Il 28 agosto del 1944, nel lager di Buchenwald, moriva Mafalda di Savoia, figlia del re Vittorio Emanuele III e poi sposa del principe tedesco Filippo d’Assia. “Italiani, io muoio, ricordatemi non come una principessa, ma come una vostra sorella italiana”, disse ai connazionali che si trovavano nella sua stessa situazione, prima di morire per le conseguenze di un bombardamento.
La sua storia, poco conosciuta, è stata raccontata qualche anno fa dalla biografa Cristina Siccardi. Dal libro, intitolato Mafalda di Savoia. Dalla reggia al lager, è stata tratta anche una fiction televisiva con Stefania Rocca nei panni della principessa. Difficile districarsi nelle maglie di questa complicata vicenda, anche perché più volte la stessa principessa aveva dimostrato simpatia verso il regime nazi-fascista.
Mafalda di Savoia fu vittima degli accadimenti avvenuti nel campo di concentramento, ma soprattutto della rabbia dei nazisti contro la monarchia italiana, in seguito all’armistizio del nostro Paese. Persino Joseph Goebbels, uno dei più noti e spietati gerarchi nazisti, parlò di lei nel suo diario del 10 e 11 settembre 1943, a proposito della morte del cognato di Mafalda di Savoia, lo zar bulgaro Boris III.
Il Führer mi ha detto che si deve ormai considerare cosa certa che Re Boris sia stato avvelenato… Non scarterei affatto la possibilità che il veleno sia stato somministrato da italiani. Dopo il loro recente tradimento sono disposto ad accreditare qualsiasi cosa al regime di Badoglio e agli italiani in genere… È infatti sospetto che la principessa Mafalda, la peggiore carogna di tutta la casa reale italiana, sia stata a Sofia per alcune settimane prima della morte di Re Boris.
In realtà, la principessa era totalmente estranea a ogni tipo di intrigo: pensava solo alla sua famiglia. Andò così incontro al suo destino, recandosi a Roma per rivedere i figli e il marito. “Sono sposata a un principe d’Assia e pertanto non temo i tedeschi”, disse. E proprio la speranza di rivedere il consorte, in realtà già rinchiuso nel campo di concentramento di Flossenbürg, la spinse nella trappola dei nazisti.
Sfogliate la gallery per ripercorrere la vita di Mafalda di Savoia…
La famiglia di Mafalda di Savoia
Nata a Roma il 19 novembre del 1902, Mafalda Maria Elisabetta Anna Romana era figlia secondogenita di Vittorio Emanuele III e di Elena del Montenegro. Soprannominata Muti, aveva un carattere tranquillo e amava la musica e l’arte. I primi anni di Mafalda di Savoia trascorsero tranquillamente in famiglia, insieme alle sorelle Giovanna, Iolanda e Maria Francesca e al fratello Umberto.
L'infanzia di Mafalda di Savoia
I Savoia passavano tutti insieme le vacanze nel sontuoso castello di Racconigi, in provincia di Cuneo, e nella grande tenuta di San Rossore, in provincia di Pisa. Una vita dorata, interrotta dagli orrori della Prima guerra mondiale: insieme alla madre e alle sorelle, Mafalda si dedicò alle visite ai soldati feriti e alle truppe, dimostrando grande sensibilità.
Mafalda di Savoia con i fratelli
Di indole docile, ma determinata, Mafalda dimostrò sempre grande rispetto verso chi non era nato in una situazione privilegiata come la sua.
Mafalda di Savoia sposa il principe tedesco
Il 23 settembre 1925 Mafalda sposò il principe tedesco Filippo d’Assia-Kassel, tenente dell’esercito prussiano. Quest’ultimo, su proposta di Hitler, nel 1933 divenne governatore della provincia d’Assia-Nassau. Dal matrimonio tra Filippo e Mafalda nacquero Maurizio (Racconigi, 1926), Enrico (Roma, 1927-Langen, 1999), Otto (Roma, 1937 –Hannover, 1998) ed Elisabetta (Roma, 1940). Hitler conferì poi a Mafalda la croce al merito per aver dato alla luce quattro figli.
Mafalda di Savoia con due dei figli
La vita sembrava felice e serena, soprattutto nei periodi trascorsi a Villa Polissena, la dimora romana ricevuta come dono di nozze. A interrompere l’idillio fu però la notizia delle gravi condizioni di salute dello zar bulgaro Boris III, marito di Giovanna di Savoia. Mafalda si precipitò dalla sorella proprio nel momento in cui l’Italia firmava l’armistizio con gli alleati.
Mafalda di Savoia cade nella trappola
Sul treno di ritorno dalla Bulgaria, dopo la morte del cognato, Mafalda resistette alle suppliche della famiglia, che le chiedeva di non tornare a casa. Lei, però, voleva solo rivedere i figli e il marito. Nonostante fosse figlia del re d’Italia, si sentiva sicura perché moglie di un ufficiale tedesco: non poteva ancora sapere che il marito era già stato deportato proprio per i suoi legami con i reali italiani. Quando i tedeschi la convocarono con la scusa di parlare con il marito, lei non ci pensò due volte: il 23 settembre del 1943 venne così arrestata e poi deportata nel lager di Buchenwald, dove venne rinchiusa scon il nome Frau von Weber.
La morte di Mafalda di Savoia
Pur avendole riconosciuto un trattamento meno rigido, Mafalda di Savoia venne comunque messa alla prova dal freddo e dalle condizioni di vita nel campo. Non poteva rivelare la sua vera identità, ma si pensa che alcuni prigionieri italiani fossero venuti a conoscenza della sua presenza e che avessero preso a cuore la sua situazione. Nell’agosto del 1944, quando le truppe alleate bombardarono il lager, Mafalda riportò gravi ferite. Portata in infermeria, morì dissanguata alcuni giorni dopo, privata delle cure che avrebbero potuto salvarle la vita.
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