“Potrò ancora continuare a credere in Dio?”, si domandava la poetessa e scrittrice per bambini Ilse Weber nel 1938, in una lettera disperata riportata tempo da Avvenire. Il suo paese, l’amata Cecoslovacchia, era caduta nelle mani dei nazisti, che volevano eliminare ogni ebreo, proprio come lei. Imprigionata nel campo di concentramento di Theresienstadt, trovò la morte ad Auschwitz nel 1944 insieme al figlio e ad altri quindici piccoli. Prima di morire, però, compose alcune poesie, recuperate poi dal marito: uno dei componimenti si intitolava Le pecore di Lidice ed era dedicato ai bambini di uno sfortunato villaggio cecoslovacco, raso al suolo nel 1942 dai nazisti.
Le pecore lanute bianche e gialle trottano lungo la strada.
Due pastorelle seguono il gregge, nel crepuscolo suona il loro canto.È un’immagine colma di pace, ma tu che vai di fretta,
ti fermi come sentissi passare vicino un orrendo soffio di morte.Le pecore lanute bianche e gialle, tanto lontane da casa,
bruciate le stalle, assassinati i padroni.
Oh, tutti gli uomini del villaggio, tutti sono morti
della stessa morte.Un piccolo villaggio boemo, tanta sventura e sofferenza.
Deportate le donne laboriose che curavano il gregge,
scomparsi i bambini gioiosi che si rallegravano degli agnelli,
distrutte le piccole case dove albergava la pace,
un villaggio intero annientato, soltanto gli animali graziati.
Queste sono le pecore di Lidice, adatte proprio qui,
nella città dei senza patria, animali senza casa.
Chiusi da un muro, accomunati dal crudele destino,
il popolo più tormentato della terra
e il gregge più triste del mondo.
Il sole è tramontato, scomparso l’ultimo raggio,
da qualche parte delle caserme si alza un canto ebraico.
L’ordine di distruggere Lidice era arrivato in seguito dell’attentato a Praga contro il Protettore del Reich della Boemia e Moravia, Reinhard Heydrich. Gli uomini furono fucilati sul posto, le donne e i bambini deportati nei campi di concentramento, le case distrutte e il gregge delle pecore condotto a Theresienstadt, dove si trovava anche l’autrice della poesia.
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I bambini di Lidice nel 1942
Come vendetta per l’uccisione a Praga del protettore del Reich Reinhard Heydrich, da parte delle truppe partigiane cecoslovacche, i nazisti decisero di vendicarsi sul popolo cecoslovacco. Non sappiamo perché venne deciso di distruggere proprio il villaggio di Lidice, ma il 10 giugno 1942 venne compiuto l’ordine di Hitler.
La distruzione di Lidice
Furono fucilati sul posto 192 uomini di età superiore ai 16 anni. Il sacerdote rifiutò di abbandonare la fede e venne ucciso, mentre le 198 donne di Lidice portate alla stazione di Kladno e caricate sui treni merci, per raggiungere Ravensbrück: molte di loro morirono di malattia e malnutrizione. I 99 bambini di Lidice furono portati al campo di sterminio di Chelmno e solo 17 fecero ritorno a casa alla fine della guerra.
Il monumento
Dopo la distruzione e le fiamme, di Lidice non restò nulla, tanto da scomparire dalle mappe. Max Rostock, responsabile del massacro, fu processato e giustiziato per impiccagione a Praga nel 1951. Oggi è però possibile visitare diversi monumenti, tra cui quello dedicato ai bambini, e un museo in onore dei poveri abitanti di Lidice.
La scultrice all'opera
Negli Anni Sessanta l’artista ceca Marie Uchytilová iniziò a progettare il monumento in memoria ai bambini di Lidice, formato da tante sculture raffiguranti i piccoli, ma non riuscì a terminarlo. Venne completato dopo la sua morte, avvenuta nel 1989, grazie alla donazione dalla città danese di Albertslund. L’inaugurazione avvenne nel 2000.
Il museo di Lidice
Nel 1947 venne posata la prima pietra della nuova Lidice, distante 300 metri dall’area originale, e un anno dopo iniziarono i lavori di ricostruzione, grazie all’aiuto ricevuto anche dall’estero. Sul vecchio sito è sorto anche un memoriale per gli uomini e un Giardino della Pace e dell’Amicizia dove sono state piantate rose provenienti da tutto il mondo.
Un altro monumento a Lidice
Visitando Lidice oggi, sono moltissime le tracce del passato: ricordare quello che è accaduto è fondamentale per non dimenticare le azioni terribili di cui l’uomo è capace.
Un ricordo dei bambini di Lidice
Tra i reperti del museo, anche un indumento appartenuto a uno degli sfortunati bambini di Lidice.
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