Il 25 maggio 2018 Federico si presenta sotto casa di Elisa, la ragazza che fino a poco tempo prima aveva condiviso con lui una storia d’amore tormentata, difficile, fatta di gelosia e di ossessioni. Non va da lei per supplicarla, come spesso accade, di tornare insieme, per farle promesse dei suoi cambiamenti e per giurarle di essere diverso, di non soffrire più per la sua possessività angosciante, di aver voltato pagina. Va da lei e le spara tre volte, con quella pistola per cui aveva avuto il porto d’armi appena dieci giorni prima, mentre tutti gli altri lo credevano al poligono ad esercitarsi.
Poi, con il corpo ormai senza vita della ex fidanzata, Federico raggiunge con l’auto San Miniato, in provincia di Pisa, e lì si spara, uccidendosi.
È l’ennesima tragedia del “troppo amore“, quella di questi due ragazzi belli, giovani, che forse avevano fatto solo lo sbaglio di incontrarsi?
Già, Federico ed Elisa si erano conosciuti due anni prima, nel 2016: lei commessa in un negozio di Firenze, lui calciatore con le aspettative di una promettente carriera all’estero falciate da un brutto infortunio che l’avevano costretto al rientro in Italia e alle serie minori, a soli 23 anni. Elisa era più grande di cinque anni, Federico ne era rimasto folgorato e l’aveva corteggiata, fino al “cedimento” di lei.
Ma erano, forse, sbagliati l’una per l’altro, come abbiamo detto; perché quella storia, nei successivi due anni, ha più ombre che luci, più momenti di crisi che di felicità, è un lungo, snervante tira e molla dove, come (troppo) spesso accade, lei non riesce a trovare la forza per staccarsi definitivamente da un “amore” opprimente e lui non accetta l’idea di perdere il controllo sulla fidanzata.
Elisa trova il coraggio per rompere con Federico, ma la sua, dopo la fine della relazione, è solo una tranquillità apparente; perché lui non le dà pace, continua a soffocarla, al punto che le amiche e i parenti della ragazza sono preoccupati.
E hanno ragione, perché l’epilogo, quello di cui abbiamo parlato all’inizio, è quello, tremendo, del 25 maggio.
Al dolore per la scomparsa di Elisa, alla rabbia derivata dall’incapacità di proteggere una sorella, una figlia, un’amica dalla furia soffocante di un compagno sbagliato, allo sconforto di fronte all’ennesimo femminicidio, l’ennesima tragedia annunciata, per la famiglia della giovane si è prospettata anche un’assurda beffa.
Quella di una fondazione, aperta dal padre di lui, Maurizio Zini, dedicata non alla memoria di Elisa, ma a quella di Federico. Alla memoria dell’assassino di una ragazza la cui unica colpa è stata voler tagliare il filo che la teneva legata, come un cane alla catena, a un fidanzato troppo geloso e possessivo per riuscire a dare quell’amore che lei cercava.
Ne ha parlato anche Selvaggia Lucarelli, in un post su Facebook.
Poco importa se, al funerale di Federico, le parole per ricordarlo parlavano di lui come di un ragazzo “veramente perbene e solare”, dicevano “chi ti ha conosciuto sa quali valori portavi nel cuore, eri per tanti aspetti fuori dagli standard attuali”, oppure “sei stato un ragazzo dedicato e orientato ai veri valori della famiglia… Una cosa però non avresti dovuto fare: compiere questo tragico gesto per il quale chiediamo perdono”. Tutto ciò che di buono Federico aveva fatto nella sua giovane vita lo ha cancellato con quel gesto, con quella follia.
Ogni sua azione lodevole, buona, meritevole, è stata annullata, annientata dalla furia con cui ha deciso di essere giudice e boia della sua ex fidanzata, di quella ragazza che avrebbe dovuto solo amare e che invece non solo non era stato in grado di proteggere, ma che ha addirittura ucciso con le sue stesse mani.
Per fortuna, a bloccare quella che, per la famiglia Amato sarebbe stato un assurdo ossimoro, una feroce umiliazione, è intervenuto il consiglio comunale di Prato, il quale, anche a seguito delle proteste decise – soprattutto attraverso una petizione online – ha deciso, all’unanimità, di dare parere contrario all’intitolazione a Federico della fondazione.
Come riporta un articolo di notiziediprato.it, un ordine del giorno presentato dal consigliere comunale Marco Sapia e poi sottoscritto da tutti i gruppi consiliari, ha infatti trovato il parere unanime di tutti, bloccando di fatto l’intitolazione della Fondazione contro la violenza sulle donne e in aiuto ai bambini in difficoltà a nome di Federico Zini.
Si sono conosciuti nel 2016
Elisa aveva 28 anni, Federico 23, quando si sono conosciuti, nel 2016.
