Leonarda Cianciulli è stata la prima serial killer donna italiana. La sua storia è così nota che ha ispirato moltissime opere, tra cui il suggestivo film Gran bollito di Mauro Bolognini. Finì i suoi giorni in manicomio a Pozzuoli quella che tutti chiamano la saponificatrice di Correggio, perché affermò di aver ucciso tre donne, smembrato i loro corpi e averli ridotti in sapone e pasticcini – sempre che quest’ultima cosa sia vera.
Tutto quello che da sempre sappiamo su Leonarda Cianciulli viene da un manoscritto da lei stessa redatto, Confessioni di un’anima amareggiata – sul quale però esistono ipotesi contrastanti. In questa lettere-memoriale-apologia, la saponificatrice di Correggio raccontò gli omicidi di Faustina Setti, Francesca Soavi e Virginia Cacioppo, le tre amiche che furono uccise tra il 1939 e il 1940 e poste in un pentolone pieno di soda caustica per eliminarne i resti.
Una certezza è che questi omicidi portarono a un riscontro economico per Leonarda Cianciulli, dato che riuscì a prendere con l’inganno tutti i soldi e i beni delle tre donne – rivendendo questi ultimi con la complicità del figlio Giuseppe Pansardi, che per molto tempo fu ritenuto complice della madre, tanto che in un primo momento fu condannato a cinque anni di carcere e poi scarcerato anche perché la madre si addossò tutta la colpa.
Secondo quanto raccontato in tribunale, Leonarda Cianciulli tuttavia non uccise per denaro. Il suo fu un tributo di sangue alla Madonna che le apparve in sogno. Nel complesso sistema di false credenze e superstizioni che costituiscono il retroterra culturale di questa donna, Cianciulli era convinta di salvare la vita ai suoi figli maschi che rischiavano di essere chiamati o richiamati al fronte a causa della Seconda Guerra Mondiale. Prima di questi 4 figli (3 maschi e una femmina), la saponificatrice aveva subito 3 aborti spontanei e 10 morti in culla.
Milena Quaglini, la seria killer degli uomini che l’avevano violentata e umiliata
Il caso di Milena Quaglini, serial killer attiva a metà degli anni '90, che uccideva gli uomini violenti della sua vita.
Questo dramma fu spiegato dalla stessa Leonarda Cianciulli come una sorta di maledizione che sua madre le lanciò. La storia della saponificatrice di Correggio è anche infatti una complessa vicenda del suo rapporto con la madre. Pare infatti che Cianciulli sia nata quando la madre aveva 14 anni, a seguito di una violenza – a causa della quale sposò il suo stupratore, come accadeva ai tempi dell’orrore dei matrimoni riparatori (il matrimonio estingueva di fatto il reato di stupro di minore). Cianciulli raccontò di aver provato a suicidarsi da piccola – ma in realtà lo fece ai tempi della sua prima detenzione giudiziaria.
Scopriamo insieme la storia di questa serial killer, una figura terrificante e misteriosa della storia d’Italia.
Da giovane
Leonarda Cianciulli da giovane era una donna molto chiacchierata, con un passato noto al casellario giudiziario per via di piccole truffe. Nel 1917 sposò un impiegato del catasto, Raffaele Pansardi, in aperto contrasto con la madre – dalla quale Cianciulli affermò di essere stata per questo maledetta. La coppia visse dapprima a Lauria, in Basilicata, il paese d’origine del marito, e poi a Correggio, in Emilia Romagna, dove Pansardi ebbe il trasferimento. Al Nord, Cianciulli venne giudicata una donna eccentrica, ma fu anche molto stimata: per questo sulle prime i sospetti degli omicidi non caddero su di lei.
Faustina Setti
Faustina Setti, la prima vittima, fu uccisa il 17 dicembre 1939. Cianciulli l’aveva convinta di averle trovato marito a Pola, in Istria, per questo sarebbe dovuta partire.
Francesca Soavi
Francesca Soavi, la seconda vittima, fu uccisa il 5 settembre 1940: a lei, che era maestra, Cianciulli aveva promesso di aver trovato un lavoro in un collegio femminile di Piacenza. Fece scrivere delle lettere per i famigliari, che poi il figlio Giuseppe spedì.
