“Com’era essere una donna? Una madre? Una moglie? Per me questa domanda non ha senso”. Come altre scienziate della sua generazione, prima tra tutte Rita Levi Montalcini, a Mary Leakey non piaceva parlare del ruolo femminile in contesti un tempo esclusivamente maschili.
In una vecchia intervista per Scientific American, pubblicata nel 1994, raccontò di non aver mai avuto problemi nel suo campo, contrariamente all’opinione comune. “Non è mai stato un problema. Non sto mentendo per qualche strano motivo. Non mi sono mai sentita svantaggiata”.
Senza il suo lavoro, il marito e noto antropologo Louis Leakey sarebbe stato considerato solo uno scienziato sopra le righe che avanzava teorie apparentemente strampalate e amava sfidare i suoi colleghi.
Fu proprio lei ad assisterlo con uno scrupoloso approccio scientifico, in netto contrasto con l’atteggiamento spesso polemico dell’uomo, come raccontato dal figlio Richard Leakey.
L’attenzione al dettaglio e alla perfezione di mia madre ha consentito a mio padre di avere una carriera. Non sarebbe diventato famoso, senza di lei. Era molto più organizzata e strutturata, soprattutto dal punto di vista tecnico.
Per uno strano scherzo del destino, la scoperta più grande di Mary Leakey giunse dopo la morte del compagno di lavoro e di vita, nel 1972. Già da tempo, però, la coppia aveva condotto vite separate, lei sempre a caccia di fossili, lui in giro per il mondo a cercare fondi.
Nel sito di Laetoli, in Tanzania, trovò molte impronte di ominidi ormai fossilizzate, risalenti a oltre tre milioni di anni fa. Rappresentavano la prova che ancora mancava dell’ipotesi che i nostri antenati avessero già iniziato a camminare in posizione eretta.
Non fu entusiasmante come altre scoperte, perché in quel momento non potevamo ancora sapere cosa avevamo trovato. Ovviamente, una volta scoperto, fu davvero esaltante.
Sfogliate la gallery per ripercorrere la vita e le scoperte di Mary Leakey…
L'infanzia di Mary Leakey
Mary Douglas Nicol, nome da nubile di Mary Leakey, nacque a Londra il 6 febbraio del 1913. Passò l’infanzia soprattutto in Francia, crescendo libera e indipendente. Suo padre, un pittore paesaggista, la portò in visita in alcuni tra i più incredibili siti preistorici francesi, come Fond de Gaume e La Mouthe: fu lì che nacque la sua passione per l’archeologia.
Trovare e raccogliere reperti per me era un istinto, mi dava gioia. Era come una caccia al tesoro.
Mary Leakey con il marito
Mary iniziò a partecipare a spedizioni archeologiche già a 17 anni. Seguiva lezioni di archeologia al London Museum, ma non si iscrisse mai all’università: ottenne diverse lauree ad honorem solo molti anni dopo. Durante una cena, nel 1934, conobbe il ricercatore Louis Leakey: lui le chiese di realizzare le illustrazioni per il suo libro e poco dopo partirono insieme per l’Africa. Poi, nel 1936, il matrimonio.
Le prime scoperte di Mary e Louis Leakey
Dal 1935 al 1959 la coppia lavorò in diversi siti archeologici in Kenya e Tanzania, non senza difficoltà di vario tipo. La prima vera scoperta avvenne presso la gola di Olduvai, nella pianura del Serengeti: erano i resti del Proconsul, quello che a quel tempo era considerato l’anello mancante tra la scimmia e l’uomo. In realtà, più avanti si rivelò essere solo un comune antenato.
Nuove scoperte per i Leakey
Grazie al lavoro di Mary, nella stessa zona ritrovarono il cranio di un Australopithecus boisei, un ominide vissuto tra 1,8 milioni di anni fa, che ribattezzarono lo “schiaccianoci” per via delle sue enormi mascelle.
Mary Leakey e i suoi due dalmata
Tra le passioni di Mary, oltre all’archeologia c’erano anche i suoi animali, come i due cani dalmata che portava con sé al lavoro e che le tenevano compagnia a casa. Ebbe tre figli insieme al marito: Jonathan, Richard e Philip.
Mary Leakey nel doodle a lei dedicato
Per il doodle a lei dedicato, nel 2013, Google scelse di ispirarsi proprio alle immagini che ritraevano Mary Leakey insieme ai suoi dalmata.
Mary Leakey e la vita dopo il marito
Negli anni Sessanta i coniugi Leakey iniziarono a vivere separati, lei sola in Tanzania, lui in giro per il mondo. Dopo la morte del marito, nel 1972, iniziò gli scavi nelle vicinanze di Laetoli (Tanzania), dove nel 1978 scoprì alcune file di impronte fossili lasciate da ominidi bipedi. La scoperta le portò diversi grandi riconoscimenti e lauree honoris causa. Qualche anno dopo, nel 1983 decise di ritirarsi a vita privata: morì poi il 9 dicembre del 1996, a 83 anni.
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