Joan Crawford, il tormento di dover essere perfetta
Bella, talentuosa, intelligente e tenace: rappresentava la quintessenza del glamour hollywoodiano, anche nel suo disperato tentativo di restare diva per sempre
Bella, talentuosa, intelligente e tenace: rappresentava la quintessenza del glamour hollywoodiano, anche nel suo disperato tentativo di restare diva per sempre
Perfetta incarnazione del glamour hollywoodiano, Joan Crawford non era solo una diva. Era una leggenda vivente. La sorte l’aveva baciata, donandole un’intelligenza naturale, una forza esplosiva, un corpo elegante da ballerina e un viso indimenticabile, quasi fosse stato scolpito per emulare il volto perfetto di una dea greca.
Un volto perfetto da ogni inquadratura della macchina cinematografica, che era diventato per lei un’ossessione. Quando negli anni Quaranta apparvero le prime rughe, Joan Crawford non si rassegnò. La sua fissazione per la beauty routine è ben documentata da articoli, interviste e dalla sua stessa autobiografia, My way of life.
Mi sono convinta del fatto che odio le cose che mi fanno male, come il cibo grasso, stare sveglia fino a tardi e le persone aggressive, al primo posto della mia lista. Sono amica di me stessa, così faccio solo le cose che mi fanno del bene, altrimenti non potrei far bene agli altri. […] Non che non lavori duramente. Quello che esigo da me stessa è incredibile. Mi aspetto la perfezione. La ottengo, in rari momenti, ma sono comunque troppo pochi.
Come ricorda un recente articolo di Bustle, ogni giorno Joan applicava un impacco di acqua ghiacciata sul viso per quasi mezz’ora. Ed era solo l’inizio. Non sorprende quindi la sua ritrosia nel calarsi dei panni della star invecchiata e costretta sulla sedia a rotelle in Che fine ha fatto Baby Jane?, nel 1962. La sua costar Bette Davis ricordò come un inferno le sedute al trucco della collega, che duravano ore e ore.
Era una continua battaglia per non farla sembrare fantastica. Voleva che i suoi capelli fossero ben acconciati, che i suoi abiti fossero bellissimi e le unghie dipinte di rosso. Nonostante interpretasse la parte di un’invalida chiusa in una stanza per vent’anni, voleva sembrare attraente. Ma si sbagliava.
Dopo il successo del film, Hollywood si rese conto che c’era un modo per sfruttare anche le attrici in declino, oltre alle nuove e giovani starlette del momento. Con grande sadismo, nacque così un filone di gialli e horror interpretati dalle vecchie glorie del passato, come Ava Gardner, Gloria Swanson e Lana Turner, considerate ormai perfette per interpretare i ruoli delle perfide matrigne, delle assassine e delle psicopatiche.
La stessa Joan Crawford cedette di nuovo a quel genere di ruolo, recitando in una lunga serie di film di serie B. Scivolò così lentamente e con grazia nell’oblio da cui per tutta la sua carriera aveva tentato di tenersi lontana.
Sfogliate la gallery per ripercorrere la carriera di Joan Crawford…
Lucille Fay LeSueur, vero nome di Joan Crawford, nasce il 23 marzo del 1904 a San Antonio, in Texas. Non esiste però un certificato di nascita ufficiale, motivo per cui lei stessa per tutta la sua carriera continua a sostenere di essere nata nel 1908.
Joan cresce in povertà, soprattutto dopo l’abbandono del padre. Rimasta sola con i figli, sua madre è costretta a lavorare in casa come lavandaia. Nel 1922, ancora bambina, Joan inizia a partecipare a gare di Charleston, che presto la portano sui palcoscenici di New York, dove nel 1924 viene notata da un produttore della MGM e scritturata.
Il boss della MGM, Louis B. Mayer, riconosce il suo potenziale e le suggerisce di cambiare nome. Nasce così un concorso pubblico su una rivista, con un montepremi di 1.000 dollari, che porta alla nascita del nuovo nome: da quel momento diventa Joan Crawford.
Minuta e con il viso ricoperto di lentiggini, prontamente coperte perché considerate un difetto estetico, sul Grande Schermo Joan Crawford sembra più alta e più “diva”.
Come sia la vera donna dietro la maschera resta un mistero, ma certo è che i film in cui recita diventano un successo al botteghino, come Grand Hotel del 1932, vincitore dell’Oscar come Miglior Film.
Durante tutta la sua vita, Joan si sposa quattro volte, con gli attori Douglas Fairbanks Jr., Franchot Tone e Phillip Terry, ma anche con il presidente della Pepsi-Cola Alfred Steele. Qualcuno sostiene però che il suo grande amore (nascosto) sia Clark Gable, con cui lavora in otto film. Quando nel 1942 Carole Lombard, moglie dell’attore, muore tragicamente in un incidente aereo, è proprio Joan Crawford a sostituirla nel film Tutti baciarono la sposa.
Joan adotta tre figlie, Christina e le gemelle Cathy e Cindy, come madre single, a quel tempo proibito dalla California. Lo fa per vie illecite, ma riesce a sfuggire alla legge. Adotta anche un maschio, quando è sposata con Phillip Terry, e per un breve periodo il piccolo viene chiamato Phillip Terry II. Quando il matrimonio finisce, il nome viene cambiato in Christopher Crawford.
Nonostante nella prima metà degli anni Trenta fosse stata una delle star che fruttavano più soldi alle case di produzione di Hollywood, dal 1938 viene chiamata “box-office poison”, ovvero “veleno per il botteghino”. Tutti i suoi film vanno male e lei per un po’ si eclissa. Poi, nel 1945, accetta il ruolo da protagonista in Il romanzo di Mildred, già rifiutato dalla nemesi Bette Davis. Ed è, nuovamente un successo, che la porta a vincere il suo unico Oscar come Miglior Attrice.
Dopo l’Oscar, fino alla fine degli anni Cinquanta Joan Crawford vede la sua fama tornare alle stelle. Nel suo periodo di rilancio, recita in pellicole di successo come L’amante immortale di Otto Preminger.
Dopo Che fine ha fatto Baby Jane?, nel 1962, forse il suo ruolo più famoso di sempre, Joan Crawford recita solo in piccoli film semi sconosciuti. Muore nel 1977, dopo un infarto, lasciando i pochi soldi rimasti solo alle due gemelle adottate.
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