Momo e Raissa, i tiktoker che abbattono il razzismo con il sorriso
I loro profili social sono seguitissimi: ecco come i fidanzati Momo e Raissa abbattono i pregiudizi razzisti con ironia, grazie a Tik Tok.
I loro profili social sono seguitissimi: ecco come i fidanzati Momo e Raissa abbattono i pregiudizi razzisti con ironia, grazie a Tik Tok.
Si può combattere il razzismo con l’ironia? Conoscendo Momo e Raissa sembrerebbe proprio di sì, o almeno che battute e gag siano una delle strategie più riuscite per abbattere fastidiosi stereotipi colmi di pregiudizi.
Perché loro sono, in questo momento, la coppia mista forse più famosa dei social, con quasi 500 mila followers in due su Tik Tok, più di 5000 iscritti sul canale YouTube e molti altri sui rispettivi profili Instagram, ed è soprattutto proprio grazie ai loro video da tiktoker che la torinese Raissa e il marocchino Mohamed (trapiantato in Italia a soli 5 anni) si sono guadagnati una consistente fetta del loro pubblico, dileggiando, in maniera sempre spiritosa e mai ineducata, chi fa domande inopportune o insinuazioni sul loro rapporto.
Fra chi fa notare a lei che “un giorno lui le farà mettere il velo” o che “le sarà impedito di uscire di casa”, e chi rivolge domande imbarazzanti a lui, Momo e Raissa, con intelligente ironia, spazzano via i cliché e aiutano anche, per chi ha davvero voglia di ascoltare, a immergersi nella loro splendida normalità di coppia giovane, innamorata e che guarda ben al di là delle presunte “differenze”. Per questo, abbiamo voluto conoscerli meglio e approfondire con loro i motivi per cui hanno deciso di inaugurare questa “carriera” da tiktoker che ha scopi ben precisi.
Fra i tanti video pubblicati è impossibile non notare la volontà, contemporanea, di far sorridere ma anche riflettere; e ci chiediamo quanto, di ciò che vediamo, sia frutto di esperienze e fatti davvero vissuti, come, ad esempio, la reazione della mamma di Raissa nell’apprendere che la figlia è fidanzata con un ragazzo musulmano, e quanto invece dipenda dal desiderio di decostruire stereotipi che possono, ahinoi, essere definiti universali, come la questione del velo, ad esempio.
“Il 90% dei nostri video prende spunto su fatti realmente accaduti, quindi situazioni che abbiamo vissuto in prima persona – ci dicono – per il resto cerchiamo di trattare temi della vita quotidiana anche se non dovessero essere esperienze da noi vissute ma che possano far ridere e allo stesso tempo riflettere, quando necessario“.
Il fatto che così tanti ragazzi usino i social (pensiamo anche agli AfroInfluencers, team fondato a Bergamo da influencer di origine africana per sensibilizzare sul tema razzismo), ma soprattutto Tik Tok, questo tipo di social, usato soprattutto dai più giovani, per postare video che invitino anche a riflettere significa che la strada da fare è ancora molto lunga…
“È proprio così. Ci sono tantissimi giovani che si stanno mettendo in gioco soprattutto su social ‘nuovi’ e utilizzati prevalentemente da giovani, come Tik Tok, per diffondere messaggi che fanno riflettere proprio perché la discriminazione (di qualsiasi tipo: razzismo- omofobia- sessismo) è ancora troppo presente e il più delle volte viene fuori dai social utilizzati prevalentemente da adulti. E i giovani non ci stanno più. Questo è il modo migliore per esprimerci liberamente e far sentire la nostra voce.
Il vantaggio di Tik Tok inoltre è la sua globalizzazione, perché ti fa ‘incontrare’ persone di ogni Paese, che tu li segua o meno“.
Raissa, hai pensato anche solo per un momento alle parole e alle frasi che ti saresti sentita dire? E tu, Mohamed, ha vissuto anche solo un momento in cui hai pensato di “lasciar perdere”?
