Una giornalista, un’appassionata di moda, una talent hunter, una moglie e una Donna, Isabella Blow è stata un’icona degli anni novanta e lo sarà per sempre.

Isabella Blow è nata il 19 novembre del 1958 a Londra, la sua passione per la moda invece è nata quando, nel 1979, si è trasferita a New York per studiare arte cinese alla Columbia University. Qui iniziarono i suoi primi rapporti lavorativi e umani: prima con Guy Laroche, poi con la direttrice di Vogue, Anna Wintour e infine con il redattore capo Andrè Leon Talley, del quale è stata anche l’assistente. Tra i suoi più grandi successi lavorativi ci sono sicuramente gli anni da giornalista per il Tatler e il Sunday times Style.

Durante la sua vita Isabella Blow scoprì il talento di alcuni dei più grandi nomi del Fashion System: primo tra tutti lo stilista di cappelli Philip Treacy di cui lei fu la musa ispiratrice e la modella ufficiale di ogni sua creazione. Da quel momento i cappelli surreali dello stilista divennero un suo tratto inconfondibile, necessari, a suo dire, a conservare un po’ di privacy nella confusione del Fashion System.

Comprò l’intera prima collezione dell’esordiente Alexander McQueen, con il quale iniziò un rapporto lavorativo e umano. Lei stessa contribuì ad accrescere la brand awareness di cui oggi gode il marchio McQueen e contemporaneamente divenne una grande amica dello stilista. Sempre a lei è dovuta anche la scoperta delle modelle Stella Tennant e Sophie Dahl.

La vita di Isabella Blow è stata continuamente influenzata da personaggi che hanno fatto della creatività il loro stile di vita: Philipp Treacy, Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat, solo per citarne alcuni. E come loro anche Isabella, chiamata Issie dagli amici più stretti, ha abbracciato l’arte in ogni sua forma durante tutta la sua vita.

Il disturbo bipolare, di cui pare soffrisse, che l’ha resa impotente di fronte alle difficoltà della vita, ha avuto la meglio durante i suoi ultimi anni. Diseredata dal padre, tradita dall’amico McQueen e colpita aggressivamente dalla sterilità, ha lasciato che tutte le delusioni della sua vita rendessero la sua anima ancora più friabile di quanto non lo fosse già, portandola a tentare più volte il suicidio.

Nel 2001 infatti, Alexander McQueen cedette il suo marchio a Gucci, escludendo Isabella dalle trattative nonostante fu lei la prima a negoziare il contratto con cui Gucci avrebbe acquistato il brand. Alla fine della trattative Blow non solo non ebbe alcun contratto ma si sentì anche abbandonata dal collega, in primis amico, McQueen.

La sterilità è stata per Isabella Blow un’altra enorme delusione: lei e il marito, Detmar Blow, tentarono per otto volte la fecondazione in vitro senza mai ottenere successo. Questo portò i due ad allontanarsi per circa un anno e mezzo, per poi riunirsi quando alla scrittrice fu diagnosticato un tumore alle ovaie.

Presa dalla depressione e diventata ormai preda di un mondo che prima l’aveva a lungo amata, Blow vide nel suicidio l’unica soluzione a tutti i suoi mali. Lo tentò la prima volta assumendo dei barbiturici e la seconda buttandosi dall’Hammersmith Flyover, dal quale ottenne “solo” la frattura di entrambe le caviglie.

Isabella Blow è morta il 7 maggio 2007 a Gloucester, Londra, dopo essersi avvelenata con un erbicida. Un suicidio che si è portato via un corpo afflitto e deluso, distinto nel tempo dall’inconfondibile caschetto nero e dai particolari cappelli scultorei. A noi è restato il magnifico ricordo di un’anima eccentrica, un po’ snob, a volte timida, con un sesto senso innato, ma tanto fragile e delicata da non mostrare mai la sua vera natura in questo strano e confusionario mondo.

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L'anima fragile di Isabella Blow nascosta sotto i suoi grandi cappelli eccentrici
Fonte: web
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