Virginia Cacioppo
Virginia Cacioppo, terza e ultima vittima della saponificatrice, fu uccisa il 30 novembre 1940. Fu il suo assassinio ad allertare le forze dell’ordine, su istanza della cognata di Cacioppo – che tra l’altro era famosa per essere un ex soprano lirico. A Cacioppo Cianciulli aveva promesso un lavoro da un impresario teatrale, che le avrebbe poi garantito un ingaggio.
La foto segnaletica
Per chi volesse approfondire il profilo della saponificatrice, esiste, tra i tantissimi volumi che vi invitiamo a leggere, un libro molto interessante. Si tratta di Leonarda Cianciulli – La saponificatrice, scritto a quattro mani dal giornalista Fabio Sanvitale e dallo psichiatra Vincenzo Maria Mastronardi. È interessante perché ricostruisce sia la cronaca della storia di Cianciulli, sia il suo profilo criminale.
Al processo
Il processo si svolse tra giugno e luglio del 1946: la donna fu condannata a 30 anni, di cui 3 da scontare in manicomio. In realtà, Cianciulli resterà in manicomio fino alla morte. Ci sono ipotesi contrastanti sulle teorie che emersero durante il processo: quello che è certo è che fu lei a compiere gli omicidi, anche se è fortemente improbabile che trasformò i corpi in saponette e dolcetti. Durante il processo, la saponificatrice si offrì di dimostrare come la sua tecnica fosse possibile, ma è davvero difficile immaginare come tali “piccole” – rispetto alla reale necessità – quantità di soda caustica da lei dichiarate possano essere sufficienti per disciogliere il corpo di un essere umano. Plausibilmente inventò gran parte dei dettagli.
Le armi
Alcuni degli strumenti di morte che Cianciulli confessò di aver utilizzato sono conservati al Museo Criminologico di Roma. Tra questi c’è la famosa accetta con cui disse di aver ammazzato e sezionato in nove parti Setti.
Con il figlio Giuseppe
Giuseppe Pansardi fu inizialmente condannato e poi scagionato, dato che Cianciulli insistette a essere ritenuta l’unica colpevole dei tre omicidi. Una piccola curiosità: secondo il pensiero comune, Cianciulli fu ritenuta una fervente fascista, ma non è vero. Il falso mito è dovuto al proprio rapporto con la maternità, un valore che faceva parte della propaganda di regime: per la verità detestò Benito Mussolini, soprattutto per la sua scelta di entrare in guerra e quindi mandare tanti giovani uomini, figli di tante madri, a morte certa.
In manicomio
In manicomio, Cianciulli preparò moltissimi manicaretti. Le suore raccontarono che le altre ospiti della struttura non vollero assaggiarli mai, perché ritenuti magici.
Shelley Winters in Gran bollito
In Gran bollito di Mauro Bolognini – film liberamente ispirato alla vicenda della saponificatrice di Correggio – Cianciulli (Lea nella finzione scenica) è interpretata da una magistrale Shelley Winters. Nel film, la protagonista ha però un solo figlio, che lei cerca, attraverso malefici e un rapporto estremamente morboso, di salvare sia dalla chiamata in guerra sia da una potenziale compagna – interpretata da Laura Antonelli – sulla quale compie anche delle fatture. Nella pellicola, sono le vicine a far scattare la denuncia nei suoi confronti, insospettite dal suo sapone e dai suoi pasticcini.
Alberto Lionello, Max von Sydow e Renato Pozzetto
Nella pellicola di Bolognini, le tre vittime della saponificatrice, con tre nomi diversi ma con una storia analoga, sono interpretate da Alberto Lionello, Max von Sydow e Renato Pozzetto (che canta una canzone del suo celebre repertorio con Cochi Ponzoni riadattata per la trama). Non solo en travesti: i tre attori vestono anche i panni di altrettanti uomini, un bancario, un ispettore di polizia e il postino con la lettera dell’Esercito per il figlio.
La morte
Cianciulli morì il 15 ottobre 1970, dopo aver scontato 24 anni in manicomio. Morì di apoplessia cerebrale.
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