Liv Ullmann, una vita in frammenti
Grandissima interprete di alcuni capolavori di Ingmar Bergman, è uno dei volti più intensi del cinema europeo: ecco la sua storia
Grandissima interprete di alcuni capolavori di Ingmar Bergman, è uno dei volti più intensi del cinema europeo: ecco la sua storia
Sembra impossibile scindere la carriera di Liv Ullmann da quella del regista Ingmar Bergman, a lungo suo compagno. Molti la descrivono come sua musa, ma l’attrice norvegese era molto di più. Lei stessa ha raccontato recentemente ad Avvenire il rapporto con il grande cineasta, scomparso nel 2007, che la volle in moltissime delle sue pellicole.
Io ero il suo alter ego al femminile, al pari di Max Von Sidow al maschile. L’unico film in cui sono me stessa e non lui è Scene da un matrimonio, che non è esattamente la nostra storia, ma una storia comune a moltissime altre coppie. Solo che negli anni Settanta rappresentava un passo verso l’emancipazione femminile, difficile anche per me, che avevo un’altra educazione. Ma, nell’interpretare una donna dapprima remissiva e poi consapevole di se stessa, sono cresciuta anche io. Oggi che la violenza sulle donne è cosi aumentata dico alle ragazze che la cosa importante è imparare ad ascoltarci gli uni gli altri, e ad ascoltare se stesse.
Tanti ruoli, tante donne diverse, per Liv Ullmann, che in una vecchia intervista arrivò a dire che il suo lavoro consisteva nel distruggersi ogni volta, come ricorda Movieplayer.
Una delle cose che amo della mia professione, e che trovo salutari, è che dobbiamo costantemente ridurci in frammenti.
Nata a Tokyo nel 1938, dove suo padre di trovava momentaneamente per lavorare come ingegnere, il suo destino non sembrava essere nel cinema. La sua famiglia, di origine norvegese, fu costretta a lasciar il paese natale per via dell’invasione nazista. Suo nonno tentò di aiutare degli ebrei a fuggire, ma fu arrestato e mandato nel campo di concentramento di Dachau, dove morì.
Dopo aver vagato di nazione in nazione, scappando dagli orrori della guerra, gli Ullmann si stabilirono a New York. In seguito alla morte prematura del padre, sua madre decise di riportare lei e sua sorella in Norvegia. Tornata in patria, Liv si appassionò al teatro e si fece notare da giovanissima in un adattamento teatrale de Il diario di Anna Frank.
Fu Ingmar Bergman a scoprirla, negli anni Sessanta, e a dirigerla in molte pellicole. Tra i due scoppiò l’amore, che durò per anni e che portò alla nascita di Linn Ullmann, oggi scrittrice di successo. Diventata poi regista, Liv Ullmann ha portato avanti il ricordo del celebre compagno.
Lui non amava la freddezza e l’indifferenza fra le persone. Ora che sento di averlo capito, sono orgogliosa di portare per il mondo il suo messaggio. Quello che dico è la mia lettera d’amore a Bergman perché mi ha dato le parole.
Sfogliate la gallery per ripercorrere i ruoli più intensi di Liv Ullmann…
Una lunga carriera da attrice, iniziata nel 1959, e una “seconda” carriera come regista: Liv Ullmann è un’artista completa. Dai capolavori di Bergman al debutto dietro la cinepresa con Sofie, nel 1992, la star norvegese è uno dei grandi nomi del cinema europeo. Tra le pellicole da lei firmate, ci sono anche L’infedele (2000) e Miss Julie (2014).
Ripercorriamo insieme in suoi ruoli più intensi come interprete…
In Persona, primo dei tanti film come protagonista per Ingmar Bergman, Liv Ullmann interpreta il ruolo di un’attrice che viene ricoverata in un ospedale psichiatrico dopo un blocco sul palcoscenico. Non è malata, ma ha scelto di non parlare più: si aprirà solo con la giovane infermiera Alma, durante un periodo di riposo in una casa al mare.
L’ora del lupo è il secondo capitolo della lunga collaborazione di Liv Ullmann con Bergman (con lei nella foto). Interpreta Alma, moglie del pittore Johan, che vive isolato dal mondo senza più distinguere la realtà dall’immaginazione. Cerca di aiutarlo, ma incombe su di lei l’oscurità in cui l’uomo ha scelto di calarsi.
In Sussurri e grida, un altro capolavoro firmato da Bergman, Liv Ullmann interpreta una delle tre sorelle protagoniste, Maria. Lei e Karin affrontano la malattia di Agnese, la terza sorella, con grande distacco: altrettanto difficili sono i rapporti con i rispetti mariti. Spietato e duro, il film ricevette diversi riconoscimenti, tra cui l’Oscar per la fotografia.
In Scene da un matrimonio Liv Ullmann è ancora una volta diretta da Bergman. Interpreta Marianne, sposata da dieci anni con Johan: sembrano una coppia felice, ma il loro matrimonio ha molte crepe, fino all’amara conclusione della donna:
Credi che viviamo in una totale confusione? Credi che dentro di noi si abbia paura perché non sappiamo dove aggrapparci? Non si è perso qualcosa di importante? Credo che in fondo c’è il rimpianto di non aver amato nessuno e che nessuno mi abbia amato.
Diretta da Juan Luis Buñuel, Liv Ullmann interpreta Léonor, l’amata moglie morta e riportata in vita dopo il patto con il diavolo stipulato dal marito. L’uomo si rende presto conto che la donna ritornata al suo fianco non ha più nulla di quella che aveva amato così teneramente.
In L’immagine allo specchio, ancora una volta diretto da Bergman, Liv Ullmann interpreta la dottoressa Jenny Isaksson. Dopo un tentativo di violenza, qualcosa si spezza nella sua vita. Tormentata da angosce e traumi giovanili, inizia il suo percorso verso una nuova serenità.
In Mosse Pericolose, film di Richard Dembo, premiato come Miglior film straniero agli Oscar, Liv Ullmann è Marina Fromm, moglie di un campione di scacchi russo che decide di sfidare un connazionale. Tra i due uomini inizia una sfida che va ben oltre il gioco e che coinvolge le rispettive consorti.
In Speriamo che sia femmina, capolavoro di Mario Monicelli, Liv Ullmann è Elena, una donna che manda avanti una fattoria nel senese, aiutata da altre donne. Grazie alla sua tenacia, il gruppo tutto al femminile riesce a superare ogni avversità.
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