Raissa: “Momo un po’ mi aveva preparata, mi aveva detto ‘Tu sei consapevole di quanta gente di prenderà di mira?’- Io non ci avevo dato troppo peso. E invece di hating è pieno, non pensavo ce ne fosse così tanto“.
Momo: “Io ho pensato più volte di lasciar perdere, perché sapevo in parte a cosa andavamo incontro come coppia e come singoli (soprattutto lei essendo donna, sapevo già gli insulti sessisti che avrebbe ricevuto e che effettivamente ha ricevuto), e non volevo che lei dovesse affrontarlo. Ma Raissa è una ragazza forte, empatica e che lotta per chi non può; quindi sapevo anche che insieme potevamo portare speranza, coraggio e un modello positivo a chi è in una situazione simile alla nostra”.
Alla luce della vostra esperienza, direste che si può affermare che davvero il razzismo non esiste in Italia?
Il razzismo è presentissimo in Italia, e a dirla tutta, nessuno fa nulla per evitarlo. La gente che dice che il razzismo in Italia non esiste, forse semplicemente non si è mai trovata in una situazione discriminatoria. È facile non vedere i problemi, quando non li vivi.
Inoltre secondo noi per risolvere il problema, bisogna cominciare dal non negare che il problema esiste. Basta andare sotto i nostri video o i video pubblicati su di noi per capirlo, dove nonostante noi non attacchiamo nessuno, la gente si sente in diritto di insultare e fare affermazioni piene di pregiudizi su di noi senza nemmeno conoscerci.
Proprio perché parliamo di un tema, purtroppo, tutt’altro che passato, ci si è tornati a occupare in maniera decisa del movimento Black Lives Matter; stanno portando avanti la loro battaglia nella maniera giusta, secondo voi?
“La storia americana ha sempre avuto tre grandi problemi: razzismo, libera circolazione delle armi, sanità privata. Il razzismo a parer nostro è sempre esistito, la differenza è che con la tecnologia di oggi molte discriminazioni vengono finalmente riprese e documentate. Pensiamo che il movimento Black Lives Matter sia stata una necessità, il popolo era stufo, e speriamo vivamente questa ‘battaglia’ possa portare a un cambiamento concreto in un Paese che spesso e volentieri è ispirazione per il resto del mondo. Ovviamente ci riferiamo alla parte pacifica della protesta“.
Sfogliate la gallery per conoscere altre cose su Momo e Raissa.
In un modo molto particolare. In realtà già ci conoscevamo dal liceo, ma giusto di vista niente di più. Ci siamo poi rincontrati 7 anni dopo in una palestra, io (Raissa) avevo avuto un incidente in macchina e Momo da buon fisioterapista si è offerto di aiutarmi con delle terapie. È iniziato tutto da lì.
Mohamed Ismail Bayed, 27 anni, è nato in Marocco ma abita a Torino dall’età di cinque anni, è laureato in scienze motorie con diploma da massofisioterapista. Raissa Russi, 24 anni, è invece laureata in scienze dell’amministrazione e consulenza del lavoro.
Già da qualche tempo avevamo un canale YouTube che usavamo per raccontare i nostri viaggi, la nostra vita, ma in realtà ci seguivano a malapena i nostri conoscenti – ha raccontato Raissa al Corriere – Poi durante il lockdown mia sorella Rebecca ci ha fatto provare Tik Tok e su questo social network abbiamo trovato la nostra dimensione. Forse perché è popolato da ragazzi molto più giovani rispetto a Twitter o Facebook, ma velocemente i nostri video sono diventati virali e abbiamo capito di poter diventare anche un riferimento per chi ha vissuto le nostre stesse difficoltà.
I primi video erano ispirati alle gaffes dei nostri genitori, ora sia io che Raissa siamo totalmente accettati, ma all’inizio non è stato semplice nemmeno per noi.
In pochissimo tempo i loro account di Tik Tok hanno fatto il boom, e oggi Raissa e Momo sono seguitissimi su ogni social.
Cosa ne pensi?