuato 49 orbite terrestri. Quale comandante di una navicella spaziale scelse il nomignolo di Чайка (Čajka, “gabbiano”) per i collegamenti via radio. Il 19 giugno la Tereškova atterrò nelle vicinanze di Novosibirsk, dove venne accolta dalla folla, mentre pochi giorni dopo le venne conferito a Mosca il titolo di Pilota-cosmonauta dell’Unione Sovietica.
Del primo gruppo di donne cosmonaute selezionato nel 1962, la Tereškova fu l’unica a volare nello spazio. Le venne dedicato un francobollo nel 1963, e dopo la carriera da cosmonauta decise di buttarsi in politica, diventando presidente del comitato donne dell’Unione Sovietica nel 1968, membro del Comitato Centrale del PCUS nel ’71, e facendo poi parte, a partire dal 1974, del Presidium del Soviet Supremo prima e della Commissione per l’educazione, la scienza e la cultura dell’Unione Sovietica, di cui fu vicepresidente dal 1976.
Fisica italiana, la sua ricerca si fonda principalmente sulla fisica astroparticellare. Nel 2009 il Consiglio direttivo dell’INFN la elegge Direttore del Laboratorio Nazionale del Gran Sasso (LNGS) dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), facendola diventare così la prima donna a ricoprire tale ruolo, che mantiene fino al 2012.
Durante il suo incarico è stata tra i protagonisti della scoperta delle oscillazioni dei neutrini con l’esperimento Opera, iniziato con l’invio di neutrini da parte del CERN di Ginevra verso il Gran Sasso.
Il 31 marzo del 2010 è stata nominata Commendatore al merito della Repubblica italiana dal presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, mentre attualmente fa parte dell’esperimento JUNO, apparato sotterraneo in costruzione nella Cina Meridionale a 43 Km dalla città di Kaiping nella provincia di Guangdong che sarà operativo nel 2020.
La prima donna, o almeno una delle prime, a interessarsi dei misteri dello spazio è stata però Ipazia da Alessandria, matematica, astronoma e filosofa greca, che Rachel Weisz ha reinterpretato, nel 2009, nel film Agora.
Istruita dal padre, Ipazia divenne persino migliore di lui nello studio della matematica e dell’astronomia, tanto che il filosofo bizantino Damascio scrisse di lei che “Fu di natura più nobile del padre, non si accontentò del sapere che viene dalle scienze matematiche alle quali lui l’aveva introdotta, ma non senza altezza d’animo si dedicò anche alle altre scienze filosofiche“.
Matematica, astronoma e filosofa, Ipazia poteva succedere al padre nell’insegnamento di queste discipline nella comunità alessandrina, nel glorioso Museo fondato quasi 700 anni prima da Tolomeo I Soter.
Le fonti antiche le attribuiscono sicuramente un commentario a un’opera di Diofanto di Alessandria, che dovrebbe essere, secondo gli interpreti, l’Arithmetica, e un commentario alle Coniche di Apollonio di Perga, mentre gli studiosi sono divisi nel ritenere se abbia scritto un Canone astronomico: la notizia di Suda.
La mancanza di ogni suo scritto rende problematico stabilire il contributo effettivo da lei prodotto al progresso del sapere matematico e astronomico della scuola di Alessandria, anche se il suo principale allievo, Sinesio, ha rivendicato alcuni perfezionamenti nello studio delle discipline matematiche compiuti proprio da lei. Fu uccisa da una folla di cristiani in rivolta, diventando una martire pagana.
Cosa ne pensi?