Sembra che l’Italia si sia accorta del talento di Valeria Bruni Tedeschi solo nel 2017, dopo il discorso pronunciato sul palco del David di Donatello. Premiata per il suo ruolo nel film La Pazza Gioia, accanto a Micaela Ramazzotti, commosse il pubblico e diventò virale. Ignorando i canonici 45 secondi a disposizione, si lasciò andare a un monologo pieno di vita, di amore e di follia.
Vorrei condividere questo premio con Micaela Ramazzotti, perché senza di lei, senza Donatella, Beatrice non potrebbe esistere. Siamo un po’ come Stanlio e Ollio. Io sarei Stanlio e lei Ollio. O Sancho Panza e Don Chisciotte. Poi… Cerco di fare in fretta… Ringrazio Franco Basaglia che cambiò radicalmente l’approccio della malattia mentale in Italia, ringrazio Paolo Virzì che mi guarda da anni con tenerezza, allegria e senza paura. Ringrazio la mia amica Barbara, che mi propose ufficialmente la sua amicizia il primo giorno di asilo e mi dette un po’ della sua focaccia facendomi sentire magicamente non più sola. Ringrazio poi i miei amici, le mie amiche senza i quali non potrei vivere. La mia povera psicoanalista…
Tra le risate del pubblico, Valeria continuò con il suo interminabile elenco di ringraziamenti, che comprendeva molte persone vicine e lontane. Come succede spesso nel cinema e nel teatro, in un attimo si passò dai sorrisi alle lacrime.
Ringrazio Leopardi, Ungaretti, Pavese ma soprattutto… non ce la farò… Natalia Ginzburg, i cui libri mi illuminano e mi consolano. Ringrazio Anna Magnani, Gena Rowlands e suo marito, De Andrè, Chopin, mia madre, Brassens, mia sorella, mia zia. Ringrazio di nuovo Paolo Virzì che mi ha scelta per interpretare questo personaggio meraviglioso, triste, buffo e fantasioso. E tutti i registi che mi hanno accolto nel paese meraviglioso della loro fantasia. E in anticipo ringrazio quelli che forse mi accoglieranno ancora e mi permetteranno di vivere questa vita parallela che è il cinema.
Ringrazio gli uomini che mi hanno amata, che ho amato e anche quelli che mi hanno abbandonata, perché mi sento fatta di tutti loro, ed è a loro che mi racconto. Ringrazio gli sconosciuti che mi fecero un sorriso, un gesto, nei giorni più bui. Ringrazio i miei due meravigliosi bambini. Ecco. E grazie a voi. Scusatemi.
In realtà il talento di Valeria, sia come attrice che come regista, è cristallino; e la sua personalità è tanto forte da essere riuscita a riunire in un film, I villeggianti, il suo quarto dietro la macchina da presa, sia la madre, Marisa Borini, che la zia, Gigi Morini, oltre alla migliore amica Valeria Golino e al suo ex storico, Riccardo Scamarcio.
Valeria Golino: "Quando capisci di non essere più attraente, desiderabile"
Una carriera luminosa con tanti film indimenticabili: è Valeria Golino, un'attrice eclettica e piena di talento, consapevole del tempo che passa.
Sono contenta di averla potuta filmare [la madre, ndr.] – ha detto – Anche perché è una grandissima attrice. È molto precisa, forse per essere stata una grande pianista, e questa è una dote importante per un attore. E poi è bella, e fotogenica. Mi fa venire voglia di scrivere un altro film per poterla dirigere ancora. Abbiamo un bel rapporto quando lavoriamo. Persino migliore di quello che abbiamo nella vita.
Ma nel film, come detto
C’è anche mia zia, che ha 7 anni più di mia madre. Voleva fare l’attrice, ma suo marito glielo aveva sempre impedito. È arrivata a 94 anni al suo primo film, ma è incredibile! Ha fatto delle improvvisazioni nelle quali sembrava davvero una donna anziana poco lucida. Ma poi ripetendo la scena ripeteva le battute parola per parola. E dicendo cose che io non avrei saputo scrivere.
L’unico ostacolo che finora ha incontrato Valeria? Proprio la sorella, Carla Bruni, ex première dame francese e top model anni ’80, che le risponde sempre “no” alla proposta di lavorare in un suo film.
Io glielo propongo regolarmente, ma lei non vuole. Non ne ha voglia. Con Woody Allen aveva lavorato, ma preferisce cantare.
Chissà che prima o poi Valeria non abbatta anche questo tabù…
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Valeria Bruni Tedeschi e il successo del suo discorso
Non sono social”, ha raccontato Valeria Bruni Tedeschi a Io Donna, parlando del suo ormai famoso discorso ai David di Donatello del 2017, diventato virale sul web. “Non è la mia epoca, ma me lo hanno riferito. Volevo utilizzare quel momento per dire delle cose fino in fondo, anche se ero intimidita. Internet? Non lascio entrare quel mondo nella mia vita, forse dovrei… Mi sembra un altro lavoro da imparare, preferisco leggere un libro, se ho tempo.
