Perché ogni giorno deve essere un Mandela Day
Si festeggia ogni anno dal 2009, e ogni anno non perde la sua importanza. Come e perché si festeggia il Mandela Day, e perché dovremmo ricordarcene ogni giorno.
Si festeggia ogni anno dal 2009, e ogni anno non perde la sua importanza. Come e perché si festeggia il Mandela Day, e perché dovremmo ricordarcene ogni giorno.
Alcune persone non sono semplicemente dei politici, dei pensatori, degli attivisti. Sono dei simboli, in vita come dopo la loro morte. Per questo, dal 2009 ogni 18 luglio – data di nascita di Nelson Mandela – si festeggia in tutto il mondo il Mandela Day, perché la sua eredità non venga dimenticata.
Indetto con la Risoluzione A/RES/64/13 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel novembre 2009, il Nelson Mandela International Day – più conosciuto come Mandela Day – ha rappresentato di fatto l’istituzionalizzazione di un fenomeno già esistente, ovvero la campagna internazionale che ogni anno osservava già il Mandela Day nell’anniversario del compleanno dell’ex Presidente del Sudafrica e Premio Nobel per la pace nel 1993.
La giornata internazionale è stata istituita, si legge sul documento,
Riconoscendo la lunga storia del ruolo di primo piano di Nelson Rolihlahla Mandela e il sostegno alla lotta dell’Africa per la liberazione e l’unità dell’Africa, e il suo contributo eccezionale alla creazione di un Sud Africa non razziale, non sessista, democratico,
Riconoscendo anche i valori di Nelson Mandela e la sua dedizione al servizio dell’umanità, nei campi della risoluzione dei conflitti, delle relazioni razziali, della promozione e tutela dei diritti umani, della riconciliazione, della parità di genere e dei diritti dei bambini e di altri gruppi vulnerabili, nonché l’elevazione dei poveri e delle comunità sottosviluppate,
Riconoscendo il contributo di Nelson Mandela alla lotta per la democrazia a livello internazionale e la promozione di una cultura di pace in tutto il mondo.
Ora che abbiamo finalmente raggiunto l’emancipazione politica, ci impegniamo ad affrancare il nostro popolo dalla schiavitù ancora in essere della miseria, della privazione, della sofferenza, della discriminazione sessuale e di ogni altro genere. […] È con umiltà ed entusiasmo che ricevo l’onore e il privilegio che voi, popolo del Sudafrica, mi conferite di guidare il nostro paese fuori da questa valle oscura, in qualità di primo presidente di un Sudafrica unito, democratico e libero da discriminazioni razziali e sessuali.
Il discorso pronunciato da Nelson Mandela il 10 maggio 1994 rappresentava il culmine di un percorso di lotta iniziato decenni prima – di cui 26 anni condotti dalle mura del carcere – e dava inizio a un nuovo corso nel Paese. L’elezione a Presidente di “Madiba” – eletto con il 62% dei voti nelle prime elezioni nazionali a suffragio universale – non solo segnava la fine ufficiale dell’apartheid ma apriva un nuova epoca all’insegna del riconoscimento reciproco e della riconciliazione nazionale tra bianchi e neri, ora cittadini uguali di un’unica Rainbow Nation, come il presidente l’aveva definita durante il suo insediamento.
La sua presidenza è durata un solo mandato, alla fine del quale decise di non ricandidarsi, ma l’eredità di Mandela rimane fondamentale, in Sudafrica e fuori. Sebbene il Paese non abbia ancora raggiunto la parità per cui Madiba si è battuto e sia ancora afflitto da disuguaglianze endemiche e da violenza xenofoba, la strada è tracciata. Fuori dai confini del Sudafrica, che soprattutto grazie alla leadership di Mandela è riuscito a rientrare all’interno della comunità internazionale e dell’ONU, Mandela è ancora oggi un simbolo, un uomo capace non solo di predicare ma di incarnare con il suo stesso esempio di vita gli ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza fra tutti gli uomini, non solo a prescindere dal colore della pelle ma anche di genere, religione, idee e, soprattutto, un modello di lotta per ottenere una società più giusta, senza ricorrere alla violenza.
