Le lettere tra J.F. Kennedy e Mary Meyer, la sua ultima amante uccisa dopo di lui
La storia di Mary Pinchot Meyer: ecco chi era e come morì l'ultima amante di John F. Kennedy, che le dedicò intense parole d'amore.
La storia di Mary Pinchot Meyer: ecco chi era e come morì l'ultima amante di John F. Kennedy, che le dedicò intense parole d'amore.
Mary Pinchot Meyer è stata forse l’ultima amante di John F. Kennedy. La loro presunta storia d’amore – che è stata ricostruita attraverso testimonianze e anche una lettera andata all’asta nel 2016 – è durata dal gennaio 1962 fino alla morte del presidente, il 22 novembre 1963. Ma quello che più colpisce è che anche Pinchot Meyer sia stata assassinata poco meno di un anno dopo l’assassinio di JFK.
Nella vicenda che lega i due sono mescolati molti ingredienti: politica, droga, i servizi segreti statunitensi e forse anche una teoria del complotto. Mary Pinchot Meyer era una pittrice tenuta in grande considerazione dalle avanguardie artistiche dell’epoca. Nel 1945 aveva sposato Cord Meyer, un agente della Cia dal quale ha divorziato nel 1958 dopo la morte di uno dei loro tre figli, a seguito di un incidente stradale.
All’epoca del divorzio, Pinchot Meyer conosceva già colui che nel 1960 sarebbe stato eletto Presidente degli Stati Uniti, dato che negli anni ’50 la sorella della pittrice, Antoinette detta Tony, comprò una casa da Robert Kennedy – il fratello di JFK che sarebbe stato assassinato anche lui nel 1968 – e le due famiglie avviarono dei buoni rapporti d’amicizia. Tanto che Pinchot Meyer sarebbe diventata anche un’amica di Jackie Kennedy. Almeno è quanto racconta Allthatsinteresting, che si occupa anche del caso giudiziario che seguì la morte della donna.
Secondo delle testimonianze riportate dal National Enquirer, gli incontri tra la pittrice e il presidente avrebbero previsto anche il consumo di droga. Per alcuni addetti della Casa Bianca i due amanti avrebbero consumato marijuana durante i loro incontri intimi. Inoltre, Timothy Leary – poeta beat, psicologo e guru delle droghe lisergiche – ha raccontato che Pinchot Meyer si sarebbe rivolta a lui per organizzare dei “viaggi” collettivi con l’Lsd – e tra i “viaggiatori” sarebbe stato previsto anche il defunto presidente, come in effetti risulta perfino da Wikipedia.
Inoltre, c’è chi ritiene che Mary Pinchot Meyer avrebbe avuto un ruolo nelle politiche future di John Kennedy – se fosse sopravvissuto – dato che aveva già influenzato il presidente per quanto riguarda i rapporti conflittuali con Cuba e l’opzione atomica. La pittrice era infatti una fervente pacifista, per cui si ritiene che le politiche di Kennedy sarebbero cambiate rispetto al passato. Non possiamo dirlo però: il presidente fu assassinato da Lee Harvey Oswald il 22 novembre 1963 a Dallas, in Texas, prima di concludere il mandato.
La sua morte fu accompagnata da numerose teorie del complotto – così come quella del fratello Robert e dell’ex presunta amante Marilyn Monroe. Un destino che colpì post-mortem anche la bionda pittrice Mary. Che il 12 ottobre 1964 fu uccisa durante la sua consueta passeggiata quotidiana. La donna era infatti solita passeggiare sul canale Chesapeake & Ohio – abitava e aveva uno studio nelle vicinanze – quando un meccanico, Henry Wiggins, intento a lavorare, sentì le urla di una donna che chiedeva aiuto. Corse verso le urla ma non poté fare molto: la donna fu uccisa da due colpi di pistola da un uomo – di colore – stando alla sua testimonianza.
