Nascere donna in certi Paesi è sicuramente più difficile; perché se nasci del sesso “sbagliato” in posti dove ti sono interdetti i diritti più elementari, e sei considerata tutt’al più una proprietà maschile che deve passare di consegna dal padre al marito, spesso scelto da altri, la vita è tutta in salita.

Proprio per questo donne come Malalai Joya sono ancor più meritevoli di essere onorate nelle pagine dei libri, negli articoli, perché è anche grazie al loro impegno, alla forza di volontà che hanno dimostrato, e al coraggio di mettersi spesso contro una società e una cultura intere, se le cose, in quei luoghi, sono cambiate o stanno lentamente cambiando.

Lei, ex parlamentare nell’Assemblea Nazionale dell’Afghanistan, dal 2005 fino all’inizio del 2007, è stata licenziata dal suo ruolo per aver denunciato la presenza di “signori e criminali di guerra”, e l’opera di corruzione politica e istituzionale da essi portata avanti. Già nel 2003, alla Loya Jirga che doveva ratificare la nuova Costituzione, aveva usato parole simili, e, benché molti colleghi nell’occasione avevano applaudito quei tre minuti di discorso, il capo dell’assemblea, Sibghatullah Mojaddedi la definì “infedele” e “comunista”, e la fece allontanare. Malalai ritornò alla Loya Jirga tempo dopo, rifiutando di scusarsi come le venne chiesto dallo stesso Mojadeddi.

Oggi Malalai vive sotto scorta a cause delle persistenti minacce di morte che le sono state rivolte; per tutta la vita si è occupata di diritti umanitari, impegnandosi in moltissime campagne per i diritti civili e sociali delle fasce più discriminate.

Ho iniziato a lavorare come attivista quando ero molto giovane, all’ottavo anno – ha detto in un’intervista nel novembre 2007 – Quando ho iniziato a lavorare tra la nostra gente, in particolare le donne, è stato così piacevole per me. Ho imparato molto da loro, anche se non erano istruite. Prima, devo ammettere, non sapevo nulla di politica. Ho lavorato con diverse commissioni nei campi profughi. Ricordo che in ogni casa in cui sono andata vedevo storie diverse di sofferenza. Ricordo una famiglia che abbiamo incontrato. Il loro bambino era pelle e ossa. Non potevano permettersi di portare il bambino da un medico, quindi potevano solo restare lì ad aspettare che il loro bambino morisse. Credo che nessun cineasta, nessuno scrittore sia in grado di scrivere di queste tragedie che abbiamo subito. Non solo in Afghanistan, ma anche in Palestina, in Iraq … I bambini dell’Afghanistan sono come i bambini della Palestina. Combattono contro i nemici con solo pietre. Questi bambini sono i miei eroi e le mie eroine.

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Malalai Joya e quelle madri che possono solo aspettare che i loro figli muoiano
Fonte: web
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