Martha Graham non era solo una ballerina e coreografa. Incarnava l’essenza stessa della danza, così mutevole e inquieta, quasi primitiva nella sua essenza. Grande tra le grandi, continuò a lavorare fino alla fine dei suoi giorni, a 96 anni. Icona e maestra di tanti altri ballerini, non cedette però al desiderio di mitizzarsi, come lei stessa raccontò nella sua autobiografia Memoria di sangue, di cui parlò tempo fa Repubblica in un articolo.
Non mi sono mai considerata un genio. Non so in cosa consista il genio. Credo che un’espressione molto più adeguata per definirmi sia “cane da riporto”, un bel cane da riporto, forte e con il manto dorato, che riporta cose dal passato, o cose che appartengono alla memoria comune del nostro sangue.
Forte e stoica, potrebbe oggi essere considerata un esempio di femminista ante litteram. Lei, però, la pensava diversamente.
Sono stata circondata da uomini per tutta la vita, quindi il movimento di liberazione femminile non ha mai fatto veramente presa su di me. Non ho mai avvertito alcun sentimento di inferiorità, perciò la nascita del femminismo, una ventina di anni fa, mi lasciò sconcertata. Non avevo alcuna affinità con esso, ho sempre ottenuto quanto volevo dagli uomini, senza chiederlo. Gran parte della responsabilità di questo mio atteggiamento risale a mio padre.
Fu lui che mi insegnò a considerare irrinunciabile l’essere quello che sono. Una volta, dopo una rappresentazione, fui avvicinata da una donna che mi aveva chiesto quale fosse il mio ruolo nel movimento di liberazione femminile. La guardai e dissi: “Mio padre mi ha educata a essere una donna”.
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Martha Graham
Martha Graham nacque l’11 maggio 1894 a Pittsburgh, in Pennsylvania. Suo padre, George Graham, era un medico specializzato nella cura dei disturbi nervosi e riteneva che il corpo fosse l’espressione di un significato più profondo, che non si limitava ai semplici movimenti.
Gli insegnamenti del padre
Quando mio padre non era con un paziente, gironzolavo per lo studio, attenta a non disturbare il suo lavoro. […] Ricordo che una volta mi arrampicai su una grossa pila di libri, per arrivare all’altezza del piano della scrivania. Mio padre mi mostrò un vetrino su cui aveva posto una goccia d’acqua e, tenendo il vetrino tra il pollice e l’indice, mi chiese: “Cosa vedi, Martha?” Ingenuamente risposi: “Acqua”. E mio padre: “Acqua pura?”. “Sì, credo di sì. Acqua pura”.
Il comportamento di mio padre mi pareva un po’ strano e non comprendevo cosa volesse combinare. Da uno scaffale sopra la scrivania lui prese un microscopio e lo pose vicino a me. Sistemò le tende perché vi fosse la luce giusta e poi mise il vetrino sotto il microscopio. Strizzando un occhio avvicinai l’altro alle spesse lenti nere. Scorsi allora quanto era contenuto nell’acqua e, piena di orrore esclamai: “Ma c’è della roba che si agita!” Mio padre disse, “Sì, l’ acqua è impura. Ricordalo sempre, Martha. Devi cercare la verità”.
Martha Graham sul palco
La danza entrò nella vita di Martha Graham piuttosto tardi, quando lei aveva già 16 anni. A stregarla fu uno spettacolo della famosa ballerina Ruth St. Denis alla Mason Opera House di Los Angeles. Qualche anno dopo entrò a far parte della Denishawn, la scuola di danza diretta proprio dalla St. Denis insieme al marito. Nel 1923, durante uno spettacolo a New York con alcune serate alla Town Hall, venne notata dal direttore delle Greenwich Follies, che la volle ingaggiare nel vaudeville. Qualche anno dopo iniziò a insegnare e nel 1926 fondò la sua piccola compagnia, la Martha Graham and group (poi chiamata Martha Graham Company Dance, che iniziò a riscuotere grande successo in tutto il mondo.
Martha Graham con Bertram Ross nel 1961
Martha Graham cambiò completamente il mondo della danza moderna, fondando quella che ancora oggi viene chiamata la Tecnica Graham. Si concentrava sul bacino, da dove ha origine la vita, creando un’alternanza tra contraction (contrazione) e release (rilascio).
Martha Graham e la sessualità
Nel 1948, Martha sposò il ballerino Erick Hawkins, da cui divorziò nel 1954.
In Austria una donna aveva insistito nel dire che un personaggio femminile forte come me doveva sicuramente avere delle relazioni omosessuali. Risposi: “Non mi è possibile, le donne non mi interessano. Mi piacciono gli uomini. Se avessi desiderato vivere con una donna lo avrei fatto, ma non è stato così. Volevo vivere con degli uomini e quella è stata la mia scelta”.
Martha Graham con Mikhail Baryshnikov, Rudolf Nureyev e Maya Plisetskaya
Diventata in breve tempo la ballerina americana più conosciuta e rispettata, Martha Graham collaborò con moltissimi ballerini e coreografi famosi, come Paul Taylor, Merce Cunningham, Margot Fonteyn, Rudolf Nureyev, Mikhail Baryshnikov. Insegnò la sua arte anche ad alcune celebrità, come Madonna e Woody Allen.
Ho dato anche lezioni private a Ingrid Bergman. Ricordo i suoi lunghissimi silenzi ma ricordo anche, con divertimento, quella che lei aveva definito la sua ricetta per una vita felice: buona salute e cattiva memoria. Un giorno, agli inizi degli anni Settanta, entrai nello studio e la mia assistente mi annunciò: “C’è qui Woody Allen a frequentare un corso”. “Impossibile”, risposi. Ma era davvero lì, impegnato a fare giravolte, spaccate e corse.
Martha Graham e quel suo linguaggio così diverso
Ai miei inizi uno dei miei critici preferiti, Stark Young, disse una volta a un suo amico: “Devo proprio venire con te al concerto di danza di Martha stasera? Con tutti quei movimenti angolosi, a percussione, ho sempre paura che una volta o l’altra partorisca un cubo”. Ora che ho novantasei anni mi chiedono in continuazione se credo in una vita dopo la morte. Io credo nella sacralità della vita, nella continuazione della vita e dell’energia. L’anonimato della morte non ha alcun fascino per me. È l’ “adesso” che devo e voglio affrontare.
Martha Graham, ballerina fino alla fine
La carriera di Martha Graham non si è mai fermata fino al 1 aprile 1991, anno in cui si è spenta, all’età di 96 anni, per colpa di una polmonite. Aveva appena finito di scrivere la sua biografia. L’ultima coreografia alla quale prese parte fu Maple Leaf Rag, nel 1990. Stava anche lavorando alla coreografia dei Giochi Olimpici di Barcellona del 1992.
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