Valeria Bruni Tedeschi e la famiglia
Nata il 16 novembre 1964 a Torino, Valeria Bruni Tedeschi appartiene a una famiglia insolita, che sicuramente ha ispirato tante sue parti e i film girati da regista. Un contesto ricco e borghese, certo, ma decisamente libero, come lei stessa ha raccontato in un’intervista a Vanity Fair.
Mio padre era un industriale, ma anche un compositore, mia madre era pianista, mia sorella ha continuato a cantare anche quando era la première dame. Penso che il minimo comune denominatore sia che ci dà piacere esporci: non siamo chiusi, ma aperti.
Valeria Bruni Tedeschi con la sorella Carla Bruni
Figlia di Alberto Bruni Tedeschi e Marisa Borini, Valeria Bruni Tedeschi si trasferì a 9 anni a Parigi insieme ai genitori e al fratello e alla sorella, Virginio e Carla, per timore di rapimenti. Dopo gli studi di teatro a Nanterre, esordì nel 1987 al cinema in Hôtel de France di Patrice Chéreau, suo maestro e mentore.
Valeria Bruni Tedeschi con la mamma Marisa e l'ex fidanzato Louis Garrell
Valeria ha perso il fratello Virginio del 2006, ancora quarantenne, per complicanze dovute all’AIDS. A lui, fotografo e marinaio, ha dedicato il film Un castello in Italia, in cui hanno recitato la mamma Marisa, l’ex fidanzato Louis Garrell e Filippo Timi nei panni proprio di suo fratello.
Virginio Bruni con Carla
Carla Bruni ha pubblicato sul suo account Instagram un raro scatto di suo fratello Virginio, realizzato nell’estate del 1992 a Cap Nègre da Helmut Newton.
Valeria Bruni Tedeschi con Louis Garrell
L’attore Louis Garrell, più giovane di diciannove anni, è stato uno dei grandi amori di Valeria Bruni Tedeschi. La storia si è conclusa nel 2013, dopo cinque anni, ma la coppia oggi è ancora legata: insieme hanno adottato nel 2009 una bambina di origine senegalese, Oumy. Nel 2016 Valeria ha adottato un secondo figlio, stavolta come madre single.
Valeria Bruni Tedeschi con la figlia Oumy
Valeria ha fatto recitare la figlia Oumy nel suo ultimo film da regista, I Villeggianti, ambientato in una grande casa nel sud della Francia, proprio come quella in cui lei e la famiglia hanno trascorso tante estati. Nel film, insieme a lei, ci sono anche la sua amica Valeria Golino e l’ex compagno, Riccardo Scamarcio.
Valeria Bruni Tedeschi con Valeria Golino
Valeria Bruni Tedeschi e Valeria Golino sono molto amiche da dieci anni, ma si conoscono dalla fine degli Anni Novanta, quando l’ex della Golino, Fabrizio Bentivoglio, stava girando La parola amore esiste di Mimmo Calopresti, a quel tempo compagno della Bruni Tedeschi. Così ha spiegato a Io Donna la scelta di avere lei nel cast del suo ultimo film.
È diventata parte della mia famiglia. Conosce mia madre, mia sorella, i miei figli. Per questo l’ho scelta in I villeggianti. In un film dove mia madre fa la madre del mio personaggio, mia zia fa mia zia, mia figlia è mia figlia, l’attrice che fa la sorella doveva confondersi con la famiglia. Non parlo di bravura ma di un senso di intimità assoluta, di dolcezza al di là delle parole. In quello che volevo raccontare io della famiglia c’è qualcosa di violento e doloroso ma anche tenerezza. Ecco, Valeria mi ispira familiarità e tenerezza.
In Aspromonte
Il 21 novembre 2019 uscirà nelle sale Aspromonte, la terra degli ultimi, film in cui Valeria è diretta ancora dal suo ex Mimmo Calopresti, e a cui prendono parte anche, fra gli altri, Sergio Rubini, Romina Mondello e Marcello Fonte.
I successi di Valeria Bruni Tedeschi
Nella lunga carriera di Valeria ci sono stati tantissimi successi. Ha vinto quattro David di Donatello per la migliore attrice protagonista per La seconda volta (1996), per La parola amore esiste (1998), per Il capitale umano (2014) e per La pazza gioia (2017). In Francia ha vinto un Premio César per la migliore promessa femminile in Le persone normali non hanno niente di eccezionale (1994), oltre a numerose altre candidature.
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