Alcuni parlano di mistero — come lo Smithsonian Mag – riferendosi a questo omicidio. Furono scattate pochissime foto della scena del crimine e appaiono tutte molto studiate. Intorno al corpo della donna ci sono tanti uomini in giacca e cravatta ma non è nota la loro identità. Tra l’altro, immediatamente dopo la morte, la Cia cercò il diario della donna e lo confiscò da un suo amico per poi distruggerlo. Cosa c’era scritto in quel diario da renderlo argomento di sicurezza nazionale per gli Stati Uniti?
Ci sono diverse teorie del complotto riguardo la morte di Pinchot Meyer dice sempre lo Smithsonian Mag, ma due sono le principali. Una di queste viene chiamata la Oliver Stone Solution: la pittrice sarebbe stata uccisa dall’assassino di John Kennedy – che a questo punto non sarebbe Lee Harvey Oswald. In pratica, per anni, si sono diffuse diverse ipotesi per cui Oswald – ucciso subito dopo l’arresto per l’omicidio Kennedy e quindi impossibilitato a fornire una sua versione – sarebbe stato solo un capro espiatorio per nascondere il vero responsabile: qualcuno molto potente. E questo potente, dopo aver fatto uccidere il presidente, avrebbe fatto uccidere anche la pittrice, che, in quanto amante di Kennedy, sarebbe stata a conoscenza di alcuni segreti. Ma non si sa quali.
Poi c’è la Richard Wright solution, dal nome dello scrittore di Figlio naturale (a volte viene indicato in italiano come Paura). Nel libro è contenuta la storia di un afroamericano che si macchia di alcuni crimini: pur non assolvendolo per essi, lo scrittore spiega come il protagonista sia solo il prodotto delle aspettative della società americana verso i neri. Quindi, secondo questa teoria del complotto, l’assassino sarebbe stato Crump, che in una mattina d’ottobre avrebbe incontrato una bella signora bianca e l’avrebbe uccisa solo perché tale.
Dell’omicidio della donna fu accusato infatti un afroamericano, Ray Crump, sul quale non solo pendevano precedenti per violenza, ma soprattutto la testimonianza del meccanico. L’arma del delitto tuttavia non fu mai trovata e Crump fu ritenuto non colpevole. L’omicidio di Pinchott Meyer è ancora irrisolto. In questa gallery troverete le parole che il presidente le scriveva: due amanti uniti da un destino iniquo e di morte.
Nel 2016 è andata all’asta una lettera che John Kennedy scrisse a Mary Pinchon Meyer appena un mese prima di morire. Si tratta di una lettera mai spedita, conservata dalla segretaria del presidente, Evelyn Lincoln, che era responsabile perfino degli scarabocchi dell’allora esecutivo Usa. Così racconta Harper Bazaar.
La lettera è partita da una base d’asta di 30mila dollari. Non contiene nomi, neppure la firma del presidente, ma l’eloquente iniziale “J”.
In foto da sinistra, Antoinette, la mamma delle due donne, il presidente e Mary.
Il testo della missiva:
Perché non lasci la periferia per una volta – e mi vieni a vedere – sia qui – o Cape [Cod] la prossima settimana o a Boston il 19 [ottobre 1963]. Lo so che è insensato, irrazionale e che potresti odiarlo – ma d’altro canto potresti non odiarlo – e io lo amerei. Dici che sia bene per me non ottenere ciò che voglio. Dopo tutti questi anni – mi daresti una risposta più amabile di questa. Perché non mi dici solo sì?
Secondo gli studiosi la veridicità della lettera è rafforzata dal fatto che Kennedy fu davvero a Boston il 19 ottobre 1963, è un dettaglio comprovato, come ammette Harper Bazaar. Non è dato sapere se i due si siano visti, per certo la lettera non fu consegnata mai. Il presidente sarebbe morto un mese dopo: se Mary non ha letto quelle parole probabilmente non le ha mai conosciute neppure nell’anno che le sarebbe rimasto da vivere.
Nell’immagine, uno scatto di Mary al 46esimo compleanno del presidente.
Una delle cose rimaste nell’immaginario collettivo sull’omicidio di Mary sono i pochissimi effetti personali trovati vicino al suo corpo il giorno dell’omicidio. Tra essi il suo rossetto che si chiamava “Ciliegie nella neve” ossia “Cherries in the snow”.
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