Quello strano "matrimonio tra single" tra Indro Montanelli e Colette Rosselli
La lunga storia di amore e amicizia tra Indro Montanelli e Colette Rosselli: all'apparenza molto diversi, riuscirono a costruire un vero e proprio sodalizio
La lunga storia di amore e amicizia tra Indro Montanelli e Colette Rosselli: all'apparenza molto diversi, riuscirono a costruire un vero e proprio sodalizio
Molto si conosce dell’immagine pubblica di Indro Montanelli, della sua attività di giornalista e uomo di cultura, ma la sua vita privata è rimasta sempre tale. Tuttavia, un legame in particolare ha sempre suscitato la curiosità di tutti: quello con Colette Rosselli, da tanti ricordata anche come Donna Letizia.
Nata a Losanna nel 1911 da madre inglese e padre napoletano, Colette Cacciapuoti (il suo nome da nubile) fu scrittrice, illustratrice e pittrice. Negli anni Cinquanta si affermò per la sua seguitissima rubrica di bon ton Il saper vivere. Proprio in quel periodo, infatti, si era diffusa la moda delle rubriche di galateo affidate a nobildonne. L’editore Arnoldo Mondadori propose così a Colette Rosselli di curare a sua volta una pagina sul settimanale Grazia, con lo pseudonimo di Donna Letizia.
Indro Montanelli, già giornalista affermato per il Corriere, conobbe Colette Rosselli sul finire degli Anni Cinquanta, proprio mentre naufragava il suo matrimonio con la nobildonna austriaca Margarethe de Colins de Tarsienne. Quest’ultima non fu la sua prima moglie, in quanto durante la campagna di Abissinia, quando Indro fu ufficiale di un battaglione eritreo, sposò (o meglio comprò) una ragazza dodicenne secondo l’uso dei costumi indigeni. Questo matrimonio, che in Patria non aveva chiaramente valore, ha recentemente sollevato diverse polemiche nei confronti del giornalista, di cui parliamo più approfonditamente nella gallery sottostante.
Colette Rosselli invece era già divorziata dopo le nozze celebrate a 19 anni con Raffaello Rosselli (di cui mantenne sempre il cognome) e scelse di vivere la sua storia con Indro Montanelli con grande discrezione. Vissero insieme per venticinque anni, sposandosi solo il 9 settembre 1974 a Cortina d’Ampezzo. Così il giornalista commentò la loro storia, come riportato da un articolo del Tirreno:
Con Colette eravamo due scapoli che si erano sposati, poi ognuno rimaneva scapolo. Amo molto la mia vita solitaria. Non rimpiango la vita di coppia che non ho mai fatto. E sono contento di non avere figli. Credo che sarei stato un cattivo padre.
A sua volta, anche Colette Rosselli commentò a Oggi il loro strano legame:
Siamo due scapoli che si rinfacciano d’avere perso la “vera” (mai portata da entrambi), due solitari (io per consuetudine, lui per natura) legati da un’autentica stima e da un interesse, non partecipe l’uno per l’altro. Io non partecipo al suo interesse per la politica o il calcio, lui non partecipa a certe mie scelte di letture o di immagini. I nostri incontri sono come viaggi all’estero che, ogni tanto, è bello fare.
Una storia lunghissima, anzi, un vero e proprio sodalizio costruito sulle diversità. Lui abitava a Milano, lei a Roma, in un attico in piazza Navona. Lui più ruspante, lei esperta di buone maniere, elegante e raffinata, che si vantava d’aver tolto lo stuzzicadenti dalla tavola degli italiani e i calzini corti dalle gambe degli uomini. Ma c’era anche grande gelosia, come raccontato da Colette Rosselli sempre nell’intervista a Gente e riportata dal Tirreno:
Le gelosie di Indro sono state furibonde e anomale, da nevrotico qual è […]. Ha avuto passioni prima e dopo di me. Gelosa io? Non si può amare senza esserlo. Tutto sta dal come si gestisce la gelosia. Non sono un tipo da scenate: sono alta un metro e ottanta, se mi agitassi sembrerei un mulino a vento. E poi il sangue inglese ti porta all’autocontrollo, che è peggio, a volte, perché ti maceri di più […]. Mi è capitato anche di diventare molto amica delle ex amiche di Indro, perché ho sempre avuto tanto affetto per lui e ho sempre saputo d’essere il suo punto fermo.
Quando si sposarono, dopo tutti quegli anni insieme, Montanelli aveva però già iniziato un’altra relazione a Milano, con Marisa Rivolta. Roberto Gervaso, che lo conosceva bene e che ha raccontato la loro amicizia in un’intervista al Corriere, gli chiese il motivo di una scelta così bizzarra. “Perché non voglio sentirmi in colpa”, rispose il giornalista. Rosselli morì nel 1996 in seguito a un ictus, mentre Montanelli nel 2001 per un tumore all’intestino.
