"Mi costrinse a fare sesso con una coppia a 11 anni": essere bambina in una setta
La setta dei Bambini di Dio è lontana nel tempo e nello spazio. Oggi Christina è felice, ma non può dimenticare né smettere di raccontare.
La setta dei Bambini di Dio è lontana nel tempo e nello spazio. Oggi Christina è felice, ma non può dimenticare né smettere di raccontare.
Christina Babin è una donna di 42 anni, mamma di 4 figli, che vive a Los Angeles, in California. A guardare le sue foto, ieri e oggi, sembrerebbe oggi una donna come tante e ieri una bambina con un’infanzia comune. Ma la sua infanzia non è stata affatto comune, perché Christina è stata per gran parte della sua vita all’interno di una setta. E all’interno di questa setta è stata più volte vittima di abusi sessuali. La setta in questione prendeva il nome di Bambini di Dio – sfogliando la gallery vi raccontiamo qualcosa in piùa riguardo – e il Mirror riporta la storia del primo di questi abusi sessuali subiti dalla 42enne, quando aveva solo 11 anni. La storia della setta religiosa permea tutti gli anni ’70 e ’80 del Novecento: la filosofia alla base del culto era il sesso libero tra uomini adulti e bambini.
Babin aveva 11 anni quando fu costretta a fare sesso con una coppia sposata. Quando i due la portarono nella loro camera da letto, il suo stomaco le si rivoltò, anche perché sapeva cosa ci si aspettasse da lei. Fu quella la sua introduzione al sesso nel mondo perverso dei Bambini di Dio, in cui ad adulti, cui era stato fatto il lavaggio del cervello, erano autorizzato a fare sesso con i bambini. Quando la violenza su Christina finì in quella prima occasione, si sentì sollevata, ma poi fu presa dal senso di colpa perché – ovviamente – non le era piaciuto.
C’era molto controllo e coercizione – spiega Christina – Ci veniva detto che il sesso era una bella cosa e che dovevamo godercelo. Dopo ho sentito l’uomo dire di sentire che tutto ciò era sbagliato. Non assolvo questa coppia da quello che ha fatto, ma anche a quei due fu fatto chiaramente il lavaggio del cervello. Ero così confusa perché non mi ero goduta quello che era successo. Non potevo capire perché non fosse quella cosa meravigliosa che mi era stata detta.
La donna rimase nella setta per altri 11 anni, subendo anche due altri stupri. All’età di 20 anni conobbe infatti il suo attuale marito, all’interno di una comune in Louisiana. Lui la spronò a conoscere i suoi genitori e questo significò per Christina conoscere anche il vero mondo, quello esterno alla setta. Ma la forza di lasciare tutto arrivò solo quando rimase incinta e la setta le impose di dare il suo bambino alla comunità. Christina e il marito lasciarono i Bambini di Dio e oggi vivono una vita simile alla nostra: un lavoro, libri, televisione, scuola per i bambini, giochi e giocattoli.
Christina entrò nella setta quando era piccola, perché la madre già ne faceva parte. Anche suo fratello entrò con lei. Come da prassi tra i Bambini di Dio, la donna, ieri bambina, fu mandata in una comune in Giamaica. I bambini come lei venivano separati infatti dai genitori biologici e veniva detto loro che tutti gli adulti della setta sarebbero stati i loro genitori. Dopo è stata mandata in altre comuni, per esempio in Giappone, dove è stats stuprata altre due volte, e poi nelle Filippine, a Manila. Al suo ritorno negli Usa, i documenti di Christina vennero bruciati per cancellare completamente la sua identità. Un’identità che fortunatamente la donna è stata in grado di riprendersi dopo i 20 anni.
Uno scatto recente di Christina.
La setta dei Bambini di Dio venne creata nel 1968 da David Brandt Berg. All’inizio, il tutto sembrava una costola del movimento hippie, ma non era esattamente così. La Legge dell’amore che Berg andava predicando autorizzava gli uomini ad andare a letto con chiunque avessero voluto. Le donne sopra i dieci anni erano utilizzate per adescare nuovi membri. Gli altri bimbi chiedevano invece l’elemosina.
La routine quotidiana dei bambini si svolgeva così: ci si svegliava alle 7 per le preghiere, poi c’erano i lavori di casa e non si poteva giocare perché un infortunio rischiava di far saltare in ospedale la segretezza della setta. La giornata si chiudeva con le storie “della buonanotte” che in realtà erano storie orribili su un’apocalisse che incombeva.
Il culto – racconta Christina – attraeva tossicomani e gente con problemi mentali. La gente cambiava nome per restare in incognito.
Tra i personaggi famosi che ne hanno fatto parte c’è il fondatore del Fleetwood Mac Jeremy Spencer – che per questo lasciò il gruppo – ma anche Rose McGowan e Joaquin Phoenix. Il fratello River, prima di morire di overdose, raccontò in un’intervista, come riporta Wikipedia, che la setta rovinava la vita della gente.
Una delle poche cose ammesse dalla setta era la visione di Tutti insieme appassionatamente: il film poteva essere visto perché lì i bambini sorridono sempre.
Ho visto un bambino picchiato solo per aver sorriso troppo – spiega Christina – e uno in isolamento perché non smetteva di piangere. […] La sola volta in cui eravamo autorizzati a versare una lacrima era durante la disciplina. Dovevamo smettere subito dopo. […] Avevo paura e bagnavo il letto ma lo nascondevo perché era considerato possessione demoniaca e sarei stata picchiata.
A un certo punto, a metà degli anni ’80, quando il culto iniziò a chiamarsi The Family, la polizia iniziò a interessarsi delle sue vicende. E Berg se ne andò in una sorta di isolamento volontario per non attirare l’attenzione. Tuttavia continuava a scrivere lettere e inviare agli adepti foto di bambini che facevano sesso con gli adulti. È morto nel 1994 all’età di 74 anni. Cercò di ingannare gli investigatori, ma non ci riuscì e gli arresti che ne seguirono furono tanti. Oggi la setta si chiama The Family International ma è profondamente cambiata, tanto che vieta e persegue la pedofilia, come si legge su Wikipedia.
Vice racconta la storia di Juliana Buhring, la prima donna a compiere il giro del mondo in bici in solitaria. Per 23 anni Juliana è stata nella setta dei Bambini di Dio e oggi vive in Italia, sulla costiera amalfitana. È stata abbandonata suo malgrado all’età di 3 anni e da allora è stata una spirale discendente. È riuscita a scappare nel 2007, dapprima costruendo una rete di rapporti fuori dalla comune, poi fuggendo e riuscendo a ricostruire una vita grazie a quei rapporti. Come Christina, Juliana racconta gli abusi subiti e visti:
Ho ancora dinanzi agli occhi l’immagine di un bimbo di appena 8 anni obbligato a stare isolato, con del nastro adesivo sulla bocca, per un anno intero. Aveva espresso la volontà di lasciare la Famiglia e fu imprigionato in una camera con un adulto che lo sorvegliava per tutto il tempo.
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