Lorenzo e Lorenzo, uccisi a distanza di 9 anni non per una “tragica fatalità”

Lorenzo e Lorenzo, uccisi a distanza di 9 anni non per una “tragica fatalità”
Fonte: Facebook @Associazione Lorenzo Guarnieri
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La foto di due amici, che sorridono abbracciati. Due bambini, con i volti pieni di fiducia nel futuro e le loro maglie da basket indossate con orgoglio sognando magari di arrivare, un giorno, nella NBA. E invece, uniti dal solito, tragico destino, ma non chiamatela fatalità.

Lo chiede Stefano, papà di Lorenzo Guarnieri, ucciso nel 2010 in un incidente stradale, postando un’immagine del figlio, allora bambino, accanto all’amico del cuore, l’altro Lorenzo, Lunghi, che invece ha trovato l’incontro con il suo drammatico fato nove anni più tardi, su un’autostrada.

Lo scrive in un post pubblicato sulla pagina Facebook dell’Associazione creata in memoria del suo Lorenzo, falciato, mentre tornava a casa dal parco delle Cascine, da uno scooter il cui conducente risulterà poi positivo all’alcoltest e al consumo di droghe.

È sempre difficile, ma alcune volte è molto più difficile affrontare l’omicidio stradale di un ragazzo giovane nel pieno della vita – si legge nel toccante messaggio postato da Stefano Guarnieri – Accade quando lo conosci bene, conosci la famiglia, fa parte della tua comunità. Allora la rabbia, il senso di frustrazione, lo sconforto ti assalgono. Riaffiorano allora tanti ricordi belli di un infanzia felice, piena di sorrisi, speranze, gioie, vittorie, sconfitte, palloni da basket, palazzetti, scuole, bambini meravigliosi, maestre e allenatori entusiasti di stare con loro.

E ti domandi di nuovo perché come comunità, come paese, come mondo non riusciamo a cambiare tutto questo? Venir uccisi mentre si lavora, mentre si torna a casa, mentre si va a giocare, mentre ci si allena, mentre si fanno progetti, mentre si prova amore. C’è un solo luogo in cui questo accade: la strada. E un solo artefice: l’uomo. E non servono fucili, pistole, coltelli, mazze. Bastano un camion, un auto, una moto. Ma non ce ne accorgiamo nella vita di tutti i giorni, ci pare purtroppo tutto normale.

Caro Lorenzo mancherai a tanti amici come è mancato a tanti il nostro Lorenzo tuo compagno di squadra di un tempo felice. Nessuno potrà però cancellare i bei ricordi, l’amicizia di una comunità, e l’amore che la tua famiglia ha, ha avuto e sempre avrà per te. Dovevi, anche tu, continuare a vivere.

Sotto queste parole, l’immagine dei due Lorenzo, sorridenti con le maglie della Laurenziana ai tempi di un torneo under 13 a Colle Val d’Elsa. Uniti dal solito nome e da un assurdo gioco di eventi che li avrebbe portati, a distanza di nove anni, alla stessa fine.

Anche Lorenzo Lunghi è rimasto vittima di un terribile incidente stradale; il furgoncino su cui si trovava, sulla A12 Livorno Genova nei pressi di Sarzana, è stato travolto da un tir impazzito, che ha provocato, oltre alla sua morte, anche altri otto feriti, di cui uno grave. Lorenzo era al lavoro con la ditta di catering presso cui era impiegato.

E non c’è caso, fatalità o sfortunata coincidenza che tengano, nelle storie dei due amici strappati alla vita anzitempo; ma c’è una responsabilità da parte di chi si mette alla guida, che non può essere ignorata, perché sulla strada non si è soli, e si può mettere a repentaglio la sicurezza degli altri. Ci vuole, come papà Stefano ha detto al Corriere “una pedagogia del vivere la strada, un’educazione che parta dalle elementari e entri nell’anima dei bambini e dei ragazzi. Anche la politica deve dare maggiore priorità ai temi della sicurezza stradale“.

Proprio lui, con la sua associazione, fu tra i principali artefici della battaglia che ha portato, nel 2016, all’approvazione della legge sull’omicidio stradale. Ma oggi si trova a piangere un’alta vittima, e non una qualsiasi. Oggi piange quel ragazzino che portava lo stesso nome del figlio e sorrideva accanto a lui felice di partecipare a quel torneo di basket. Quel ragazzino che, a differenza del suo Lorenzo, era riuscito a crescere, a diventare uomo, a cominciare a lavorare. Ma che il destino, non la fatalità, ha deciso di riunire al suo amico.