Maurice e Katia Krafft avevano rispettivamente 45 e 49 anni quando il vulcano giapponese del monte Unzen mise fine alla loro vita da Homovulcanicus, come loro amavano definirsi. Era il 1991 e la coppia francese, unita anche dal punto di vista personale, era già molto conosciuta nel mondo scientifico: gli americani li avevano soprannominati Volcano devils, ovvero i diavoli dei vulcani, proprio per la loro costante inclinazione per il pericolo. E si intitola proprio Les diables des volcans il libro a loro dedicato da André Demaison.
Erano i vulcanologi più veloci del mondo proprio per la loro capacità di scappare rapidamente da qualsiasi eruzione in corso sul pianeta. Prima di trovare la morte, avevano assistito a circa 140 fenomeni eruttivi, tra cui quelli di Heimaey, in Islanda, e di St. Helens e Mauna Loa negli Stati Uniti. Una passione, quella per i vulcani, nata quando entrambi erano ancora piccoli, per via dei film e dei libri di Haroun Tazieff, geologo francese e pioniere della vulcanologia. Un amore che costò la vita a entrambi, raccontato anche nel documentario Volcano! del National Geographic e, più recentemente, in Into the Inferno di Werner Herzog.
Katia e Maurice Krafft, una passione folle
Maurice Krafft, nato in Francia nel 1946, subì il fascino dei vulcani fin da piccolo. In un’intervista rilasciata all’inizio della sua carriera, aveva persino affermato di voler morire in un vulcano, scherzando sul fatto che “sfortunatamente” la probabilità fosse piuttosto bassa. Per questo aveva trovato la sua compagna perfetta in Catherine Joséphine (chiamata da tutti Katia) Conrad, anche lei francese e nata nel 1942, che a 14 anni aveva già deciso di diventare vulcanologa. “Sono così potenti e belli”, aveva raccontato a un giornalista. “Non puoi fare a meno di innamorartene”.
Katia Krafft, senza paura sui vulcani
I due si incontrarono all’università di Strasburgo, dove entrambi studiavano geologia, e decisero subito di raccogliere fondi per andare a documentare le eruzioni dei vulcani di tutto il mondo. L’amore che provavano l’uno per l’altra era pari solo a quello per i vulcani ed è evidente anche nelle foto che ancora oggi possiamo vedere della coppia. Maurice e Katia si sposarono nel 1970, proprio mentre pianificavano la loro prima grande avventura.
Katia e Maurice Krafft erano sempre gli ultimi a scappare
Dopo la loro prima missione sullo Stromboli, si resero conto di come la gente fosse interessata al loro lavoro. E trovarono grande collaborazione anche da parte dei governi e degli esponenti pubblici, che li consideravano una vera risorsa. Ad esempio, mostrarono le loro immagini dell’eruzione del 1985 del vulcano colombiano Nevado del Ruiz alla presidente delle Filippine Corazon Aquino e la convinsero a evacuare l’area intorno al monte Pinatubo prima della sua terribile eruzione del 1991. Fu così che riuscirono a salvare centinaia o forse migliaia di vite.
La morte
Poco dopo l’eruzione del Pinatubo del 1991, i Krafft volarono i Giappone per assistere a quella del monte Unzen. Insieme a un team di 41 persone, composto da altri scienziati e giornalisti, Maurice e Katia si avvicinarono alla cima del vulcano, pensando di trovarsi in un punto sufficientemente sicuro. Ma i loro calcoli furono fatali: un inaspettato flusso piroclastico uccise sul colpo la coppia e le altre 41 persone.
Katia e Maurice Krafft, storia di un grande amore
Ciò che facevano per loro era molto più importante delle loro stesse vite e offuscava qualsiasi altra decisione. Poche persone al mondo si sarebbero fiondate a documentare un evento terribile (anche se sublime) come un’eruzione, ma Maurice e Katia Krafft erano persone speciali.
Katia e Maurice Krafft
In vent’anni di attività i Krafft produssero infatti 300 ore di filmati, migliaia di foto e moltissimi libri. Ma secondo loro era impossibile documentare la sensazione che si provava fissando un vulcano in eruzione.
Katia e Maurice Krafft
I libri, i documentari e le fotografie realizzate da Maurice e Katia Krafft hanno contribuito in maniera determinante alla ricerca scientifica e ancora oggi sono fonte di inesauribile ispirazione per chi si avvicina alla professione di vulcanologo o semplicemente per chi è affascinato dai vulcani.
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