Mickey Rourke: "Ho sofferto come un cane"
La storia di una delle vere icone di Hollywood: dagli Anni Ottanta, vissuti molto pericolosamente, all'abisso, per poi tornare a muovere i passi nel cinema e sul ring, la sua passione più grande
La storia di una delle vere icone di Hollywood: dagli Anni Ottanta, vissuti molto pericolosamente, all'abisso, per poi tornare a muovere i passi nel cinema e sul ring, la sua passione più grande
“Solo guardandoti, potrebbe spezzarti il cuore”. Era il 1988 e il solitamente algido Bob Dylan descriveva così nel suo diario Chronicles: 1 l’interpretazione di Mickey Rourke in Homeboy. Il film narrava la storia amara di un cowboy pugile dalla personalità fortemente autodistruttiva. Curiosamente, fu una delle ultime pellicole di successo prima del tracollo di uno dei veri sex symbol degli Anni Ottanta.
Proprio la boxe è il fil rouge che consente di ripercorrere tutta la vita di Mickey Rourke. Ex promessa del pugilato a soli sedici anni, lasciò il ring per motivi di salute e scelse il cinema. Magnetico, bello, pericoloso e dannato: era l’erede perfetto di Marlon Brando, ma qualcosa andò storto.
Dopo un decennio d’oro, illuminato da grandi successi sul grande schermo, inaspettato giunse l’abisso, da cui riemerse solo nel 2008 grazie allo struggente The Wrestler, vincitore del Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia. E pensare che al suo posto avrebbe dovuto esserci Nicolas Cage, che rinunciò all’ultimo momento. Intervistato da Christopher Walken per Interview, proprio in quel periodo, Mickey Rourke commentò la scelta di recitare nel film di Darren Aronofsky.
Stavo per essere rimpiazzato prima ancora di iniziare perché volevano qualcuno di più famoso. Però Darren non era certo di riuscire a finire il film con così pochi soldi. Allora un paio di settimane dopo essere stato sostituito, ricevetti una telefonata in cui mi comunicavano che potevo tornare. Dopo aver incontrato Darren non feci i salti per la gioia, perché sapevo che si aspettava da me sei mesi di sollevamento pesi e venti chili in più, oltre a tre mesi e mezzo di allenamento wresling… Sai, era uno di quei film in cui non vieni pagato. Forse il mio agente era più felice di me.
Dopo il successo di The Wrestler, Rourke si è eclissato per un altro decennio, tornando solo nel 2018 in Tiger, mentre nel 2019 ha girato Berlin, I Love You, per la regia di Dianna Agron e Peter Chelsom, e nel 2020 è stato impegnato in due produzioni, Adverse, per la regia di Brian A. Metcalf, e Legionnaire’s Trail – Il legionario (The Legion), di Jose Magan.
Sfogliate la gallery per leggere la storia di Mickey Rourke…
Mickey Rourke, nome d’arte di Philip André Rourke Jr., nasce il 16 settembre 1952 a Schenectady, nello stato di New York, da genitori di origine irlandese, tedesca e scozzese. Purtroppo la sua famiglia si sfaldò quando lui aveva solo sei anni, in seguito all’abbandono del tetto coniugale da parte del papà. Mickey e i suoi due fratelli si trasferiscono a Miami con la mamma e il nuovo marito, un poliziotto già padre di cinque figli. A dodici anni inizia ad allenarsi nella palestra di boxe Boys Club of Miami e vince il suo primo match.
Dopo il diploma alla Miami Beach Senior High School nel 1971 , Mickey Rourke diventa un pugile a tempo pieno, ma il richiamo del cinema è ancora più forte di quello del ring. Durante un periodo di riposo forzato, un amico regista gli propone di recitare a teatro in una sua opera: scopre così di voler essere un attore. Prende in prestito una piccola somma dalla sorella e si trasferisce a New York per studiare all’Actors Studio.
Nel 1979 Mickey Rourke ottiene un piccolo ruolo nel film di Steven Spielberg 1941 – Allarme a Hollywood (1979). L’anno dopo si fa notare in Brivido caldo e guadagna nuovi e interessanti ruoli, fino al grande successo di Rusty il selvaggio nel 1983. Negli stessi anni si innamora e sposa l’attrice Debra Feuer. Il successo vero arriva però con L’anno del dragone (1985), 9 settimane e 1/2 (1986) e Angel Heart – Ascensore per l’inferno (1987). Diventa una star di Hollywood e un sex symbol in tutto il mondo, ma qualcosa dentro di lui si spezza.
Verso la fine degli Anni Ottanta, quando è all’acme del successo, Mickey Rourke lascia la moglie, inizia a frequentare le classiche “cattive compagnie” e si avvicina alla droga. Diversi registi si lamentano per il suo carattere indisponente e complicato: lavorare cui lui sembra essere un inferno. Inspiegabilmente rifiuta ruoli importanti in film come Platoon, Top Gun, Rain Man, Il Silenzio degli InnocentiePulp Fiction, per accettare parti in pellicole di serie B, come Orchidea selvaggia (1989). Sul set si innamora però della coprotagonista Carré Otis, che sposa e da cui divorzia dieci anni dopo.
Nel 1991 Mickey Rourke decide di tornare alla boxe, forse anche per motivi pubblicitari, ma non si rivela una scelta fortunata. I numerosi infortuni lo costringono a una serie di sfortunati interventi estetici che cambiano per sempre la sua immagine da divo. La sua vita privata ha il sopravvento: nel 1994 viene infatti arrestato e subito rilasciato a Los Angeles in seguito alle accuse di violenze da parte della moglie.
Dopo un lungo silenzio, nel 2005 Mickey Rourke torna a entusiasmare la critica in Sin City e Domino. Tutto cambia con il ruolo da protagonista in The Wrestler, pellicola che si aggiudica il Leone d’oro alla 65ª Mostra del Cinema di Venezia. Nel gennaio del 2009 l’attore vince il suo primo Golden Globe e il prestigioso Indipendent Spirit Award.
Credevo sarebbe stato facile tornare a lavorare nel cinema”, racconta nel 2009 a Repubblica. “Macché. Ci ho messo 15 anni. Nessuno mi voleva. Non si fidavano di me, e facevano bene! Ora mi sto riconquistando la fiducia dell’industria del cinema. Amo la recitazione tantissimo: l’ho capito quando mi sono trovato col culo per terra, a far niente. Oggi mi comporto in maniera responsabile, faccio il bravo, e spero di esser tornato qui per rimanerci.
Oggi Mickey Rourke ha sei cani e si mostra spesso con loro su Instagram. Lui stesso ha più volte raccontato come lo abbiano aiutato a superare i momenti più bui della sua vita.
Ho vissuto in stamberghe e puzzolenti appartamentini dopo aver scialacquato ricchezze. Poi ho fatto terapia, per anni. Sono finalmente riuscito a capire che il problema ero io stesso. Ho sofferto come un cane, mi sono ritrovato da solo, ma solo così mi sono potuto riprendere.
C’è sempre un piccolo diavolo che si agita dentro di me, ma cerco di tenerlo a bada. Questa è la mia ultima opportunità Non posso permettermi di mandare tutto a rotoli per la seconda volta. So che non avrò altre chance.
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