Su due ruote è la donna dei record. Si tratta di Juliana Buhring, una ciclista la cui storia è rappresentativa per forza di volontà e pervicacia. Tra i suoi traguardi principali quello di essere stata inserita nel 2012 nel Guinness dei Primati per essere la donna più veloce e fare il giro del mondo. L’anno successivo ha preso parte alla prima Transcontinental Race e nel 2014 ha vinto la Trans Am Bike Race, arrivando quarta in classifica e prima tra le atlete donne.
È un mondo fatto di numeri quello di Juliana, che parla di chilometri percorsi ma anche di tempo, di moltissime ore, in sella. E che non si ferma. Nel 2021 è stata infatti alle prese con la Two Volcanos Sprint, corsa che si svolge tra l’Etna in Sicilia e il Vesuvio, che oggi è molto vicino a casa sua, dato che vive sulla costiera amalfitana ed è innamorata di un napoletano.
C’è un lato benefico nelle corse in bicicletta di Juliana Buhring, oltre il fatto atletico: ogni corsa, ogni tappa delle sue gare, è dedicata a qualcuno, a una raccolta fondi, per esempio verso persone che hanno bisogno di cure per il cancro che non possono permettersi. Ha anche una fondazione grazie alla quale raccoglie fondi da destinare all’infanzia.
E benché sia così brava e così veloce, spesso Juliana si ritrova a fare i conti con il dolore fisico, quello che racconta attraverso il suo profilo Instagram, in cui tra le immagini di splendidi panorami e prodotti tipici della Campania, troviamo anche lividi e ferite, una testimonianza di come il ciclismo endurance che lei pratica non sia solo una disciplina affascinante e romantica, ma anche molto dura.
Non ho fatto il giro del mondo perché mi piaceva andare in bicicletta – ha raccontato in un articolo su Il Tempo – Ho cominciato ad andare in bicicletta perché volevo fare il giro del mondo.
Juliana ha anche scritto un libro molto importante, perché ha contribuito a svelare ciò che accadeva nella setta dei Bambini di Dio in cui era nata e cresciuta. E il volume è anche riuscito a distruggere la setta a partire dalla dissuasione a nuove adesioni. Oggi la setta non esiste più anche e soprattutto grazie a lei.
Controvento - Il mio giro del mondo in bicicletta di Juliana Buhring
Sfogliamo insieme la gallery per conoscere la storia di Juliana Buhring.
La famiglia e l’infanzia
I genitori di Juliana si chiamavano Christopher e Serena. Erano adepti di una setta: i Bambini di Dio. Quando Juliana aveva 3 anni, la madre dovette lasciarla per ordine del capo della setta, e lei crebbe in questa comune sperimentando sulla sua pelle violenze psicologiche e abusi.
A tre anni – ha raccontato a Il Tempo – mi hanno tolta dalla famiglia. Vivevo nella comune, organizzata come un campo di addestramento militare. Ci istruivano per formare una razza pura, lontana dalla corruzione del mondo esterno. Un gigantesco esperimento dove le cavie eravamo noi. Subivamo abusi fisici e psicologici, sono stata trasferita in diversi campi, in almeno trenta Paesi, in Europa, Africa, Asia, sempre lontano dai parenti.
La fuga
Quando la sorella Davida è morta, Juliana, che intanto aveva compiuto piccole fughe, a 22 anni decise di scappare per sempre dalla setta, grazie alla rete di conoscenze esterne che aveva costruito nel tempo. Dopo fu raggiunta dalle sorelle Celeste e Kristina, con le quali ha scritto il libro Not Without My Sister.
Ho cominciato a raccogliere tutta la mia vita in un libro perché volevo che scoppiasse una bomba – ha detto a Il Tempo – E denunciare tutto, soprattutto per salvare chi era ancora dentro, a partire dalla mia famiglia: 18 tra fratelli e sorelle.
Il giro del mondo
Dopo il suo primo giro del mondo in bici, Juliana effettua un suo giro personale a tappe, in base alle gare che deve disputare. Ha visto l’intero pianeta su due ruote tante volte da quella prima nel 2012 ma non tutto in una volta.
Vorrei fare di nuovo il giro del mondo, stavolta in meno di 100 giorni
ha detto ancora a Il Tempo.
L’amore per la bicicletta
Ha iniziato a pedalare a 30 anni, ma da allora non si è più fermata.
L’amore per il sud Italia
Residente in costiera amalfitana, gestisce un b&b e produce frutta, verdura e ortaggi per autoconsumo. Ma anche la trasformazione dei cibi tipica del Mezzogiorno la affascina.
Andrea
Andrea è uno dei suoi migliori amici animali: è infatti un asinello con cui appare in diversi scatti. Juliana ama molto la natura e gli animali.
I libri
Ha scritto due libri: c’è Not Without My Sister, edito in Italia con il titolo di Essere innocenti e attualmente introvabile, e Controvento – Il mio giro del mondo in bicicletta.
Travel blogger involontaria
Nelle foto che Juliana pubblica su Instagram, si possono ammirare splendidi panorami, da tutto il mondo, come Giappone, Stati Uniti e così via, ma soprattutto del Sud Italia. Così Juliana è una travel blogger involontaria su due ruote.
Contro l’odio e le armi
In un periodo come quello in cui viviamo, in cui violenza e armi dominano le cronache, soprattutto negli Stati Uniti in cui Juliana ha vissuto a lungo, l’atleta ha espresso il suo pensiero su Instagram.
Andare in bicicletta in giro per il mondo mi ha aiutata a vedere il nostro pianeta con occhi nuovi, a sfidare i preconcetti che avevo su me stessa, la società e altri individui. A causa della mia educazione insolita, ho sofferto per molti anni di una sensazione di disconnessione dalle altre persone; non sono stata mai capace di allontanare la sensazione di essere diversa, di non appartenere a una cerchia, e di isolarmi da quella che è essenzialmente l’esperienza umana. Ma più persone ho incontrato provenienti da contesti e culture diverse, più le ho ascoltate parlare delle cose che sono importanti per loro, più mi sono resa conto che mentre possiamo differire in alcuni dettagli, siamo tutti fondamentalmente connessi.
Cosa ne pensi?