Si chiama L’otto per le donne la mostra fotografica esposta dal 10 al 19 settembre negli spazi delle Scuderie di Villa Favorita a Ercolano, e che, attraverso gli scatti di Flavia Monti e Nunzia Esposito, ha voluto accendere i riflettori sull’universo femminile a 360°, raccontando storie di donne diverse ma ognuna, a suo modo, speciale.
Curata da Loredana De Luca, la mostra potrebbe presto diventare un progetto itinerante; questo è, perlomeno, l’auspicio di Flavia e Nunzia, che abbiamo contattato per farci raccontare di più della loro esposizione.
“Il progetto nasce tre anni fa da un’idea iniziale mia – ci racconta Flavia – perché l’idea di far uscire la sensibilità e l’animo delle donne attraverso i loro ritratti fotografici, mi affascinava molto. E le stesse donne si ritrovavano molto in quegli scatti“.
La ricerca dei soggetti da immortalare, ci spiegano, è stata basata soprattutto sul trovare donne ordinarie, che più di altre avessero un vissuto forte, “donne che hanno dovuto affrontare difficoltà, dolori, perdite che le hanno segnate in profondità“.
Le dieci donne rappresentate nelle immagini sono, dice Flavia, citando la presentazione di Loredana De Luca, “esempi di riscatto, di affermazione, di libertà e di vittoria“.
Storie in cui da un dolore profondo, come la scoperta della malattia, la difficoltà di avere un figlio, l’attesa di adozione, la perdita della mamma in età adolescenziale, emergono la forza e il coraggio della donna che non si arrende, lotta, cade ma si rialza sempre. Anzi fa qualcosa in più… Fa in modo che la propria esperienza diventi esempio e forza per le altre.
Il titolo, L’otto per le donne, “ha una doppia valenza. Significa ‘lotto per le donne’, interpretando la loro lotta quotidiana, e sicuramente si è pensato anche all’8 marzo, giorno in cui si celebra la donna”
Mostrare la fragilità femminile è un modo per acuire il maschilismo ancora molto radicato nella società, oppure, al contrario, è l’occasione per mostrarne la forza, dato che le vostre donne sono tutte donne che hanno superato ostacoli durissimi?
“Dalle donne fotografate ed intervistate in realtà emerge che la fragilità è una scoperta, un momento in cui il dolore procura smarrimento… A questo segue la reazione, la forza con cui si affrontano gli ostacoli e con cui si superano. Il maschilismo non è acuito, secondo noi, dalla fragilità, ma è frutto di quella parte di società, e purtroppo anche di donne, con una visione della vita parziale e non globale“.
Flavia e Nunzia vorrebbero, in accordo con la curatrice, presentare l’esposizione anche altrove, magari anche in incontri informativi con le scuole, perché sarebbe importante far conoscere queste storie di riscatto e di volontà.
Per farlo, noi abbiamo raccolto alcune delle immagini della mostra e le storie delle donne protagoniste (le storie non corrispondono necessariamente alle immagini della galleria).
Agnese e la malattia affrontata con la figlia
Agnese trascorre la vacanza più bella della sua vita ma al rientro scopre che polmone, reni e cuore si sono ammalati e inizia un calvario di medici e ospedali.
Lei dice a tutti di stare bene ma la figlia non la lascia un solo istante. Sì, quella figlia che cresce troppo in fretta, che trascorre tantissime ore in ospedale e che diventa madre e figlia allo stesso tempo. Da qualche anno non lavora più ma non avverte la fatica perché la paura di perdere la mamma è più grande.
Agnese e la figlia si sostengono l’una con l’altra, e alla malattia rispondono con quel coraggio preso a piene mani, tipico di quelle donne stanche di vedere la sofferenza ma mai stanche di accudirsi e di fondersi in un abbraccio coraggioso.
Patrizia e il suo salotto magliaio
Patrizia ha i capelli brizzolati e lo sguardo brillante e disincantato tipico dei creativi. In età matura ama raccontare una storia di passione, sorellanza e consapevolezza.
La passione per i lavori a maglia, tipico delle nostre nonne, e la sua creatività sono gli elementi fondamentali per mettere su un’impresa di produzione.
Ogni creazione a maglia deve essere un messaggio, un modo di vedersi quasi identificativo dello stato d’animo di chi lo indossa.
Per certi versi è un messaggio di libertà, di trasformazione, teso ad aumentare la consapevolezza di cosa o chi si vuole essere.
Patrizia coinvolge in quest’avventura altre donne e le ricerca sui social o con il passa parola. Immagina dunque un ‘salotto magliaio’ in cui le donne, animate da un forte spirito aggregativo, possono condividere ed approfondire la propria creatività esprimendola in piena libertà.
