Gli scacchi per le donne sono come la matematica. Al centro di un gravissimo pregiudizio. Un luogo comune, giunto perfino ai nostri giorni, vuole che matematica e scacchi siano roba da maschi. In realtà è proprio a causa di questo stereotipo che, mentre i maschi possono essere incoraggiati maggiormente in queste due discipline, non altrettanto e non sempre questo avviene per le femmine. Parola di Judit Polgar, la più giovane Grande Maestro di scacchi della storia.
Nel 2015, lo scacchista Nigel Short (che è stato battuto da Judit Polgar più volte), ha affermato che gli scacchi siano una cosa da uomini, perché le donne hanno un differente tipo di intelligenza e, analogamente, non sanno parcheggiare. Così, in un’intervista al Time, Polgar ha dovuto ricordare quanto, in tutti i suoi anni di attività negli scacchi, abbia dimostrato come donne e uomini siano capaci di giocare allo stesso modo. E che gli scacchi non siano una questione di genere.
Si tratta di essere intelligenti – ha spiegato Polgar – Sono cresciuta in quello che era uno sport dominato dagli uomini, ma i miei genitori hanno cresciuto me e le mie sorelle perché credessimo che le donne sono in grado di raggiungere lo stesso risultato dei nostri concorrenti maschi, se hanno le giuste e le stesse possibilità. Ogni volta che parlo con i genitori o con i bambini, li incoraggio al fatto che, se ci credono, se ci lavorano, se ci si dedicano davvero, allora possono farcela. Non importa che siano maschi o femmine.
E Judit Polgar se ne intende di scacchi nell’infanzia: non solo lei è stata una campionessa fin da giovanissima, ma ha creato la Judit Polgar Chess Foundation, che promuove l’idea degli scacchi come strumento educativo. La scacchista afferma inoltre di vedere oggi lo stesso numero di ragazze e di ragazzi che si approcciano al suo sport preferito. Gran parte del merito, come afferma lei stessa, è il modo con cui l’hanno cresciuta i suoi genitori, in particolare il padre Laszlo, che entrò in conflitto con le autorità ungheresi per educare le figlie in casa, convinto che geni si diventa, non si nasce, e che gli scacchi, così come altre discipline creative, vadano incoraggiate nei bambini al di là del loro genere. Lo ha raccontato la stessa Judit in un’intervista a Chess.
Laszlo e la sua famiglia incontrarono quindi una ferma opposizione in Ungheria: a lui, alla moglie e alle figlie furono ritirati i passaporti e la federazione di scacchi ungherese esercitò molte pressioni affinché le ragazze fossero iscritte solo nelle sezioni femminili delle competizioni. Divenne un problema per Zsuzsa, la sorella maggiore di Judit, poter competere a livello internazionale: non poteva spostarsi senza passaporto e la sua carriera negli scacchi non ha avuto la svolta che avrebbe meritato. Le cose hanno iniziato a cambiare nel 1986, quando le tre giovani Polgar iniziarono a ottenere molti risultati importanti, e poi dal 1989 i confini furono aperti e nessuno mise più in discussione i loro passaporti. A queste difficoltà politiche, se ne sono aggiunte però alcune culturali per Judit Polgar.
Ricordo vividamente il campionato nazionale ungherese del 1991 – ha spiegato a Chess – che ho vinto davanti a tutti i migliori maestri maschili ungheresi. Nessuno nella comunità degli scacchi ungherese credeva che avrei potuto farlo fino all’ultimo momento. Ma all’inizio della mia carriera, essere una ragazza è stato sicuramente un enorme svantaggio. Ogni volta che ho segnato bene in un torneo serio, la gente diceva: «È successo per caso; non dovremmo prenderla sul serio. Il suo punteggio potrebbe essere alto ma lo perderà molto velocemente».
Classe 1976, Judit Polgar non ha mai partecipato a tornei femminili, a differenza delle sorelle Zsuzsa e Zsofia, che sono rispettivamente Gran Maestro e Maestro Internazionale di scacchi. Judit ha sconfitto numerosi campioni molto celebri, tra cui Gerry Kasparov e Anatolij Karpov. È sposata con un veterinario, Gusztav Fonts: i due hanno avuto due figli: Oliver, nato nel 2004, e Hanna, nata nel 2006.
Essere una ragazza per Judit Polgar ha anche avuto un impatto sull’incontro tra il mondo degli scacchi e la propria vita privata. Il fatto di avere un compagno e di avere dei figli ha continuato a distorcere la percezione che il pubblico che aveva di lei, come se una donna non possa essere una grande campionessa di scacchi anche perché, secondo i pregiudizi nel sistema della società patriarcale, la donna è preposta all’accudimento della casa e alla cura dei figli. Al di là della “predestinazione” femminile secondo il patriarcato, non è parimenti detto che una donna non possa voler avere una carriera ed essere al tempo stesso una brava mamma che cura i figli.
Penso di aver confuso molte aspettative della gente in merito – ha confessato ancora Judit a Chess – Non appena il mio ragazzo (ora mio marito) si è presentato per la prima volta in un torneo, la gente diceva: «Ora ha una relazione, non rimane molto per la sua carriera». Ma poi ci siamo sposati e con il suo sostegno sono entrato nella top 10. E poi la gente si aspettava che la mia carriera finisse quando avevo figli, ma continuavo a tornare.
Sfogliamo insieme la gallery per scoprire la quotidianità di Judit Polgar, la beneficenza e i pregiudizi contro le donne che vuole abbattere.
Istruzione e autostima per le ragazze
Dobbiamo pensare a rafforzare la futura generazione di ragazze – ha scritto su Instagram – con l’istruzione, l’autostima, i sogni e la visione per il futuro. Rispettate voi stesse e gli altri faranno altrettanto.
Contro le differenze negli scacchi
Judit ha incontrato i giovani studenti di una scuola in India per una lezione di scacchi per beneficenza. La scacchista sostiene il movimento #MoveforEquality, che mira ad abbattere i pregiudizi negli scacchi in base al colore della pelle. Non si tratta, come ha scritto qualcuno, di sovvertire le regole del gioco e far muovere i pezzi neri prima di quelli bianchi, ma di cambiare le regole nella società globale in modo che tutte le persone abbiano le stesse opportunità e non siano discriminate rispetto alla propria etnia.
Esaltare la diversità
Qui Judit riceve l’European Chess Legend Award a Montecarlo.
È meraviglioso celebrare gli scacchi nella diversità – scrive su Instagram – Gli scacchi hanno un indimenticabile passato ma anche un più grande futuro nel prossimo decennio per fare la differenza per la prossima generazione.
Gli scacchi ci uniscono
Judit usa spesso l’hashtag #chessconnectus, che significa «gli scacchi ci uniscono». Non importa il nostro genere, la religione, il colore della pelle.
Tra i giganti
Uno scatto giovanile di Judit tra grandi maestri molto affermati degli scacchi. Judit è la ragazza con la maglia verde.
Amore e rispetto
Oltre che un grande sport, per Judit gli scacchi sono anche un mezzo per diffondere amore e rispetto per gli altri esseri umani.
In spiaggia
Uno scatto divertente: Judit ha questo asciugamani-scacchiera, con cui sfida giocatori di scacchi amatoriali, che non la conoscono, in spiaggia. E naturalmente utilizza l’occasione per insegnare e dare consigli.
Alle Olimpiadi
Con la sorella alle Olimpiadi del 1988 in Grecia, dove vinse la medaglia d’oro negli scacchi.
Set da scacchi
Judit è appassionata di set da scacchi originali, artigianali o comunque particolari.
- Storie di Donne
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