“La incontrai per la prima volta a Cortina D’Ampezzo negli anni ’50. E il fatto che dopo tanti anni ci si possa ricordare così nitidamente una persona è la prova della sua forte personalità, anche fisica. Eravamo nella hall di un albergo, ed entrò una signora con una mantella tirolese lunga fino ai piedi che teneva per mano due bambine, la più piccola delle due era a sua volta tenuta per mano da una governante in divisa. Colette era una figura insolita, molto alta, mi fece subito una grande impressione. Ricordo che domandai chi fosse quella signora, e qualcuno mi disse che era una scrittrice, non mi dissero che era la moglie di Montanelli. Questa forte personalità corrispondeva anche a un carattere considerevole, era un’amica tenerissima e affidabile, anche se tra me e lei c’era una certa differenza di età. In quel periodo aveva quasi del tutto smesso di scrivere per dedicarsi principalmente all’attività di pittrice. D’altra parte aveva iniziato la sua carriera come disegnatrice di libri per bambini, ed era una disegnatrice bravissima, dotata di un grande senso dello humor, e creava questi piccoli personaggi estremamente piacevoli e divertenti”. Lorenza Trucchi, giornalista e grande amica di Colette, la descrisse così a Radio 3.
Come raccontato da Nantas Salvalaggio in un articolo del 2001 per Libero, riportato poi da Cinquantamila.it, la prima moglie di Indro Montanelli fu un’eritrea, sposata con rito tribale durante la campagna d’Etiopia nel 1936. Riguardo questa relazione, si sono sollevate diverse polemiche, in quanto la ragazza aveva solo 12 anni (forse 14), come racconta lui stesso in un’intervista che gli fece Enzo Biaggi. L’uomo non ha mai nascosto questa vicenda, anzi nel 2000 nella proprio rubrica La stanza di Montanelli ha parlato della vicenda fornendo la sua versione, che avrebbe dovuto difenderlo dalle accusa di violenza e pedofilia:
La ragazza si chiamava Destà e aveva 14 anni: particolare che in tempi recenti mi tirò addosso i furori di alcuni imbecilli ignari che nei Paesi tropicali a quattordici anni una donna è già donna, e passati i venti è una vecchia. Faticai molto a superare il suo odore, dovuto al sego di capra di cui erano intrisi i suoi capelli, e ancor di più a stabilire con lei un rapporto sessuale perché era fin dalla nascita infibulata: il che, oltre a opporre ai miei desideri una barriera pressoché insormontabile (ci volle, per demolirla, il brutale intervento della madre), la rendeva del tutto insensibile. […]
Per tutta la guerra, come tutte le mogli dei miei Ascari, riuscì ogni quindici o venti giorni a raggiungermi ovunque mi trovassi e dove io stesso ignoravo, in quella terra senza strade né carte topografiche, di trovarmi. Arrivavano portando sulla testa una cesta di biancheria pulita, compivano – chiamamolo così – il loro «servizio», sparivano e ricomparivano dopo altri quindici o venti giorni.
Nel 1942 sposò la seconda moglie, la nobildonna austriaca Margarethe de Colins de Tarsienne, che lasciò poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Montanelli conobbe Colette Rosselli negli Anni Cinquanta e i due divennero grandi amici. Colette si occupava di moda per l’Espresso ed era collega di Salvalaggio, al quale Montanelli aveva scritto: “Ah, Nantassino, sapessi come t’invidio! Magari tu sei tanto pazzo da invidiare me che scrivo elzeviri sulla terza del Corriere, mentre io vorrei essere al posto tuo, seduto a una scrivania del tuo piccolo giornale, perché puoi incontrare tutti i giorni Colette”.
Come raccontato da Salvalaggio, Colette Rosselli diceva di essere orgogliosa d’aver “civilizzato il felino selvatico che era stato lui fino a cinquant’anni” e di avergli rifatto il guardaroba. Lo convinse che stava meglio con maglioni a collo alto e con le cravatte, a causa del pomo d’Adamo prominente.
“A lei piaceva frequentare l’alta società, l’aristocrazia, se aveva in mente una bella serata pensava all’Excelsior, amava Proust, era una perfezionista, conosceva i migliori vini. Lui adorava le bettole toscane, avrebbe mangiato solo pasta e fagioli o la fiorentina, beveva vino allungato con l’acqua e lei inorridiva”. Così Roberto Gervaso ha descritto Colette Rosselli e Indro Montanelli in un’intervista al Corriere, riportata da Cinquantamila.it.
“Quando Colette morì mi trovavo a casa sua”, raccontò Lorenza Trucchi a Radio 3. “Lei era già composta in camera da letto, c’era pochissima gente in casa, io mi trovavo seduta sul divano con Indro Montanelli che mi teneva la mano. Ricordo che a un certo punto mi disse, abbozzando un sorriso: ‘Era tanto, tanto severa!'”
Cosa ne pensi?