Il suo nome, Dietlinde, significa “colei che guida il popolo”, ma il pubblico italiano la conosce dagli Anni Ottanta solo con un soprannome meno severo e poco austro-ungarico. Lilli Gruber, entrata nella storia della televisione italiana come prima donna a condurre un telegiornale in prima serata, dal 1987 combatte contro chi ha trovato sempre un motivo per criticarla.

Hanno tentato di sminuirla per i suoi capelli rossi, per la sua avvenenza o semplicemente per la postura da seduta. Nessuna, prima di lei, aveva “osato” cambiare qualcosa rispetto alla classica inquadratura frontale tipica da telegiornale. La doppia telecamera? Un vezzo, per chi non sapeva guardare oltre. E poi ci sono state le critiche per il suo carattere spigoloso e per la sua tipica conduzione “fredda”, forse tipica della terra in cui è cresciuta, l’Alto Adige.

Meno attenzione è stata rivolta alla sua intelligenza, alla sua competenza e alla sua bravura: una cosa che in Italia accade spesso. Perché l’idea che una donna possa essere al contempo intelligente e affascinante è una verità che ancora fatica a prendere piede in certe menti limitate.

Come tempo fa ha raccontato lei stessa a Serena Dandini in La TV delle ragazze, la colpa non è solo del clima testosteronico del nostro paese, ma anche dell’arrendevolezza di una buona fetta di popolazione femminile.

Io dico sempre alle giovani donne ‘mai dare per scontati i diritti’, bisogna sempre battersi. Le donne, soprattutto in Italia, sono un po’ poco coraggiose, devono essere disponibili a rischiare. Siamo noi che non ci prendiamo ciò che è dovuto.

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Lilli Gruber, la difficoltà di essere presa sul serio se sei una donna sexy
Fonte: Facebook / Otto e Mezzo
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