Quello che abbiamo fatto a Laura Antonelli, che fece sognare tutti, e morì sola
Bellissima e fragile, morì sola, lontana anni luce dal mondo del cinema che negli anni Settanta l'aveva trasformata in un'icona sexy
Bellissima e fragile, morì sola, lontana anni luce dal mondo del cinema che negli anni Settanta l'aveva trasformata in un'icona sexy
Il grande regista Luchino Visconti, che la volle per il suo ultimo film L’innocente, disse che era “la più bella donna dell’universo”. Il pubblico italiano si era innamorato di lei per i ruoli più sensuali, ma Laura Antonelli non era solo l’icona in calze autoreggenti della pellicola cult Malizia.
La sua parabola triste, conclusasi con la scomparsa nel 2015, è solo una delle tante che costellano il mondo dello spettacolo. “I più grandi errori della mia vita? La droga e sposarmi a 24 anni, senza capire cosa stessi facendo”, raccontò in una delle sue ultime interviste alla rivista L’ortica del venerdì.
La carriera, tra ruoli leggeri e impegnati, l’amore per Jean-Paul Belmondo e poi la discesa agli inferi, che la portò a una condanna in primo grado per l’uso di cocaina e poi all’assoluzione nel 2000. Laura Antonelli raccontò di aver ceduto al vizio perché qualcosa mancava, nonostante l’apparente successo personale e pubblico.
Può sembrare paradossale ma un giorno ti guardi allo specchio, vedi che sei bella, ricca e famosa ma ti accorgi che hai un vuoto dentro. Così arrivano scelte sbagliate, cadi nel precipizio e solo grazie alla fede ho superato tante avversità. Per fortuna ci sono tante persone che mi vogliono bene, esiste anche un sito internet chiamato ‘Divina creatura’ dove tutti i miei fans mi lasciano attestati di stima ed affetto. Dio li benedica.
La fede l’aiutò a risorgere, ma in pochi le rimasero davvero accanto fino alla fine. Inoltre, la sua disavventura processuale aveva lasciato dei momenti di fragilità mentale che limitavano la sua vita privata, allontanandola da chi la amava davvero.
Io rispetto anche se non condivido alcune sentenze che mi impongono di essere più accorta e di avere un sostegno nei miei momenti di debolezza. Non capisco però tante limitazioni, una delle quali mi fa stare male. Ho una nipote che vive in Ungheria, una ragazza di 18 anni figlia di mio fratello. Una delle pochissime parenti peraltro che mi sono rimaste. Ebbene, non posso andare all’estero a trovarla, devo sempre chiedere il permesso per ogni cosa. Ho un tutore nominato dal tribunale, vedo solo due volte al mese gli assistenti sociali del comune di Ladispoli. Non mi sembra giusto, non faccio del male a nessuno, vorrei solo vivere in pace la mia vita. Ho 70 anni ma me ne sento molti di meno nonostante i tanti guai patiti.
Sfogliate la gallery per ripercorrere la vita e la carriera di Laura Antonelli…
Laura Antonaz, vero nome di Laura Antonelli, nacque a Pola (oggi città croata, a quel tempo ancora italiana) il 28 novembre 1941. Dopo la sconfitta dell’Italia durante la Seconda guerra mondiale, con la cessione del territorio istriano, si trasferì con la famiglia a Napoli e lì frequentò le superiori. Ottenuto il diploma si spostò nella capitale, diventando insegnante di educazione fisica in un liceo.
Il suo debutto nel mondo dello spettacolo passò per alcuni spot televisivi e per i fotoromanzi, ma era il cinema la vera tentazione. Il primo ruolo fu ne Il magnifico cornuto di Antonio Pietrangeli del 1964. Nello stesso periodo, a 24 anni, sposò l’antiquario Enrico Piacentini: fu un’unione breve, che lei stessa descrisse come un errore.
Il vero successo arrivò negli anni Settanta, con le pellicole erotiche. Dopo Il merlo maschio, nel 1971, con Malizia di Salvatore Samperi entrò nell’immaginario maschile italiano, conquistando anche un Nastro d’argento come migliore attrice protagonista. Da lì cambiò il suo cachet, ma anche la sua vita privata.
Con la notorietà, si aprirono molte porte per Laura Antonelli: la scelsero registi di fama mondiale come Dino Risi, Luigi Comencini, Claude Chabrol, Ettore Scola e Luchino Visconti. E proprio sul set trovò il grande amore della sua vita.
Mentre girava Trappola per un lupo di Claude Chabrol, Laura Antonelli conobbe l’attore Jean-Paul Belmondo e se ne invaghì. Rimasero insieme dal 1972 al 1980 e il loro fu un grande amore, sebbene tormentato. Dopo la sua scomparsa, lui raccontò al Corriere di continuare a pensare a Laura.
Riservo a lei un pensiero profondo. Laura era un’attrice formidabile. Mi è dispiaciuto molto che sia morta nella miseria. Non stavamo più insieme da tanti anni, ma questo non vuol dire niente.
Laura Antonelli bucava lo schermo, e non solo per la sua bellezza. Il suo fascino si fondava anche sulle contraddizioni: a una sensualità magnetica si opponeva una grande timidezza, che la faceva apparire schiva e riservata. Forse, come lei stessa ammise prima della morte, la vita di attrice non era fatta per lei.
Dopo la notorietà degli anni Settanta, nel decennio successivo Laura Antonelli si dedicò soprattutto alle commedie, come Viuuulentemente mia di Carlo Vanzina, del 1982, e Grandi magazzini di Castellano e Pipolo, del 1986.
Dopo il ritrovamento di 36 grammi di cocaina all’interno della sua villa di Cerveteri, nel 1991, Laura Antonelli fu condannata in primo grado a tre anni e sei mesi di carcere per spaccio di stupefacenti. Una vicenda triste che si concluse con l’assoluzione nel 2000, quando il consumo di droga era ormai stato depenalizzato. Nel frattempo aveva tentato di tornare alla ribalta girando il seguito di Malizia, intitolato Malizia 2mila. Per prepararsi alle riprese e non deludere gli spettatori, decise di sottoporsi ad alcune iniezioni di collagene al viso. In seguito agli effetti collaterali, che deturparono la sua bellezza, decise di abbandonare le scene.
Dopo un lungo periodo di depressione, fu ricoverata contro la sua volontà presso il centro d’igiene mentale di Civitavecchia. Un situazione drammatica, che la spinse a a citare in giudizio il Ministero di Grazia e Giustizia, chiedendo un adeguato risarcimento per i patimenti subiti. Morì per un infarto, nella sua casa di Ladispoli, il 22 giugno del 2015 a 73 anni. Negli ultimi anni aveva ripetuto di voler essere dimenticata, nonostante gli appelli di colleghi famosi come Lino Banfi e Claudia Koll.
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