Lei lavorava in un negozio di abbigliamento in un centro commerciale di Firenze, lui aveva iniziato la sua carriera di calciatore nelle giovanili dell’Empoli e, dopo alcune esperienze in Lega Pro e in serie D, aveva deciso di cercare fortuna all’estero: aveva giocato in Mongolia, a Malta, nelle Filippine e in Bulgaria, prima di rientrare in Italia, dopo un brutto infortunio.
Giocava come attaccante nel Tuttocuoio, in serie D.
Lei amava i cani, lui aveva aperto una Onlus
Elisa aveva una mini laurea in educazione cinofila; Federico, dopo l’infortunio, aveva creato la pagina Instagram Un pallone per il sorriso, dove venivano messe all’asta le maglie dei calciatori il cui ricavato andava in beneficenza a favore di ‘Make a Wish’.
Quando frequenti molti ospedali – raccontava Federico al giornale online ‘Gol di Tacco’, come riporta La Nazione – e vedi tantissime persone che sorridono, anche se hanno problemi più seri del mio, questo mi ha dato l’idea di far qualcosa per regalare sorrisi. Ho deciso quindi di unire la mia passione per il calcio alla beneficenza. Volevo riuscire a dare qualche sorriso in più a questi bambini.
Una relazione opprimente
Federico è ossessionato dalla gelosia, i due convivono per un breve periodo, poi inizia un tormentato tira e molla caratterizzato dalla possessività di lui: le impedisce anche solo di mettere dei like sui social, le fa scenate senza motivo. Un anno fa Elisa lo lascia, ma lui non demorde; le amiche, la sorella più grande di lei, Elena, sono preoccupate, mentre Elisa pensa di denunciarlo per stalking. Federico, il 15 maggio 2018, ottiene il porto d’armi, e dice che vuole andare ad allenarsi al poligono, “per sfogarsi”, dirà il padre di lui.
Invece, il 25 maggio 2018 aspetta Elisa sotto casa, a Galciana, in provincia di Prato: la uccide con tre colpi, poi, con il corpo di lei in auto, torna a San Miniato e si suicida.
La fondazione ideata dal padre di lui
Qualche settimana dopo l’omicidio-suicidio Maurizio Zini, giornalista e padre di Federico, comincia a pubblicare su Facebook messaggi sibillini.
Arriverà il nostro momento, parleremo di questa tragedia con epilogo conclamato e di come si sia arrivati a questo e perché. Noi abbiamo già confrontato alcune testimonianze, video e foto che certificano con chiarezza quanto a tempo debito faremo e diremo. (…) Perché nessuno dice come e dove è cominciata questa relazione? Come è possibile che un ragazzo benvoluto compia un simile gesto? Noi sappiamo bene chi era mio figlio e abbiamo elementi certi che rendono chiara questa situazione.
A fine luglio, poi, la notizia scioccante: la fondazione anti violenza intitolata a Federico Zini.
Una petizione per dire no alla fondazione
Noi non abbiamo mai detto una parola di troppo, ma visto che dall’altra parte non c’è tutta questa sensibilità, visto che il padre continua a dire ‘C’è un’altra verità’, allora parlo – ha detto Elena, sorella di Elisa, a Selvaggia Lucarelli – Cosa intende? Se conosce il contenuto dei cellulari dei due che sono ancora sequestrati, sa cose che noi non sappiamo, strano. Avevano avuto un ritorno di fiamma? Lo so. Elisa può aver avuto un altro flirt? Era libera. Io la verità la conosco bene. Si erano lasciati perché Federico era ossessivo, ingestibile. Mia sorella ha sbagliato a riavvicinarlo più volte, ma lui l’ha aspettata sotto casa e l’ha ammazzata. Questo è il fatto e non è opinabile. Lui la pedinava da un anno, pochi giorni prima Elisa lo aveva respinto con fermezza. Io avevo paura che lui la picchiasse, Elisa aveva chiamato tante volte la madre di lui, lei aveva minimizzato.
La vera domanda è come abbia fatto ad avere il porto darmi visto che ha un precedente di denuncia per aggressione.Da parte del signor Zini c’è un egocentrismo di base, c’è la ricerca di una beatificazione di un figlio che non può essere beatificato. A noi questo fa soffrire, tanto più che questo padre fa scuse pubbliche ma con noi non si è mai degnato neppure di una telefonata. Visto che non abbiamo mia calcato la mano, chiediamo che almeno non si manchi di rispetto a Elisa. L’idea della fondazione era anche bella, ma poteva chiamarci, chiederci di darle il nome di Elisa. Invece non ci ha detto nulla e io, i miei genitori che da due mesi non mettono il naso fuori di casa se non per andare al cimitero, ci siamo ritrovati a sapere da altri che ora esiste una fondazione col nome del suo assassino.
Sul sito buonacausa.org è stata avviata una petizione per chiedere di rimuovere il nome di Federico dalla fondazione creata dal padre.
Il consiglio comunale ha detto no
Il consiglio comunale di Prato ha approvato all’unanimità un ordine del giorno per negare la possibilità di intitolare la Fondazione anti violenza a Federico.
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