Un album, l’ultimo, e poi il comunicato sul suo sito ufficiale: nel 2010, a sorpresa, Milva annunciò il suo ritiro dalle scene “dopo cinquantadue anni di ininterrotta attività, migliaia di concerti e spettacoli teatrali sui palcoscenici di una buona metà del pianeta, dopo un centinaio di album incisi in almeno sette lingue diverse”.
Cantante, attrice ed esecutrice musicale e teatrale, è stata la musa di registi e compositori come Giorgio Strehler, Astor Piazzolla, Franco Battiato ed Ennio Morricone, dando sempre tutta se stessa al pubblico, grazie a un incredibile mix di talento, versatilità e passione.
Oggi questa magica e difficile combinazione forse non mi è più accessibile: per questo, dato qualche sbalzo di pressione, una sciatalgia a volte assai dolorosa, qualche affanno metabolico; e, soprattutto, dati gli inevitabili veli che l’età dispiega sia sulle corde vocali sia sulla prontezza di riflessi, l’energia e la capacità di resistenza e di fatica, ho deciso di abbandonare definitivamente le scene e fare un passo indietro in direzione della sala d’incisione, da dove posso continuare ad offrire ancora un contributo pregevole e sofisticato.
Dopo le ultime interviste, nell’autunno dello stesso anno, il silenzio, rotto solo dalla figlia Martina Corgnati, che in diverse occasioni è tornata a parlare della madre. Intervistata tempo fa dal Messaggero, ha interpretato la scelta di Milva, dandone una lettura precisa e illuminante: si è trattata di una decisione coraggiosa, che non tutti hanno saputo prendere nella storia dello spettacolo. Perché ci vuole grande personalità anche per dare l’addio al proprio pubblico, non solo alla vita d’artista.
Mia madre si è ritirata, ha fatto una scelta precisa, rispettosa della sua lunghissima carriera. Ritirarsi è anche un atto di rispetto che ha un prezzo nei confronti del proprio narcisismo.
Sfogliate la gallery per ripercorrere la carriera di Milva…
L'esordio di Milva
All’anagrafe Maria Ilva Biolcati, Milva nasce il 17 luglio 1939 a Goro, vicino a Ferrara. Fin da giovanissima inizia a cantare nei locali notturni della sua zona, facendosi chiamare Sabrina. Canta per passione, ma anche per necessità: dopo alcuni problemi finanziari del padre, vuole infatti contribuire al bilancio familiare.
Il nome d’arte vero, che si porterà dietro per sempre, nasce nel 1959, con la partecipazione a un concorso per nuove voci della RAI. Arriva prima e, due anni dopo, debutta a Sanremo, classificandosi al terzo posto. Inizia subito a collaborare con grandi artisti, come Claudio Villa (con lei nella foto, insieme a Nicola Arigliano), e per il pubblico diventa la Pantera di Goro, in “opposizione” all’Aquila di Ligonchio (Iva Zanicchi) e alla Tigre di Cremona (Mina). Con quest’ultima, in particolare, si inizia a parlare di rivalità, ma Milva smentisce in diverse occasioni.
Milva, grande voce e splendido volto degli Anni Sessanta
Già apprezzata come cantante, nel 1962 Milva debutta al cinema nel film La bellezza d’Ippolita, ma non si tratta di un’esperienza positiva: a catalizzare l’attenzione degli spettatori non è lei, ma la bellezza procace della protagonista, Gina Lollobrigida. Preferisce quindi cercare qualcosa di diverso e più impegnato, ed è in quel momento che scopre il teatro. Conosce il regista Giorgio Strehler e grazie a lui si specializza nel repertorio di Bertolt Brecht.
Milva con la figlia
Oltre al successo, negli Anni Sessanta arriva anche l’amore per Maurizio Corgnati, regista, scrittore e intellettuale (oltre che suo pigmalione), che sposa nel 1961. Dalla loro unione nel 1963 nasce la figlia Martina, oggi critico d’arte e insegnante all’Accademia di Brera di Milano, ma nel 1969 la coppia si dice addio. A pesare forse sono stati i ventiquattro anni di differenza. Come ricorda un vecchio articolo di Repubblica, lui parla pubblicamente della decisione dell’ex moglie:
Se ne andò una notte e si portò via anche la nostra bambina. Non ho più bisogno dei tuoi consigli, esplose in un momento d’ira. Soffrii tanto, la odiai con tutto il cuore.
Dopo di lui, scomparso negli Anni Novanta, la cantante sceglie di non convivere più con nessuno:
Penso sempre alla morte. Penso alla morte di mio marito Maurizio Corgnati, che non ho saputo amare abbastanza, che ho fatto tanto soffrire.
Gli Anni Settanta
Mentre la sua carriera teatrale e musicale procede a gonfie vele, tra la celebrata interpretazione ne L’opera da tre soldi e collaborazioni prestigiose con Ennio Morricone e Vangelis, si innamora dell’attore teatrale Mario Piave, che nel 1979 viene però ucciso con diversi colpi di pistola nella sua macchina, a soli 39 anni: la loro storia era finita da poco.
Una tragedia immensa, che lascia una ferita profonda in Milva. Negli anni seguenti si innamora ancora, del filosofo Massimo Gallerani e dell’attore Luigi Pistilli, ma anche questi amori sono destinati a finire.
Milva a New York
Chiamata La Rossa, e non solo per la sua chioma fulva, Milva mette l’impegno sociale e politico anche nella sua carriera. Lo dimostra con collaborazioni impegnate e anche nell’interpretazione di canzoni come Bella ciao e all’incisione degli album Canti della Libertà e Libertà. Il suo successo non è solo italiano: Milva si esibisce in tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone.
Milva negli Anni Ottanta
Nel 1980 collabora con Franco Battiato per una delle sue canzoni più famose, Alexander Platz, contenuta nell’album Milva e dintorni. Recita poi alla Scala di Milano con Luciano Berio in La vera storia: è un trionfo. Collabora poi con il grande Astor Piazzolla, che le dedica un’opera, con la poetessa Alda Merini, con Giorgio Faletti e persino Umberto Eco.
Milva e il ritiro
Negli Anni Novanta Milva comincia ad avere alcuni problemi di salute che pregiudicano le sue esibizioni, sia come cantante sia come attrice. Torna a Sanremo con il pezzo Uomini addosso, ma non va bene: andrà meglio nel 2007, la sua quindicesima e ultima volta, con la canzone The show must go on, scritta da Giorgio Faletti.
Nello stesso anno subisce una rapina in casa, che le causa un malore e da cui fatica a riprendersi. Tre anni dopo, nel 2010, l’addio alle scene, tramite il comunicato sul sito e diverse interviste.
In primavera sono stata davvero molto male e non nascondo di essermi preparata a congedarmi da questa vita per raggiungere i due uomini che mi hanno segnato maggiormente l’esistenza: Giorgio Strelher e mio marito Maurizio Corgnati.
Chiude la sua carriera con un album scritto da Battiato:
Ho sofferto di due malattie che non mi consentivano di lavorare né di stare in piedi. Non avevo più memoria e non riuscivo neanche a riconoscere le persone. Questa malattia mi ha permesso di capire che avrei dovuto chiudere nella maniera più rapida possibile la mia carriera, e chiuderla con Franco Battiato per me rappresenta una grande cosa, essendo lui un talento senza uguali sul mercato musicale italiano.
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