Massimo che si è sempre sentito donna
Massimo che da piccolo a scuola voleva stare tra le bambine non è una donna ma si sente una donna.
Parte da Napoli e va a Viareggio per lavorare e per vivere da donna di giorno e di notte. Lì è Simona, la Simona che lavora, si diverte e che inizia ad amarsi. Le piacciono i complimenti e il corteggiamento. Una sera, fuori dalla discoteca, incontra quello che sarà l’amore della sua vita.
Non intreccia subito un rapporto amoroso, forse per paura o incredulità, ma col tempo a quest’uomo farà da moglie, madre, fratello… Tutto.
Non è stato facile affrontare il pregiudizio durante la sua vita… Ma dopo 21 anni d’amore è riuscito a coronare il suo sogno più grande, quello di sposarsi.
Novella, una madre nell'oblio e il cancro affrontato da sola
Novella, donna, madre, insegnante vive la vita seguendo un suo progetto chiaro e preciso. Ha quasi 45 anni e pianifica una chirurgia plastica al seno ma… Sì, c’è un ma, purtroppo. Dai controlli la scoperta di un cancro al seno e subito il pensiero va ai figli, troppo piccoli per restare da soli. Hanno bisogno di lei.
In un attimo il suo percorso di vita viene sconvolto ed improvvisamente si scopre fragile. Ma chi le sta accanto sembra smarrito ed è allora che capisce che deve trovare in se stessa la forza per lottare.
Inizia a far domande a chiunque e trova anche un pò di conforto nei “compagni di sventura”.
Ora è tutto passato ma la cosa che più le è pesata nel momento di maggiore preoccupazione è il mancato conforto della madre, ovvero di quella donna seduta su una sedia a rotelle ma persa in un’oblio senza fine. Novella ormai ne è convinta, forse è stato meglio così, ne avrebbe sofferto troppo.
Alessandra, un figlio atteso così tanto
Alessandra ha ventisette anni, due anni di matrimonio e un desiderio fortissimo di maternità. Purtroppo il desiderio non basta e inizia per lei un periodo difficile, complicato. Un periodo fatto di attese, delusioni, in cui anche gli equilibri familiari iniziano a incrinarsi. Ecco litigi, rabbia e paura.
Tutto è in discussione e anche chiedere aiuto sembra dannatamente pesante. Eppure c’è ancora una parte di lei che è pronta a provare, a seguire i consigli dei medici.
Trova così il coraggio di prendere il marito per mano e tentare di ritrovare un’intesa di coppia, di recuperare la serenità e insieme capiscono che il desiderio di un figlio deve unire e non dividere. Poi si sa, chi la dura la vince, e quel sospirato desiderio è diventato realtà.
Antonella e quel legame stretto con la sua bimba prima dell'adozione
Antonella finalmente nel 2013 riceve la notizia che la sua bambina è nel Congo che l’aspetta, ma non sa ancora che un “maledetto” passaporto negato la separerà da quell’angioletto ancora per molto tempo.
Passeranno infatti quasi tre anni. Smarrimento, sconforto e angoscia minano la serenità di Antonella, ma lei non si arrende mai. In quel lungo tempo, costantemente di giorno, si mantiene in contatto con lei su Skype e di notte nei sogni ne sente il profumo e l’abbraccio.
Antonella pensa che se lei è positiva anche la sua bambina lo sarà, e così intreccia un legame a distanza quasi più forte del cordone ombelicale.
Finalmente arriva il grande giorno, il cuore è a mille, Antonella può finalmente abbracciare la bimba e capisce che tutte quelle sensazioni provate nei sogni corrispondono alla fantastica realtà.
Antonietta e quella promessa fatta alla madre
Antonietta, avvocato e donna delle istituzioni non ha avuto una vita facile.
A diciassette anni il suo primo grande dolore… E si ritrova con un papà e tre sorelle più piccole di lei. La madre è andata via troppo presto e sognava per loro un futuro di studio e affermazione professionale.
Antonietta al suo capezzale le promette che sarà così. Infatti raccoglie tutta la forza e la determinazione di cui è capace e pensa di ripartire da qui. La sua è una scalata difficile ma è una vita di riscatto.
Deve essere madre e riferimento per tutte, ma tenacemente riesce a mantenere quella promessa. Il dolore, la fatica e quel senso materno si tramutano in una grande sensibilità che decide di mettere al servizio degli altri nel suo lavoro da avvocato.
Si occupa di diritto di famiglia, di affidi e, grazie alla sua determinazione interviene nei dibattiti politici perché crede che, per cambiare il sistema e dare pari dignità alla figura femminile, si debba farlo stando dentro alle istituzioni.
Unico rammarico, quello di non suonare più il pianoforte, ma è certa che lo farà al tramonto della sua vita.
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