Fino a quando la povertà, l’ingiustizia e l’enorme disuguaglianza esisteranno nel nostro mondo, nessuno di noi potrà veramente riposare.
Nelson Mandela – Make Poverty History
La lotta alla povertà era una delle priorità di Mandela, e purtroppo lo è ancora oggi. La pandemia di Covid-19, anzi, ha esacerbato le crisi esistenti, aggravando la fragilità dei sistemi sanitari e l’insicurezza alimentare per molte comunità, con la perdita di milioni di mezzi di sussistenza. Per questo, è necessario che ciascuno di noi, non solo il 18 luglio ma nella vita quotidiana, diventi mezzo di cambiamento, agendo attivamente contro la povertà. L’hashtag lanciato è proprio #actionagainstpoverty, con un focus particolare sulla cibo e sulla nutrizione, i due goal principali del Mandela Day per il decennio 2019-2029.
Non solo la malnutrizione e la mancanza di cibo rimangono una delle piaghe di quello che continuiamo a ritenere il “terzo mondo”, ma secondo Ipsos anche
quasi la metà (46%) dei sudafricani adulti intervistati alla fine del 2020 ha affermato che le loro famiglie dovevano spesso andare a letto affamate durante la pandemia di Covid-19 perché non avevano abbastanza soldi per il cibo.
Lanciata nel 2020 per sopperire alle necessità immediate, anche nel 2021 continua quindi la campagna #Each1Feed1, a cui è possibile contribuire con una donazione. Questo anno, il tema del Mandela Day è One hand can feed another, ispirato alle parole pronunciate da Madiba nel 2008
È nelle tue mani rendere il nostro mondo migliore per tutti, specialmente per i poveri, i vulnerabili e gli emarginati.
Sfogliate la gallery per conoscere la storia di Mandela:
Nelson Mandela nasce il 18 luglio 1918 nel villaggio di Mvezo, discendente del re del popolo Thembu. Mandela è il cognome assunto dal nonno paterno. Il nome “Rolihlahla” (letteralmente “colui che provoca guai”) fu quello attribuitogli alla nascina, mentre “Nelson” gli è stato attribuito solo alle scuole elementari. “Madiba”, il nomignolo con cui è conosciuto, era invece era il suo nome all’interno della tribù di appartenenza, dell’etnia Xhosa.
Cresciuto come un pastorello, ha detto di aver ereditato il “testardo senso di equità” di suo padre, scivolando nell’attivismo politico negli anni ’40 dopo aver conseguito la laurea.
Fu arrestato nel per la prima volta nel 1952 per aver violato la legge sulla soppressione del comunismo. Nel 1956 è arrestato e processato per “alto tradimento” contro lo stato per le sue attività anti-apartheid con l’African National Congress, ma fu rilasciato nel 1961. L’anno successivo e alla fine fu condannato all’ergastolo. In tutto, ha trascorso 26 anni in carcere ed è stato rilasciato l’11 febbraio 1990.
Nel 1993, Mandela riceve congiuntamente all’allora presidente del Sudafrica Frederik Willem de Klerk il Premio Nobel per la Pace, «per il loro lavoro per la fine pacifica del regime dell’apartheid e per aver gettato le basi per un nuovo Sudafrica democratico».
Il 27 aprile 1994 Mandela vota per la prima volta nella sua vita; il 9 maggio viene Eletto dal Parlamento come primo Presidente di un Sudafrica democratico. Il giorno dopo inaugura la sua Presidenza, con il celebre discorso che segna la fine ufficiale dell’apartheid.
Nelson Mandela è morto il 5 dicembre 2013 nella sua casa a Johannesburg dopo una lunga malattia. Ricoverato il 28 marzo 2013 viene ricoverato in un ospedale di Pretoria per una grave infezione polmonare, connessa ad una tubercolosi subita durante il periodo di prigionia, ha subito diversi ricoveri, fino alla morte, avvenuta a 95 anni.
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